Le ultime ospiti portate in ospedale

Un altro anziano deceduto: residenza chiusa

Un altro caso dopo la prima denuncia da parte della famiglia di Giuseppe Castronovo. Lunedì il sopralluogo dei Carabinieri a Villa Gioia, in via Cattaneo a Monza

Un altro anziano deceduto: residenza chiusa
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«Mio padre è entrato con le sue gambe. Ne è uscito nemmeno due mesi dopo, visibilmente dimagrito, sulla sedia a rotelle e con piaghe di tale gravità che le cure a cui poi lo abbiamo sottoposto si sono rivelate purtroppo inefficaci».

Un altro anziano morto

Ora a chiedere che venga fatta chiarezza su quanto accadeva nella casa famiglia Villa Gioia di via Cattaneo 16, a San Biagio, Monza, è la famiglia di Paolo Tucci, morto a dicembre a 83 anni, anche lui dopo essere stato ospite della struttura.
Un’altra denuncia del tutto simile a quella della famiglia di Giuseppe Castronovo, 87enne deceduto il 3 marzo, la cui storia avevamo raccontato sul Giornale di Monza del 18 marzo.

Residenza chiusa

Intanto, dopo queste segnalazioni, è stato aperto un fascicolo in Procura e ora la residenza risulta chiusa da lunedì, giorno in cui i Carabinieri hanno effettuato un sopralluogo con l’ausilio del 118 che ha trasportato le ultime ospiti presenti - nel frattempo raggiunte dai parenti allertati dai militari - in ospedale.
Tutto è dunque nelle mani della Procura di Monza che sta procedendo con le indagini avviate dopo le denunce dei parenti.
«Abbiamo presentato subito denuncia in procura, con istanza urgente per gli accertamenti penali, chiedendo il sequestro probatorio della cartella clinica custodita presso la comunità, per le condizioni deprecabili in cui versava l’anziano nel momento in cui è uscito dalla struttura - ha ricostruito la legale Marta Cerliani che assiste la famiglia Tucci - Denuncia che poi abbiamo purtroppo dovuto integrare con il decesso dell’uomo avvenuto poco dopo. Dopo vari solleciti, le parti sono state sentite e si è fornita la documentazione medica e ora la clinica è stata chiusa e gli ospiti rimasti portati via».
Alle famiglie degli anziani che sono stati ospiti della casa famiglia, restano ancora tante domande. «Non faccio che chiedere scusa al mio papà... come è potuto accadere?». Angela Tucci che si è affidata all’avvocato non si dà pace. «Come è stato possibile che in poco più di un mese le sue condizioni si siano aggravate a tal punto da portarlo poi alla morte?».

L’ingresso a Villa Gioia

Tutto è iniziato esattamente un anno fa, ad aprile 2024, quando l’uomo - che aveva un inizio di Parkinson - ha rotto il femore. «Dopo l’operazione, mio marito e io abbiamo deciso di farlo venire a vivere da noi - ha ricostruito Angela Tucci - Gli abbiamo allestito una cameretta tutta per lui a casa nostra in modo da poterlo assistere al meglio».
L’anziano necessitava di regolari sedute di fisioterapia che, nei primi mesi, gli sono state erogate da un professionista che si recava regolarmente a casa loro. «Per tutta l’estate è rimasto con noi - ha proseguito - Poi però a settembre sarei dovuta tornare al lavoro e dunque, mio malgrado, ho dovuto cercare una soluzione: non potevo lasciare mio papà a casa tutto il giorno da solo, anche perché aveva ancora bisogno della fisioterapia». Tucci ha quindi cominciato a cercare strutture che potessero ospitarlo in via temporanea, fino a che non si fosse ristabilito. «Una sera abbiamo trovato l’annuncio relativo all’apertura di una nuova struttura a Monza - ha spiegato - Si chiamava Villa Gioia e, occupandosi di anziani autosufficienti o semi autosufficienti, sembrava potesse fare al caso nostro. Abbiamo mandato un messaggio al numero indicato e siamo stati ricontattati subito il giorno dopo, accordandoci per una visita alla struttura».
Visita avvenuta qualche giorno dopo. «Ci ha fatto un’ottima impressione - ha evidenziato - La donna con cui avevamo parlato ci ha accolto con estrema gentilezza, presentandoci il marito e precisando che era un infermiere professionista. A loro disposizione, ha aggiunto, c’era anche un medico».

L'impressione iniziale

Durante la visita è stata fatta vedere loro la residenza nei dettagli, con tanto di spiegazione dei lavori in corso - avviati, avevano evidenziato, per renderla adeguata all’arrivo degli anziani - e hanno garantito loro che la giornata degli ospiti si sarebbe svolta tra fisioterapia la mattina e attività di socializzazione il pomeriggio. Angela Tucci aveva subito messo in chiaro che si sarebbe trattato di una soluzione temporanea. Il padre, da parte sua, si era detto d’accordo e così era stato stipulato il contratto: subito un deposito cauzionale da 2.302 euro, poi 2.400 euro per il periodo ottobre-novembre.
«L’apertura della casa famiglia era prevista per il 10 ottobre - ha proseguito Tucci - Quel giorno abbiamo accompagnato mio padre. Ricordo che, nonostante la frattura riportata, riusciva a camminare da solo, sia pur con l’ausilio del deambulatore. Era autosufficiente, anche perché, se così non fosse stato, non lo avrebbero accolto a Villa Gioia. Ero convinta che dopo un mese trascorso in una struttura in cui avrebbe fatto tutti i giorni fisioterapia, mio padre sarebbe uscito in condizioni migliori rispetto a quando lo avevo accompagnato. E invece...».

I primi sospetti

I primi giorni sembrava che tutto andasse per il meglio. «Mio padre pareva contento - ha spiegato - Poi però qualcosa ha cominciato a non quadrare. Ogni volta che andavo a trovarlo mi facevano attendere una decina di minuti prima di farmi entrare e la spiegazione era che il cancello non funzionava a dovere». Anche alcuni dettagli sulle modalità con cui veniva gestito l’anziano erano cominciate ad apparire inconsuete. «Ho cominciato a vedere mio padre piuttosto strano - ha ricordato - Parlava a bassa voce e sembrava avere timore a esprimere le proprie opinioni, anche se poi si premurava di dirmi che andava tutto bene».
Intanto dalla struttura, davanti agli interrogativi della donna, arrivavano rassicurazioni. «Nonostante lo vedessi anche sensibilmente dimagrito, si affrettavano a tranquillizzarmi, riferendomi che mangiava a dovere e che il dimagrimento era dovuto all’età», ha spiegato Tucci. La donna però, vedendo che le condizioni del padre continuavano a peggiorare, ha deciso di chiedere un consulto al medico. «Mi ha suggerito di portarlo a casa per far sì che potesse essere sottoposto agli accertamenti necessari, cosa che ho fatto».

Il decesso

E i dubbi hanno purtroppo trovato conferma il giorno in cui lo ha portato a casa. «Nel momento in cui ho spogliato mio papà per cambiarlo non solo mi sono resa conto di quanto peso avesse perso, ma ho anche constatato come avesse innumerevoli piaghe da decubito su tutto il corpo, alcune già in necrosi. Mi chiedo se lo facessero mai alzare dal letto». Immediatamente sono partiti i cicli di antibiotico che, però, si sono presto rivelati purtroppo vani. Ulteriori controlli medici hanno acclarato come «le piaghe da decubito fossero in stato così avanzato che il signor Tucci non potrà essere curato e dovrà essere sottoposto a cure palliative». Il 28 dicembre, tre settimane dopo il ritorno a casa, l’anziano è deceduto. Nel frattempo (il 13 dicembre) la figlia, assistita dalla legale, aveva presentato denuncia presso i Carabinieri di via Volturno in cui venivano contestate le «gravi lesioni e le pessime condizioni del signor Tucci». Denuncia che è stata integrata dopo la morte dell’uomo. «Come è potuto accadere? - si chiede ora la figlia - Mio padre era un uomo d’altri tempi. Ha cresciuto tre figli e ha lavorato per una vita come muratore. Non ci ha fatto mai mancare nulla e ora non posso darmi pace».

Le ultime ospiti trasferite

Le tapparelle delle camere che per sei mesi hanno ospitato gli anziani sono ora abbassate. Le luci dietro le finestre del salone comune sono spente. Nell’atrio resta qualche stendibiancheria con appesa - malamente - qualche coperta e qualche indumento. Tutto a Villa Gioia sembra essere rimasto «fermo» a lunedì scorso, quando i Carabinieri hanno effettuato il sopralluogo, chiamando i famigliari delle ultime quattro anziane rimaste per far sì che le accompagnassero, assistite dal personale medico, in ospedale per accertamenti e poi verso altre strutture. Ora tutto tace al civico 16 di via Cattaneo, strada che collega via Manara a viale Cesare Battisti.
Vista da fuori, la residenza lascia trasparire ben poco. Un’alta cancellata di ferro impedisce di vedere all’interno. Si scorge solo qualche dettaglio del piano rialzato, che comunque resta parzialmente celato dagli alberi. All’esterno, solo una targa che indica il nome: Villa Gioia. Di più non viene precisato.

Aveva aperto a ottobre

La struttura aveva aperto il 10 ottobre dello scorso anno (così come viene anche indicato negli annunci pubblicati su diversi gruppi social) e compare regolarmente nell’elenco di Regione Lombardia che riporta le comunità alloggio per anziani del territorio. Lista che riporta anche il numero di posti (12) e il nominativo dell’ente gestore, Gamana Srls.
Pochissime anche le tracce della struttura rimaste sul web. Se fino al mese scorso comparivano le canoniche indicazioni di google che riportavano indirizzo, orari di apertura, numero di telefono e recensioni, ora restano principalmente i vecchi annunci pubblicati nei gruppi social. La pagina Facebook risulta aggiornata al 3 aprile, quando è stata postata una generica frase sulla vita. Pochi, del resto, i post pubblicati, la maggior parte risalenti a prima dell’apertura della struttura. E’ del 6 settembre 2024 un post in cui viene presentata la residenza con tanto di fotografie degli interni e «dichiarazione d’intenti»: «In un ambiente familiare, caloroso, domestico la nostra missione è combattere la solitudine, mettendo l'anziano e i suoi bisogni al primo posto».

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