Dieci anni trascorsi in un lampo e la memoria vivissima di chi non può dimenticare.
Una mostra in memoria del grande affreschista
La mostra inaugurata nella sala del rosone del Museo e Tesoro del Duomo di Monza, dal titolo Andrea Sala e la sua scuola. Insegnare è sperare, è di quelle che toccano il cuore. Un omaggio commosso a un decennio dalla scomparsa prematura del grande pittore Andrea Sala, alla cui scuola si sono formati tanti e tanti studenti abbeverandosi ai suoi insegnamenti di arte e di vita.
Fu Giovannino d’Oro alla Memoria
L’iniziativa è frutto della collaborazione tra la Fondazione Gaiani e l’Associazione Artistica Scuola d’Affresco che porta il suo nome. Prendendo le mosse dalla tematica giubilare, si offre al pubblico una selezione dei lavori del maestro che ne metta in luce il legame con Monza, il percorso professionale e l’indimenticato ruolo di insegnante. Nel 2016 aveva ricevuto il Giovannino d’oro alla memoria a coronamento simbolico dell’enorme lavoro in favore della città, a partire dall’attività divulgativa pensata per le scuole.
Anche l’allestimento nel Museo del Duomo non è del tutto casuale: sua è la riproduzione ad affresco della lunetta di Matteo da Campione del portale della chiesa portata in processione ogni anno insieme al corteo storico di Teodolinda.
“Era unico e inimitabile”
L’ex allieva Barbara Badetti è stata il motore decisivo: «Andrea Sala era unico e inimitabile. Non transigeva sullo studio, sulla dedizione, sull’applicazione e sul dare il massimo delle nostre capacità, con enorme amore per l’arte e per noi allievi. Ho insistito per ricordarlo perché dal punto di vista umano è stato enorme, sempre pronto a condividere tutto ciò che sapeva dal punto di vista tecnico e disegnativo. Era un maestro vecchia guardia, che ci ha insegnato le tecniche in uso ancora ai tempi di Piero della Francesca. Diceva sempre che dovevamo imparare dal vero, perché solo così saremmo stati in grado di sintetizzare e imparare cose nuove, visitando mostre, studiando e costruendoci una cultura dell’immagine. Ci raccomandava di trovare la meraviglia anche nelle piccole cose: alla fine il soggetto era solo un pretesto».
La commozione dei figli
All’inaugurazione erano presenti anche i tre figli, che hanno contribuito nel progetto d’allestimento e fornendo le opere: «I suoi insegnamenti hanno influenzato indirettamente anche noi – commenta Luca, 30 anni, ricercatore in astrofisica a Monaco di Baviera – Ci ha insegnato il valore della bellezza e trasmesso il suo sguardo sul mondo, la sua curiosità, nonostante personalmente non abbia seguito la sua stessa strada artistica. Ci sono tante persone, soprattutto ex allievi, che ricordano nostro padre e hanno avuto un ruolo davvero fondamentale nell’organizzazione di questo evento. Quello che dobbiamo gestire è un lascito importante con cui dobbiamo fare i conti, nella convinzione che meriti il giusto riconoscimento».