Restare Azienda speciale consortile, o diventare Società di capitali, Fondazione, Impresa sociale e via dicendo? C’erano più di 80 partecipanti al convegno «Aziende speciali consortili, luce ed ombre», organizzato da Offertasociale in collaborazione con Confservizi Lombardia, che si è svolto venerdì 17 ottobre nella ex chiesetta del borgo di Camuzzago, a Bellusco.
Azienda consortile o società di capitali? 80 esperti sfidano la burocrazia del welfare
C’erano tanti degli amministratori dei 29 comuni che fanno parte di Offertasociale – a partire da Giacomo Biffi, sindaco di Cavenago, e presidente dell’Assemblea dei soci, ovviamente il primo cittadino di Bellusco, Mauro Colombo – ma anche dirigenti di altre grosse realtà consortili della Lombardia.
Serrato il confronto, seguito alle relazioni di due tra i principali esperti del settore, Stefano Pozzoli, docente di Economia delle Aziende Pubbliche presso l’Università di Napoli e Paolo Sabbioni, docente di Diritto pubblico dei servizi di interesse generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Un dibattito tecnico – statuti e bilanci, leggi, articoli di codice civile – ma di interesse pubblico e collettivo, con l’obiettivo di strutturare un modello organizzativo moderno ed efficace dei servizi sociali locali, che garantisca interventi tempestivi e mirati sui bisogni dei cittadini.
L’analisi della presidente di Offertasociale
«Tutti i giorni pratichiamo forme di resistenza agli ostacoli posti dalle burocrazie e forme di adattamento per garantire servizi adeguati alle esigenze della società moderna, caratterizzata da bisogni sempre più complessi, multifattoriali, sfidanti – sottolinea Daniela Mazzuconi, Presidente Offertasociale – Abbiamo bisogno di una struttura identitaria e forte, riconoscibile sul territorio, che sia in grado di gestire i servizi in modo snello e di adattarli ai mutamenti sociali. I Comuni da soli non ce la fanno e scegliere coerentemente quale forma partecipativa darsi è fondamentale per farcela insieme. Da questo convegno noi, come Offertasociale e come amministratori locali lanciamo anche un appello ai legislatori, regionali e nazionali, perché ascoltino le nostre richieste e proposte, che nascono dall’osservazione e dalle azioni quotidianamente portate avanti».
La Presidente ha rilevato anche che molte sono le questioni sul piatto:
«come reperire molte delle figure professionali necessarie, come fidelizzarle, come incentivarle perché rimangano nell’azienda, di cui costituiscono il capitale. Faccio un esempio: noi, come altre realtà simili alla nostra, facciamo fatica a reperire assistenti sociali e educatori professionali, lavori già di per sé molto impegnativi, con grandi responsabilità, che hanno a che fare con la fragilità delle persone e le loro difficoltà e che, spesso, un’azienda consortile come la nostra può pagare meno rispetto ad altri attori del territorio, non per volontà propria, ma in conseguenza del contratto di lavoro applicato».
E ancora:
«Come utilizzare al meglio i finanziamenti che talvolta rischiano di non rispondere pienamente alle necessità dei Comuni, e, quindi, dei cittadini, e che presentano, nelle rispettive specifiche, difficoltà burocratiche e di progetto per essere spesi bene a favore del nostro welfare. Certo, i punti sul tavolo sono molti e saranno necessari ulteriori e continui approfondimenti per servizi che supportino tutte le fragilità e prevengano forme di più grave emarginazione».
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