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Candy: stop di due settimane a causa della crisi dei microchip

Ieri l'annuncio della Direzione aziendale in un incontro presso la sede di Assolombarda Monza. 

Candy: stop di due settimane a causa della crisi dei microchip
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Candy: stop di due settimane a causa della crisi dei microchip. Ieri l'annuncio della Direzione aziendale presso la sede di Assolombarda Monza.

Candy: stop di due settimane a causa della crisi dei microchip

Candy, la crisi dei microchip costringe l'azienda ad uno stop di due settimane nel mese di aprile e probabilmente altre due nel mese di maggio “E' il colpo di coda del Covid che rischia di avere effetti pesanti sulla produzione industriale”. Commenta così Pietro Occhiuto, Segretario Generale della Fiom Cgil
Brianza, l'annuncio che la Direzione aziendale della Candy ha fatto nell'incontro tenuto ieri mattina, giovedì 8 aprile, presso la sede di Assolombarda di Monza, durante il quale ha annunciato il fermo della produzione nelle ultime due settimane di aprile seguite da una possibile ulteriore chiusura di altre due settimane nel mese di maggio.

Problemi di approvvigionamento in tutti gli stabilimenti

La causa di tale stop è dovuta a problemi con la fornitura di microchip necessari per la produzione delle lavatrici. I problemi di approvvigionamento dei microprocessori riguardano tutti gli stabilimenti del gruppo Haier Europe anche quindi quelli dei Paesi esteri situati in Turchia, Cina e Russia. Nello stabilimento di Brugherio è stato conseguentemente annunciato l'utilizzo ancora più massiccio della Cassa integrazione.

“Quella della fornitura dei microprocessori, componenti fondamentali per la produzione di moltissimi prodotti, è un problema che sta condizionando la capacità produttiva di moltissime aziende – afferma Pietro Occhiuto – all'industria del silicio sono legati molti settori, da quelli dell'elettrodomestico a quello dell'automobile”.

“Questo – continua Occhiuto – è un problema che dovremo monitorare con estrema attenzione anche perché potrebbe avere effetti ancora più pesanti rispetto alla crisi di inizio pandemia. Oggi le richieste che le aziende stanno facendo di cassa integrazione sono condizionate dalla carenza di materie prime o semilavorati che non consente di procedere con la produzione”.

“E' necessario – conclude Occhiuto – che al Ministero dello Sviluppo economico di apra un tavolo di confronto con i sindacati per trovare soluzioni adeguate ed è assolutamente indispensabile che venga prorogato almeno fino all'autunno il blocco dei licenziamenti”.

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