Seregno

Commercio di prossimità sempre più in sofferenza

L’avvento delle grandi piattaforme online e la denatalità fra le cause, ma il presidente di ViviSeregno, Maurizio Lissoni, lamenta anche la mancanza di collaborazione per promuovere il centro

Commercio di prossimità sempre più in sofferenza
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La città dai più conosciuta come un «grande centro commerciale all’aperto» è in sofferenza: a pagare dazio sono gli esercizi di prossimità. Vivono una situazione analoga città capoluoghi di provincia e centri della stessa dimensione, in quanto la crisi del commercio è un fenomeno nazionale.
Del momento delicato che sta vivendo il commercio a Seregno, caposaldo dell’economia locale, abbiamo fatto il punto con il presidente di ViviSeregno, Maurizio Lissoni.

Commercio di prossimità sempre più in sofferenza

«L’avvento delle grandi piattaforme online ha massacrato il commercio di prossimità, soprattutto dopo la pandemia che ha spinto tante persone a usare l’e-commerce. Poi ci sono gli effetti della grande distribuzione e possiamo aggiungere anche il tema della denatalità. L’obiettivo che ci siamo posti è promuovere l’economia di prossimità per riportare i seregnesi ad acquistare nei negozi sotto casa. ViviSeregno è stata la prima associazione in tutta la provincia, con il plauso di Milano, a creare il Distretto urbano del commercio. Abbiamo creato un nostro canale di e-commerce, Seregnostore.it, ma in pochissimi commercianti ci hanno creduto e seguito. E se la città del commercio sta soffrendo è colpa esclusivamente dei commercianti, perché non sostengono una struttura comune per fare un marketing territoriale. ViviSeregno non è del presidente o dei consiglieri, è di tutti: ogni triennio ci sono le elezioni e tutti possono partecipare e subentrare nella guida, ma è un impegno che richiede tempo e dedizione e quasi mai nessuno vuole assumersi la responsabilità, tant’è che lo scorso mese de febbraio per il rinnovo sono state riconfermate le stesse persone presenti nel Consiglio precedente. Da parte dei commercianti c’è una disaffezione incredibile».

Maurizio Lissoni

"C'è troppo individualismo"

Su oltre 250 commercianti gli aderenti all’associazione si sono ridotti a 40-50, mentre nel 2019 erano 150: «Sono quelli che credono che l’unione fa la forza e che solo uniti si possono vincere anche i momenti difficili. C’è troppo individualismo, ognuno pensa a sé stesso e questo non va bene. Occorre cooperare. La maggior parte dei commercianti ha il braccino corto e non vuole versare la quota di 200 euro annui anche per menefreghismo e superficialità, che permetterebbe a ViviSeregno di creare cose concrete e attuare progetti. Così anche noi del direttivo non siamo in grado di organizzare eventi, che richiamavano tante persone come accadeva negli anni passati. Se tutti versassero la quota, ViviSeregno può vivere ed è un strumento per dialogare anche con la pubblica amministrazione, per avere una persona fissa che si occupa di eventi: non più mercatini di ogni tipo come un tempo, ma eventi di grande portata con personaggi famosi che facciano da attrattiva e appuntamenti di alto spessore culturale. Nel 2023, per esempio, abbiamo sostenuto la tappa del Giro d’Italia, la Sport week, gli eventi gratuiti del circo di Natale in piazza Risorgimento con oltre 50 spettacoli. Il nostro sito di e-commerce funziona regolarmente, ma solo una ventina di persone ne beneficiano regolarmente e con profitto».

Negozi chiusi e turnover

Come giudica questa serie continua di saracinesche abbassate, di frequenti turnover o di grandi marchi che lasciano la città?

«Sta accadendo perché manca l’attività di coordinamento di attività di marketing condiviso tra tutti i partecipanti del centro commerciale naturale come il nostro. Poi c’è anche il problema degli affitti. Però per far lavorare un negozio ci vogliono professionalità e qualità, che sono le principali attrattive. I negozi che aprono e chiudono in breve tempo si basano sull’improvvisazione».

Una Ztl a tempo, anziché 24 ore su 24, potrebbe contribuire in questo momento storico di difficoltà ad alleviare la sofferenza dei negozi del centro città?

«Sarebbe peggio. Andrebbe a disturbare il movimento che c’è. In città manca un’adeguata offerta di bar - caffetterie di qualità. Ce ne sono tante piccole, ma ce ne vorrebbe una capace di attrarre che faccia da salotto come deve essere una Ztl. Per attrarre gente occorre proporre qualità».

Grido d’allarme da via Garibaldi «Eliminare la Ztl nel primo tratto»

Un grido d’allarme per non vedere altre saracinesche chiuse in via Garibaldi, che un tempo offriva una settantina di negozi dei generi più diversi. Lo lancia il dottor Giuseppe Masera, titolare della farmacia Santa Valeria.

Giuseppe Masera

«Da anni, da quando è entrata in vigore la Ztl 24 ore al giorno, ho più volte chiesto alle Amministrazioni comunali che si sono succedute di rivedere il provvedimento e lasciare libero da ogni vincolo il tratto di strada dall’incrocio con via San Vitale fino a piazza Indipendenza, con la possibilità per gli automezzi di svoltare sia su via Pellico, che in via Marconi - spiega il dottore - Tutto finora è rimasto lettera morta, ma in questi tempi in cui il commercio è sempre più in discesa, ho deciso di tornare a battere il chiodo. Ho chiesto tempo fa di essere ricevuto dal sindaco e di poter esporre il problema, ma ancora non mi è stato fissato l’appuntamento».

Già in passato i commercianti di via Garibaldi avevano chiesto la modifica della viabilità, «ma mi era stato detto che a Roma (il Ministero dei Trasporti, ndr.) avevano risposto che non era fattibile. Ora mi domando come mai sia possibile in una via centralissima di Milano, ma soprattutto a Lissone: la sindaca Laura Borella, dallo scorso dicembre, ha sospeso in via sperimentale la Ztl fino al 30 giugno dal lunedì al venerdì, mentre resta in vigore il sabato, la domenica e nei giorni festivi dalle 9 alle 19.30. Quindi in un tempo limitato. E non tutto il giorno come a Seregno. Al sindaco Rossi desidero chiedere la libera circolazione dal lunedì al venerdì e attuare la Ztl nel fine settimana e nei festivi. Tutti i commercianti della via sono con me. Se un provvedimento simile non avverrà, penso che dopo oltre 60 anni di storica attività in questa arteria mi troverò costretto a trasferirmi altrove, perché così non posso più continuare, nonostante i molti servizi medici che siamo in grado di offrire. Seregno ha una Ztl spropositata attiva 24 ore, mentre in altre località c’è possibilità di circolazione almeno nelle ore serali fino alle prime ore del mattino. Possibile mai?».

Una lunga battaglia

Gli ha fatto eco Alberto Grassi titolare di Omnia sport di piazzetta Indipendenza.

«Mi sono battuto per tantissimi anni per la liberalizzazione del tratto di via Garibaldi: un provvedimento che era stato adottato all’insaputa di noi esercenti dall’allora assessore della Lega, Marco Formenti, che ce lo aveva calato dall’alto, senza alcuna possibilità di discussione. Avevamo raccolto tutte le firme di protesta, anche perché il tratto da via San Vitale a piazza Indipendenza non ha possibilità di parcheggio. Anche all’attuale sindaco abbiamo proposto di tenere aperto il tratto della via nei giorni feriali e di chiuderlo nel fine settimana. Rossi si era detto disposto all’attuazione, poi abbiamo appreso che il Ministero dei Trasporti aveva fatto sapere che non era possibile. Non so se sia vero o meno. E dire che quando erano iniziati i lavori della nuova pavimentazione in porfido, l’allora Amministrazione aveva garantito che nella seconda metà della via ci sarebbe stata libera circolazione di autoveicoli, tranne il fine settimana. L’assurdo della Ztl di via Garibaldi è che i quattro varchi d’accesso al centro, nell’era della domotica, sono collegati tra loro e non possono essere resi autonomi dagli operatori della Polizia Locale».

Alberto Grassi

A giudizio degli esercenti la mancata circolazione delle auto, soprattutto quando piove, lascia la strada pressoché deserta. I clienti quindi preferiscono andare altrove, dove si sentono più comodi e «la via diventa un deserto, con tutti i problemi che ne possono derivare a lungo andare, soprattutto nelle ore serali. E aggiungiamo che qui non c’è possibilità alcuna di parcheggio... L’Amministrazione comunale che ha a cuore il bene della città deve fare per davvero una seria riflessione», conclude Grassi.

«Il problema di via Garibaldi non è soltanto la Ztl, pur molto condizionante, ma soprattutto l’impossibilità di parcheggiare - ha inteso precisare un commerciante che non desiderare neppure fornire le sue iniziali - E poi è necessario che tutti i commercianti si mobilitino per chiedere a Regione e Governo di posticipare di un mese l’inizio dei saldi: dalla settimana dell’Epifania a inizio febbraio quelli invernali, da luglio ad agosto quelli estivi, anche perché le stagioni si stanno trasformando. Il conto economico delle ultime svendite di fine stagione non è stato dei più esaltanti. Ma bisogna anche difendersi dalla concorrenza sleale di tante grandi catene», ha cobcluso l’operatore.

In corso del Popolo se ne vanno i brand

E’ sotto gli occhi di tutti il momento delicato che attraversano anche i negozi di corso del Popolo, la «spina dorsale» della città e la via del passeggio per eccellenza. Alcuni grandi marchi, dopo molti anni di presenza, hanno abbandonato Seregno e si registra un continuo alternarsi di attività, ma senza offrire una proposta alternativa che sappia creare interesse e richiamo. Fra gli operatori commerciali in pochi osano pronunciare la parola crisi, ma il settore è in affanno come conferma Giannino Cesana, tra gli storici negozianti del corso e titolare dell’omonima ottica.

Giannino Cesana

«E’ sempre peggio e tanti negozi chiudono, ma il problema di fondo di corso del Popolo sono i parcheggi. Quanta gente entra in negozio e per prima cosa si lamentela della difficoltà di parcheggiare, perché non ci sono posti. E quand’anche li trova, non si fida a lasciare l’auto negli interrati perché poco sicuri, sporchi e con la presenza di individui nient’affatto rassicuranti. Bisognerebbe metterli a pagamento a un costo accettabile, con la presenza di un custode e tenerli in ordine, questo è un compito che spetta all’Amministrazione pubblica».

"Occorre rinnovamento"

Un altro motivo, a giudizio di Cesana, sono i commercianti stessi «che hanno paura a investire, salvo poche eccezioni. Bisogna avere grinta, occorre rinnovare i negozi e renderli freschi, attuali, svecchiarli. Occorre creare un centro commerciale per attirare le persone, ma qui ci vogliono i soldi e investire in pubblicità. In questo momento anche l’associazione locale ViviSeregno è in difficoltà per la scarsa adesione dei commercianti, che vestono i panni del cane che si morde la coda. Per fare aderire i commercianti alle iniziative sembra di chiedere loro la carità. Lo dico per esperienza, perché in passato quando ero nel gruppo degli organizzatori si faceva molta fatica a raggranellare qualche lira. Per creare delle attrattive occorre mettere dei quattrini. Non si può aspettare che il cliente arrivi: bisogna incentivarlo all’acquisto con richiami e iniziative. I marchi importanti esigono fatturati sempre maggiori e lasciano le periferie per concentrarsi nelle grandi città ed è un danno per una realtà come la nostra. Noi passiamo per un centro commerciale all’aperto ma ci siamo fermati, viviamo di passato, gli altri commerciali sono attivi, fanno promozioni, investono, creano e attirano pubblico. In centro poi manca un bel bar, che attira quando è accogliente con tanti tavolini e non qualche sedia all’esterno sulla via. Per corso del Popolo è un momento di crisi: bisogna che tutti i negozianti si diano una mossa, altrimenti sarà sempre peggio».
Il noto esercente aggiunge. «Io non non mi lamento, ma se trovassi un posto con vicino il parcheggio non esisterei a spostare il mio negozio. E via Garibaldi è peggio di corso del Popolo».

La questione affitti e i negozi che mancano

Fra le cause della sofferenza del settore «gli affitti piuttosto alti» e la carenza di «negozi alimentari, rosticcerie, pasticcerie che attirano le persone».
Anche Patrizia Colzani di Max&Co sottolinea che «in corso del Popolo ci sono state tante chiusure» e cala anche la qualità della proposta commerciale con ripercussioni più marcate a Seregno, da sempre considerato un centro commerciale naturale.

Patrizia Colzani

«La situazione di stasi e di continui cambi è generalizzata, Monza compresa - ha commentato - Più si abbassa la proposta come sta accadendo, più si abbassano i prezzi e l’utenza che arriva è quella che passa. E’ vero, le grandi marche se ne sono andate perché preferiscono le città. L’affluenza da noi è sempre più bassa. Con i costi esponenziali di Milano, i lavoratori e non solo si spostano nelle città comode e noi da città commerciale siamo diventati città dormitorio, quella che una volta era Sesto San Giovanni. E lo si nota dalla gente che passeggia: pochi giovani, ma tanti ultra sessantenni con le badanti. I giovani non aprono più un’attività a Seregno, bensì a Milano, oppure vanno all’estero. E’ la conseguenza di scelte politiche del passato, che hanno concesso il permesso di costruire case dove c’erano attività produttive: mancando spazi per produrre, la gente si sposta».

L'invito a creare parcheggi sicuri

L’invito all’Amministrazione comunale è di creare parcheggi più accessibili alle persone che vengono da fuori città, «ma soprattutto renderli più sicuri. L’obiettivo è rendere Seregno una città commerciale dove ci sono gli uffici, dove la gente a mezzogiorno si reca nei ristoranti o nei bar e al termine delle ore lavorative fa shopping».

L'assessore «Positivo il saldo delle attività. Al lavoro per proporre eventi»

«La situazione è generalizzata in tutta la nazione». Così esordisce l’assessore alle Politiche produttive, Elena Galbiati, sulla situazione di stallo del commercio in città e delle frequenti chiusure e riaperture dei negozi di prossimità, che non ha precedenti così macroscopici nell’ultimo decennio.

Elena Galbiati

«Tra i principali motivi c’è l’inflazione, i cui tempi di rientro si stanno allungando oltremodo e quindi il potere di acquisto è inferiore. A questo si aggiunge la crisi energetica che sta creando costi molto alti per aziende, commercianti e imprese. E infine l’omnicanalità, che è la capacità di seguire il comportamento dei clienti che sono sempre più diversificati. Prima era la mamma che faceva gli acquisti per i figli, adesso i figli si arrangiano da soli e richiedono che il negozio abbia l’online, il punto fisico e la possibilità di pagare con il telefono o con diverse altre modalità: per i commercianti la vendita on line è vista come una minaccia, mentre può essere un’opportunità. Il negozio fisico piace ancora alla gente, che poi però acquista online».

Galbiati indica fra gli strumenti utili per il rilancio del commercio la fidelizzazione del cliente, l’attenzione al prodotto offerto e alle esigenze del cliente. L’assessore riconosce che «ci sono molti punti vendita vuoti che, in alcune arterie della città, si notano di più. Però, al di là di questo fenomeno, la situazione in città resta positiva rispetto all’anno scorso e a quello precedente, con un saldo positivo di 14 imprese, frutto di 112 avvii e 98 cessazioni».

Ma l’Amministrazione comunale di fronte alla crisi del commercio tradizionale quale contributo può offrire? «Per quanto riguarda la miglioria dei parcheggi interrati del centro città il Comune ha ancora le mani legate sino alla fine dell’anno, quando avrà termine la concessione in essere. Sul piano dell’attrattività, in questo frangente gli eventi sono diminuiti e riconosco che sono importanti perché aiutano a far conoscere i negozi locali o comunque a far loro da vetrina. Nelle prossime settimane inizierà una serie di eventi cultuali, altri sono in programmazione e in corso di definizione: saranno ripetuti gli appuntamenti di Sport week, tutti i giorni da giugno fino all’inizio di agosto, ed altri eventi enogastronomici. E comunque la spinta deve venire da parte dei commercianti».

 

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