Il lockdown si avvicina. La Cgil brianzola teme una riacutizzazione dei contagi
Angela Mondellini: "Il 4 maggio non può essere un ‘liberi tutti".

Il lockdown si avvicina. La Cgil brianzola preoccupata per una riacutizzazione del contagio. "Il 4 maggio non può essere un ‘liberi tutti".
Il lockdown si avvicina. La preoccupazione della Cgil MB
“Non abbiamo il conforto dei dati per credere di poter riaprire senza la preoccupazione che si riacutizzi il contagio". Sono le parole di Angela Mondellini, segretaria generale della Cgil di Monza e Brianza.
In vista di una possibile, graduale, riapertura delle attività dal 4 maggio i sindacati invitano alla prudenza.
"Il conto del numero dei contagi, come è stato ampiamente detto dagli esperti, dipendente dal numero di tamponi fatti. È un dato assodato – aggiunge Mondellini – che in regione Lombardia di tamponi ne sono stati fatti, in percentuale sulla popolazione, meno che in altre regioni". Inoltre, "anche il conteggio ufficiale dei
decessi è di gran lunga sottostimato".
Riaprire è un grande rischio
Per la Mondellini riaprire è un rischio. "Come è un grande rischio passare da un lockdown della popolazione a
uno shutdown dell'economia. I dati sulla crescita del PIL diffusi da Prometeia lasciano senza parole: crollo del PIL del 6,5%, crescita del debito pubblico al 150%. Gli Stati dell’area Euro si stanno già facendo una grande concorrenza nel piazzamento dei titoli pubblici, con una penalizzazione sui tassi di interessa per l’Italia. Non abbiamo mai creduto che il lockdown non avesse importanti conseguenze sull'economia, sulla crescita della disoccupazione, su fabbisogno del tesoro”.
Il 4 maggio non è un liberi tutti
"Io non credo nelle semplificazioni - prosegue la Mondellini. Contrapporre salute ed economia serve solo ad
alimentare un dibattito poco costruttivo. Salute ed economia non sono ambiti contrapposti. La salute è certamente al primo posto. Ma, nelle società moderne, non c’è salute senza un’economia solida e ben programmata. Lo abbiamo visto con le mascherine, con i respiratori, con i medici e gli infermieri. Se non produci mascherine, se non produci respiratori, se non formi studenti e medici, quando ce ne sarà bisogno non si troveranno”.
“D’altra parte - prosegue il segretario della Cgil MB - il rischio di una ondata di ritorno dei contagi è molto alto. Il 4 maggio non può essere un ‘liberi tutti’. L'uscita dal lockdown deve essere la più graduale possibile. Deve continuare in maniera massiccia il ricorso allo smart- working. Le scuole, anche se non è tuttora ufficiale, non riapriranno. Bisogna iniziare a mettere in conto, per i genitori con figli in età scolare, misure di riduzione dell’orario di lavoro, garantendo la capacità di reddito delle famiglie. In generale, dobbiamo incentivare la rarefazione della compresenza del personale al lavoro, che significa anche ridurre le persone sui mezzi pubblici che si recano al lavoro. Dobbiamo continuare a insistere per alleggerire la presenza dei lavoratori in mensa e negli spogliatoi. Grande attenzione va riservata ai settori della sanità, i quali non hanno mai chiuso”.
La priorità resta quella di liberarci dal virus
“Controllare il livello del contagio è importante. Tutte le misure che ci si sta apprestando a mettere in campo – test sierologico, app per il controllo degli spostamenti, eccetera – non devono essere lesive della privacy e delle libertà fondamentali dei cittadini. Anche in questo caso, bisogna rifuggire dalle semplificazioni e dalle contrapposizioni facili e da salotto. Non ci sarà libertà di movimento se non sconfiggiamo il virus. Dunque, la priorità è liberarci dal virus, con ogni mezzo che la scienza mette a disposizione. D'altra parte, non è ammissibile che la scienza o l'amministrazione, per debellare il virus, imponga una sorta di libertà condizionata, sorvegliata, tele-controllata. Bisogna rimanere vigili, e, all'occorrenza, essere capaci di ritornare sui propri passi, rimettere in discussione soluzioni che in un primo momento erano apparse come sostenibili. Il sindacato deve inserirsi in questi processi, cercando di conciliare il diritto dei lavoratori alla salute con il diritto alla privacy, alla libertà di movimento e di lavoro” - conclude la Mondellini.