Crisi e vertenza

La Stäubli di Carate Brianza trasloca e annuncia 45 esuberi nel sito produttivo

La multinazionale, specializzata nella meccatronica, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo. I sindacati: «Piano inaccettabile».

La Stäubli di Carate Brianza trasloca e annuncia 45 esuberi nel sito produttivo

Alla «Stäubli» di Carate Brianza, 150 dipendenti nel settore della robotica e della meccatronica, l’azienda ha annunciato 45 esuberi e un piano per spostare una parte delle produzioni in Francia.

Dopo un anno e mezzo di cassa integrazione ordinaria, che ha interessato gli addetti impiegati nella produzione e nella logistica, in settimana, la multinazionale che ha sede a Pfäffikon, in Svizzera, e opera in oltre 25 Paesi con più di seimila dipendenti (tra cui 600 specialisti in ricerca e sviluppo), ha aperto la procedura di licenziamento collettivo.

Il sito italiano di Carate Brianza aperto nel 1984

Al momento non sono previsti ammortizzatori sociali che – oltre che tutelare i lavoratori – permetterebbero di guadagnare tempo per ricollocare i lavoratori e ripensare il futuro dell’azienda nello stabilimento industriale di via Rivera a Carate Brianza aperto oltre quarant’anni fa, nel 1984.
Le lettere di licenziamento dovrebbero partire fra 75 giorni, al termine del periodo di consultazione previsto dalla legge.

«Siamo nella fase iniziale – ha spiegato Claudio Rendina, segretario della Fiom Cgil Monza e Brianza – La scorsa settimana l’azienda, che ha da poco festeggiato i quarant’anni di presenza in Italia con lo stabilimento di Carate Brianza, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo che interessa 45 fra lavoratori e lavoratrici impiegati nella produzione, ma anche addetti della logistica dopo un anno e mezzo di cassa integrazione ordinaria. Le ragioni , da quello che ci è stato comunicato, sono legate ad una riduzione dei volumi e un significativo rallentamento della produzione specie per quel che riguarda il settore dell’industria tessile».

La multinazionale elvetica specializzata in automazione industriale, in particolare in robotica industriale e mobile, connettori elettrici e fluidici, opera anche nel campo dei macchinari tessili, come ad esempio macchine per l’incorsatura e per l’annodatura dei fili. Un settore in evidente difficoltà. Ma dietro i cancelli dello stabilimento in via Rivera ci sono storie di donne e di uomini che ora rischiano davvero di essere lasciati a casa.

Le richieste dei sindacati

Di qui la decisione di delocalizzare in Francia parte della produzione italiana con l’annuncio di serie di esuberi, poco meno di un terzo dei 150 dipendenti impegnati nello stabilimento di Carate Brianza.

Una situazione che preoccupa il sindacato, anche per le possibili ricadute future sull’intero sito cittadino che, ad oggi, dà lavoro a 150 dipendenti. L’avvio della contrattazione fa leva su due richieste: «Oltre al ritiro dei licenziamenti – ha puntualizzato Rendina – abbiamo chiesto un confronto chiaro e aperto con la proprietà per poter ricorrere agli ammortizzatori sociali previsti per gestire al meglio e con equità l’intera procedura che possa consentire il riposizionamento e il ricollocamento dei lavoratori interessati e garantire investimenti nel sito caratese».

«Un piano inaccettabile»- anche per la Fim Cisl Monza Brianza Lecco – che ha chiesto all’azienda svizzera l’apertura di «un confronto serio per la salvaguardia dei livelli occupazionali».