«Le nostre imprese cercano dipendenti»
Segno più per il mercato del lavoro in Brianza: crescono occupati e contratti stabili
«Le nostre imprese cercano dipendenti, sia qualificati che non e, nel secondo caso, sono disposte a formarli. Giovani ma non solo, c’è posto anche per chi ha esperienza sulle spalle ed è pronto a reinventarsi. L’importante è trovare collaboratori seri, onesti con tanta voglia di fare e di mettersi in gioco».
«Le nostre imprese cercano dipendenti»
Ne è convinto Ermo Gallenda, vicesindaco di Besana in Brianza e titolare della «Tecnorobot» di Sulbiate, azienda specializzata in impianti robotizzati. Tanto che sull’ultimo numero dell’informatore comunale, uscito in estate, ha nuovamente condiviso con i concittadini il concetto già espresso sulle stesse pagine due anni prima. Troppo ottimista?
«No, la Brianza, nonostante un rallentamento, continua ad essere la locomotiva che conosciamo - dice - Le imprese sono desiderose di investire e innovare ma in questo momento, oltre alle penalizzazioni per la guerra, l’energia, i tassi di interesse, sono in difficoltà per la mancanza di addetti».
La dimostrazione tangibile arriva da «casa» sua: già nel 2021 la «Tecnorobot» era alla ricerca di una decina di dipendenti: li ha trovati?
«Qualcuno si, non tutti...», garantisce. E nella medesima situazione sono almeno una quindicina di imprenditori besanesi chiamati a raccolta da Gallenda e dal sindaco Emanuele Pozzoli nelle scorse settimane.
«Un incontro informale, al quale ne seguiranno altri - spiega - Il Comune non vuole in alcun modo sostituirsi alle agenzie per l’impiego, sia chiaro; l’obiettivo è conoscere le reali necessità delle imprese del territorio per poi coinvolgere il mondo della scuola perché non possiamo permetterci di avere disoccupazione e, allo stesso tempo, richieste inevase di personale da inserire nel comparto produttivo».
I dati
I dati gli danno ragione, a partire da quelli relativi al 2022 e al secondo semestre del 2023 raccolti dal Polo universitario Città di Prato in collaborazione con Provincia di Monza e Brianza e Afol Mb (Agenzia per la Formazione, l’Orientamento e il Lavoro). Dicono che lo scorso anno l’occupazione sul territorio brianteo è cresciuta del 3 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti, che si traduce in 11. 471 occupati in più, «superando il dato pre-Coronavirus e registrando un incremento persino maggiore rispetto alla media nazionale (+ 2,1%)», si legge nel dossier. Un trend positivo mantenuto anche nei primi sei mesi dell’anno in corso: a giugno è stato registrato un saldo di 2.028 tra nuove assunzioni e cessazioni, meglio dello stesso periodo del 2022 quando si era fermato a 1.913.
Nuovi ingressi ma, vien da chiedersi, a quali condizioni? Anche qui si può sorridere: se è vero che i contratti di lavoro sono per la gran parte a tempo determinato (il 52 per cento del totale nel 2022, il 50,8 per cento nel primo semestre 2023), fanno registrare il segno più le stabilizzazioni, precipuamente per la fascia di età compresa tra i 30 e i 49 anni: nel 2022 i rapporti passati da tempo determinato a indeterminato sono aumentati del 20 per cento rispetto al 2021, raggiungendo quota 5.505 unità; hanno sofferto invece di una flessione del 5 per cento nell’anno in corso.
Interessante, infine, il dato delle dimissioni, queste ultime seconda causa di cessazione dei rapporti di lavoro in Brianza dopo la scadenza dei termini contrattuali.
«Chi si dimette in provincia è, in prevalenza, maschio, di età compresa tra i 30 e 49 anni (ma numerosi sono anche gli under 29), risulta titolare di un contratto a tempo indeterminato ed è, per lo più, impiegato nel settore del commercio o dei servizi», recita il rapporto di Afol. I motivi, si legge ancora, sono diversi: dalla ripresa occupazionale alle conseguenze della crisi pandemica, dal numero cospicuo di sostegni al reddito all’emergere «di un nuovo approccio verso il lavoro, volto a trovare un migliore equilibrio tra vita privata e professionale».
Oltre cento candidati alla selezione di Afol
Oltre cento persone alla ricerca di un lavoro. Successo di partecipazione, giovedì 21, per il «recruiting day» nato dalla collaborazione tra i Centri per l’impiego di Seregno e Cesano Maderno di Afol Monza e Brianza e l’agenzia «Umana spa».
Organizzata con lo scopo di presentare a chi è in cerca di un’occupazione concrete opportunità di lavoro, la mattinata si è svolta all’interno dei locali del Centro per l’impiego di via Monte Bianco a Seregno.
Ben 117 i candidati tra i 18 e i 40 anni che si sono presentati puntuali all’appuntamento, pronti ad affrontare brevi colloqui conoscitivi con i selezionatori di «Umana». Sul «tavolo» offerte di lavoro nei settori della logistica (magazzinieri e autisti con patente B), dell’assemblaggio e del confezionamento. Sono stati illustrati inoltre i percorsi di ricollocazione e le opportunità formative previsti dal programma Gol (Garanzia, occupabilità, lavoro).
«L’evento ha registrato una grande affluenza di candidate e candidati che hanno mostrato grande interesse nei confronti delle opportunità professionali presentate», hanno assicurato i referenti di Afol, l’azienda speciale della Provincia di Monza e della Brianza che si occupa di promuovere il diritto al lavoro.
L’evento si ripeterà giovedì 5 ottobre, dalle 14, nella sala congressi di Villa Camperio a Villasanta, in via Confalonieri 55. Per maggiori informazioni, relative anche al calendario completo dei «recruiting day» sul territorio, è possibile consultare il sito internet www.afolmb.it.
Atm assume: patente D pagata dall'azienda
Aaa autisti cercansi. Figure ormai divenute introvabili tanto che è notizia di pochi giorni fa il taglio delle corse da parte dell’Agenzia del trasporto pubblico locale di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia dovuto alla carenza di personale.
Si spiega così la scelta di Atm - azienda che gestisce il sistema di trasporto urbano e interurbano dell'area metropolitana di Milano e con la società Net anche in provincia di Monza e Brianza - di avviare un percorso di reclutamento che prevede incentivi di «peso» per coprire le 600 posizioni attualmente aperte, 300 delle quali riservate ai conducenti.
Per i candidati privi della patente D, è prevista la possibilità di conseguirla gratuitamente in una serie di scuole guida convenzionate insieme alla Carta di qualificazione del conducente (il costo del corso si aggira in media sui 2 mila e 500 euro), ambedue abilitazioni professionali necessarie per mettersi alla guida dei mezzi pubblici. Chi sceglierà di avvalersi della convenzione (la lista completa delle autoscuole è disponibile sul sito www.lavorareinatm.it) non dovrà anticipare quindi nemmeno un euro. Ai candidati che conseguiranno i titoli presso scuole guida non convenzionate, Atm darà invece la possibilità di ricevere un rimborso spese fino a 1.500 euro. Requisiti indispensabili sono il possesso della patente B e il superamento dell’iter di selezione.
Non è finita: per incoraggiare i profili che provengono da fuori città, si aggiunge il «contributo casa» per i primi mesi di affitto dei neo-conducenti. 33 voucher dal valore di 3mila euro lordi nella prima fase, erogabili direttamente in busta paga in importi rateizzati.
«Ho pulito anche le scale, ma dico: servono più diritti»
Si è rimboccata le maniche, ha lavorato mentre studiava arrivando - confessa - a «lavare anche le scale», però la consigliera comunale del Pd di Monza Sarah Brizzolara, 28 anni, non ha dubbi: «Si lavora senza orario e si lavora per poco. Servono più diritti».
La dem è intervenuta giovedì alla Camera dei Deputati, in Sala Berlinguer, all’iniziativa dell’associazione «Inoltre», sul salario minimo e la rappresentanza nel mondo del lavoro, alla presenza, tra gli altri, della segretaria nazionale del Pd Elly Schlein e dell’ex Ministro del lavoro Andrea Orlando.
«Nel mio intervento ho voluto partire dalla mia esperienza personale, quella di una ragazza che ha dovuto andare a vivere da sola presto e che ha da sempre lavorato e studiato insieme. Ho fatto e faccio ogni genere di lavoro che adesso provo a conciliare anche con la politica e l’attività di Consiglio comunale. Ho pulito le case e le scale dei condomini e ho lavorato nei fast food».
Brizzolara ha poi confessato di aver passato le notti d’inverno della pandemia con i rider alle consegne. «Un mondo senza diritti. Innanzitutto dal punto di vista culturale. Non esiste l’idea che si possa affermare un diritto, che si possa essere tutelati. Si lavora senza orario e si lavora per poco. È un mondo di donne, soprattutto di origine straniera e di ragazzi delle periferie. Ecco in questo mondo una norma come il salario minimo avrebbe il senso di dire: esiste un limite».
Un’idea che Brizzolara argomenta con foga, contrapponendosi con vigore al Governo di Centrodestra: «Ci vorrebbe un’asticella sotto cui non andare. Certo non basterebbe approvarla, ma bisognerebbe accompagnarla con un lavoro politico e culturale. Ed è per questo che siamo qui. È per questo che sostengo l’idea di una campagna dal basso, un lavoro capillare per coinvolgere, spiegare, motivare è quello di cui più abbiamo bisogno, di una raccolta di firme, per rivedere il modello di sviluppo, attuare l’articolo 36 della Costituzione, investire sulla qualità del lavoro, fermare la competizione al ribasso che oggi caratterizza il lavoro in questo Paese».
«I nostri studenti hanno il posto quasi assicurato»
Carenza di figure professionali qualificate? C’è anche chi il problema lo vive dalla parte opposta. Ossia di chi a tutti i suoi studenti trova un posto di lavoro senza riuscire, paradossalmente, a tenere i ritmi delle richieste.
E’ il caso della scuola Enaip, centro di formazione professionale con sede a Vimercate: trecento tra studentesse e studenti distribuiti tra i corsi del settore della ristorazione e quello dell’estetica e del benessere.
«Il problema della mancanza di figure professionali c’è, ma paradossalmente per noi la difficoltà è non riuscire a soddisfare tutte le richieste - ha commentato la dirigente scolastica Marinella Balconi - Praticamente tutte le nostre studentesse e i nostri studenti trovano un’occupazione nei loro rispettivi ambiti. Spesso, grazie agli stage e ai tirocini, anche già prima di terminare il ciclo di studi. Questo vale soprattutto per l’ambito della ristorazione dove, per le varie figure, le possibilità sono più ampie. Ma anche nel modo dell’estetica e del benessere, dove i numeri sono più piccoli, chi si forma da noi non ha grossi problemi».
Fondamentale, come detto dalla preside Balconi, il meccanismo degli stage che consente già alle aziende e a chi offre un lavoro di conoscere prima lo studente e futuro lavoratore e quindi, di fatto, «coltivarselo» fino al diploma.
Ancor di più per i contratti di apprendistato che di fatto ribaltano gli equilibri tra studio e lavoro garantendo a chi un posto già ce l’ha anche di ottenere un diploma.
«Ribadisco - ha concluso la dirigente Balconi - Se ci fossero le condizioni di aumentare l’offerta numerica di studenti, non credo che avremmo problemi nel soddisfare ulteriormente le richieste che vengono al mondo del lavoro».