Roncello

Le proteste degli agricoltori contro i rincari: «Pur di vivere ho dovuto spegnere i mulini»

Davide Nava, dell’omonima azienda agricola di Roncello: «Covid, rincari e ora la guerra: una tempesta perfetta».

Le proteste degli agricoltori contro i rincari: «Pur di vivere ho dovuto spegnere i mulini»
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«Questa situazione non è più sostenibile: per colpa del caro bollette ho dovuto persino spegnere il mulino con cui preparavo le farine per gli animali».

Le proteste degli agricoltori contro i rincari: «Pur di vivere ho dovuto spegnere i mulini»

Le parole sono di Davide Nava, 26enne allevatore di maiali dell’omonima azienda di Roncello. La scorsa settimana, per una mattina, ha lasciato il suo stabilimento e insieme a centinaia di colleghi della Coldiretti è sceso in piazza. A Milano, davanti alla sede della Prefettura, dove è andata in scena la manifestazione contro le speculazioni e il rincaro delle materie prime. Un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, ma anche per far sentire la propria voce. Nava, giovane ma con le idee piuttosto chiare, è salito sul palco e, in mezzo a trattori e vitelli, ha voluto spiegare come stanno le cose.

«E’ una situazione che colpisce tutti, ma ancor di più il settore agricolo, che da sempre subisce i danni più ingenti - lo sfogo del giovane allevatore - Da due anni però, ovvero dallo scoppio dell’emergenza Covid, la situazione è divenuta insostenibile. L’aumento dei prezzi delle materie prime è una vera mazzata. Faccio solo un esempio: il maiale viene venduto a 1.40 euro al chilo, ma per noi i costi di gestione ammontano a 1.60 al chilo. E’ un problema per l’intera filiera, che storicamente non ha mai giovato di grande utili. Ora però abbiamo passato il limite. Perché ogni prodotto del settore primario sta vivendo le stesse dinamiche: il latte, la farina e i cereali solo per citarne alcuni».

Il conflitto in Ucraina potrebbe portare a un aumento dei prezzi

Già, i cereali, ovvero il prodotto di punta dell’Europa orientale oggi così segnata dalla guerra.
«L’Ucraina è considerata il granaio d’Europa per la propria capacità di produzione ed esportazione - prosegue Nava - Oggi il prezzo è aumentato del 40%, ma il rischio concreto è che il conflitto in corso non causerà altro che un ulteriore incremento dei costi. E’ una situazione che ci vede tutti coinvolti, perché il settore rischia seriamente il collasso. I costi delle materie prime stanno letteralmente volando. L’urea, ovvero il principale concime utilizzato nel settore, si acquistava a 29 euro al chilo, oggi invece siamo a 108 euro. Insomma, tra la pandemia, i rincari e ora la guerra siamo di fronte a una vera tempesta perfetta».

La manifestazione

Da qui la decisione di indire la manifestazione. A Milano e non solo, visto che gli agricoltori hanno portato la protesta in diverse piazze del Paese. L’intenzione è stata quella di presentare alle istituzioni non solo le proprie rimostranze, ma anche una serie di proposte utili al rilancio delle imprese.
«Dal 1 marzo dovrebbe essere sbloccato un fondo da 1.5 miliardi di euro legato all’autosufficienza energetica da destinare alle nostre aziende - prosegue il roncellese - Un provvedimento che sicuramente non basta, ma che rappresenta un primo passo verso un sostegno concreto. In gioco c’è almeno un altro miliardo e mezzo che dovrebbe essere sbloccato per il settore zootecnico, ma di cui ancora non si sa nulla da più di un anno. Per far fronte alla situazione dei rincari energetici ho dovuto persino spegnere il mulino aziendale che utilizzavo per la produzione di farine per gli animali, che ora compro già pronte. E pensare che non risparmio nulla, perché oggi, nonostante questa decisione, pago la stessa bolletta di due anni fa. Dal 2020 abbiamo perso almeno il 40% dell’indotto. E’ un dramma, ma non molliamo. Anzi, continueremo a lavorare e far sentire la nostra voce affinché si faccia tutto quanto è possibile per supportare le aziende in questo contesto. Abbiamo bisogno di soluzioni urgenti».

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