I dati

Mercato del lavoro, per Assolombarda il conflitto Russia-Ucraina allontana la ripresa

Gli impatti economici del conflitto non solo su energia e materie prime ma anche sull’export delle imprese lombarde.

Mercato del lavoro, per Assolombarda il conflitto Russia-Ucraina allontana la ripresa
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In queste ore Assolombarda ha fatto il punto sull'andamento economico della Lombardia, in considerazione soprattutto del conflitto Russia-Ucraina che ha portato conseguenze sugli scambi commerciali e sui prezzi delle materie prime energetiche e non.

Imprese in Brianza e conseguenze del conflitto Russia-Ucraina

A incidere sulle imprese brianzole il nuovo shock dovuto al conflitto sui prezzi dell’energia e delle materie prime. Sul fronte export verso la Russia, la vulnerabilità del tessuto monzese è nel complesso limitata considerato che sono destinate a quel mercato l’1,7% del totale esportazioni per un valore annuo di 176 milioni di euro. Ma alcuni settori risultano maggiormente espostiin particolare il legno e l’arredo (3,4% dell’export settoriale è verso la Russia), la meccanica (2,4%) e la chimica (2,3%). Per le importazioni la dipendenza diretta è contenuta allo 0,6% del totale provinciale, ma è rilevante soprattutto per le forniture dall’estero di legno (il 9% del quale proviene dalla Russia).

Questo il quadro attuale, dopo un 2021 di performance eccezionale di Monza e della Brianza sui mercati esteri, anno in cui le imprese hanno segnato un nuovo record di export: 10,6 miliardi di euro nell’anno, in crescita del +17,3% rispetto al 2020 e soprattutto del +9,6% rispetto al 2019 (+6,6% a livello lombardo).

Tuttavia preoccupa la situazione del mercato del lavoro nel 2021. I dati indicano una situazione ancora critica: nonostante l’occupazione provinciale sia cresciuta di 1.800 unità, ci sono oltre 4mila occupati in meno rispetto al 2019 e il tasso di disoccupazione è salito di quasi 1,5 punti percentuali, al 6,6% (Lombardia al 5,9%).

Assolombarda, il conflitto allontana il recupero del PIL lombardo

Tornando alla situazione regionale, prima dell’inizio della guerra, le stime per il 2022 delineavano un tasso di crescita del PIL lombardo del +4%Il perdurare della situazione attuale potrebbe far tagliare la stimarallentando l’entità e i tempi della ripresa post pandemica che avrebbe potuto permettere una risalita pienamente sopra i livelli 2019 e colmare il divario del -2,9% rispetto al pre Covid ancora aperto a fine 2021.
Nel Booklet economia a cura del Centro Studi di Assolombarda e pubblicato su Genio & Impresa, il web magazine dell’Associazione vengono analizzati gli impatti economici del conflitto Russia-Ucraina che a livello locale sta mettendo in crisi la competitività dimostrata dalle imprese, in particolare quelle industriali, che nell’anno da poco concluso, nonostante la pandemia, avevano messo a segno un nuovo record di export, con 136 miliardi di vendite sui mercati internazionali.

L'export

Nell’export totale annuo della Lombardia, la Russia vale l’1,6% e l’Ucraina lo 0,4%. Ma se si guardano in particolare i singoli settori, le maggiori esposizioni sono nella meccanica (2,7% l’incidenza del mercato russo sul totale vendite settoriali regionali), nella moda (2,4%) e nella chimica (2,1%). Un impatto che si differenzia sui vari territori, in funzione delle specializzazioni locali: ai due estremi in Lombardia si posizionano Milano (2,1% l’export verso la Russia sul totale provinciale) e Lodi (0,4%).
In questo quadro l’impatto è particolarmente significativo sulle forniture, sia in termini di disponibilità (rallentano i tempi degli approvvigionamenti) sia per il nuovo shock impresso ai prezzi medi delle materie prime, già fortemente sollecitati dai rincari nel corso della ripresa post pandemia. Inoltre, ancora da valutare quali saranno le conseguenze sul sistema internazionale determinate dal crollo del rublo e dalla crisi delle banche russe. 

Il mercato del lavoro a livello regionale 

Lo scenario attuale si inserisce su una situazione ancora deficitariaNel 2021 è cresciuto il numero degli occupati in Lombardia (+17mila unità rispetto al 2020, con un contributo positivo della sola componente femminile) e si è ridotto quello degli inattivi (-65 mila unità), ma rispetto a prima della pandemia, il quadro rimane negativo con 119mila occupati in meno a fine scorso anno rispetto al 20196 mila disoccupati aggiuntivi, 105 mila inattivi in più.
Se si analizzano i macrosettori, gli occupati tornano sopra ai livelli pre Covid per il settore delle costruzioni (+25 mila occupati) e quello dell’agricoltura (+11mila), mentre rimangono sotto i livelli 2019 i servizi a -84 mila, l’industria a -42 mila e il commercio, alberghi e ristorazione a -30 mila.
Per quanto riguarda il gap occupazionale 2021 sul 2019 La Lombardia con -2,7% ha recuperato meno in termini percentuali rispetto a Emilia-Romagna (-2,3%) e Piemonte (-2,5%), ma meglio del Veneto (-3,4%).

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