Prima crisi 2020: Pozzoli Food Spa ha chiesto il concordato preventivo

Uno strumento introdotto con legge del 2012 per dare agli imprenditori la possibilità di semplificare l’accesso  alla procedura concorsuale.

Prima crisi 2020: Pozzoli Food Spa ha chiesto il concordato preventivo
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La «Pozzoli Food Spa» - società leader nel campo della distribuzione organizzata con sede in città - ha depositato richiesta di concordato preventivo con riserva al Tribunale di Monza. Uno strumento introdotto con legge del 2012 per dare agli imprenditori la possibilità di semplificare l’accesso alla procedura concorsuale.

Pozzoli ha chiesto il concordato preventivo

L’istanza porta la data di martedì 31 dicembre; due giorni dopo, giovedì 2 gennaio, il collegio, composto dal presidente Caterina Giovanetti e dai giudici Alessandro Gnani e Luca Fuzio, ha fissato il termine di sessanta giorni per la presentazione della documentazione.

L’obiettivo - assicurano i vertici della «Pozzoli» contattati nel pomeriggio di venerdì, nel quartier generale di via Cristoforo Colombo - è «la continuità aziendale e la salvaguardia dei posti di lavoro». Il piano concordatario, quindi, mira a traghettare l’azienda fuori da un periodo difficile, seguito ad anni costellati da grandi successi.

I tanti punti vendita

Lunga la lista di punti vendita aperti con il marchio «Pozzoli Market», di proprietà del caratese Giovanni Pozzoli. Diciotto in tutto disseminati nel Comasco (Erba, Carugo, Mariano Comense, Vertemate e Vighizzolo di Cantù), Bresciano (Chiari), nella Bergamasca (Boltiere, San Paolo D’Argon, Telgate), nel Varesotto (Tradate), a Lecco e due a Milano. Cinque sono in Brianza: a Desio, in via Mascagni; a Bernareggio, in via Risorgimento; a Macherio, in via Pirandello; a Verano Brianza, in via Della Cooperazione e a Costa Lambro, all’angolo tra le vie Stanga Busca e Parini.

Intervengono i sindacati

In queste ore sono arrivate anche le dichiarazioni dei sindacati.

Secondo la Cisl Monza Brianza Lecco la proprietà, tuttora in mano alla famiglia Pozzoli, cercherà di vendere i 18 punti vendita del gruppo che danno lavoro a 250 dipendenti (in Brianza e nel Lecchese sono 7 punti vendita con 150 dipendenti). “Se la vendita non dovesse andare a buon fine il rischio è che il gruppo possa fallire. In quel caso i posti di lavoro sarebbero a rischio”.

Francesco Barazzetta, Fisascat Cisl Mbl

«Stiamo seguendo attentamente la vicenda – spiega Francesco Barazzetta, Fisascat Cisl Mbl -. Siamo molto preoccupati per le possibili ricadute occupazionali. Cercheremo di tutelare al massimo i lavoratori anche attraverso l’impiego di ammortizzatori sociali»

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