Protesta

Rischiano il posto in 110, sciopero e presidio alla Bavelloni: «Temiamo lo stop della produzione»

Martedì scorso la protesta davanti alla sede di Bregnano, nel comasco, della storica azienda del vetro

Rischiano il posto in 110, sciopero e presidio alla Bavelloni: «Temiamo lo stop della produzione»

Fase di profonda incertezza per i lavoratori dell’azienda Bavelloni, marchio storico nella produzione di macchine di lavorazione del vetro con due unità produttive a Bregnano (Como) e in città, in via Natta, a Lentate sul Seveso.

Rischiano il posto in 110, sciopero e presidio alla Bavelloni: «Temiamo lo stop della produzione»

A fronte di mancate risposte da parte della dirigenza sul piano industriale per il 2026, i lavoratori hanno deciso di intraprendere uno sciopero e di realizzare un presidio, martedì della scorsa settimana, di fronte al sito di Bregnano. «No al metodo Biesse» è stato lo slogan.

Il 21 ottobre la Fiom Cgil Como e la Rsu aziendale hanno incontrato la parte direzione dell’azienda. «In quest’occasione la direzione ci ha illustrato alcuni dati, inerenti ai carichi dell’ultimo trimestre dell’anno, che non garantiscono ancora la piena saturazione delle ore di produzione», spiega Luca Conti, il segretario generale di Fiom Cgil Como.

E aggiunge:

«La perdita di parte del salario per i lavoratori continua. Pur sapendo che in generale il settore di riferimento non è in calo, evidentemente il potenziamento della rete di vendita ancora non sta dando i suoi frutti. La cosa peggiore che ci è stata comunicata è la situazione economica finanziaria in netta perdita rispetto al periodo antecedente all’acquisto della Bavelloni da parte di Biesse. È inaccettabile che l’azienda non abbia un piano industriale definitivo».

La richiesta a carattere urgente presentata all’azienda è quella di convocare un ulteriore incontro nel quale verrà chiesta la piena occupazione per tutto il 2026.

«E’ l’unica garanzia che ci possa permettere di continuare un confronto, che dimostri nei fatti che non ci siano scelte differenti già prese e non comunicate non rispettando, tra l’altro, anche quanto previsto dal Codice nazionale del lavoro – sottolinea Luca Conti – Ben 110 famiglie hanno il diritto di sapere quale sarà il futuro del loro reddito e della loro stabilita occupazionale. Il territorio ha il diritto di preservare i propri livelli occupazionali e le competenze di lavoratori maturati in anni di attività che hanno rappresentato un’eccellenza nel territorio».

E ancora: «Fare impresa non può e non deve diventare il “metodo Biesse”». Il riferimento è ad altre realtà del territorio acquisite da Biesse, svuotate delle produzioni e poi chiuse.

Dal 2023, momento di acquisizione da parte del gruppo Biesse, per i lavoratori si sono susseguiti mesi di cassa integrazione ordinaria per far fronte al calo di produzione. Nel febbraio 2025 è stato poi avviato un contratto di solidarietà (Cds), in scadenza il 31 dicembre. Adesso i lavoratori chiedono risposte e indicazioni sulla direzione futura dell’azienda. Il timore è che ci sia una decisione strategica di chiudere la produzione nei siti di Bregnano e Lentate.