L'agitazione

Venerdì sciopero dei metalmeccanici e presidio davanti alla Prefettura

La centralità del lavoro metalmeccanico, il rilancio industriale, l’occupazione, gli investimenti: sono solo alcune delle motivazioni che hanno portato a proclamare l'agitazione

Venerdì sciopero dei metalmeccanici e presidio davanti alla Prefettura
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Venerdì 7 luglio 2023 le Organizzazioni Sindacali FIOM CGIL, FIM CISL e UILM UIL hanno indetto 4 ore di sciopero nazionale. Una agitazione che interesserà anche la nostra provincia, per il rilancio industriale, l’occupazione, gli investimenti e le transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica.

Venerdì sciopero dei metalmeccanici e presidio davanti alla Prefettura

Quattro ore di sciopero a fine di ogni turno e presidi dalle ore 15.00 davanti alla Prefettura di Monza (oltre che quella di Lecco). In particolare i lavoratori, con questo sciopero, intendono sollecitare il Governo ad attivare politiche industriali urgentissime a fronte delle grandi trasformazioni che il settore sta affrontando in questi anni.
Transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica richiedono infatti importanti scelte da parte del
Governo sui temi del lavoro e dell'industria, per far sì che i cambiamenti diventino altrettante occasioni per il rilancio del settore, dell'occupazione e degli investimenti, per una transizione sostenibile e per la risoluzione delle crisi aperte.

Le richieste

In sintesi, FIM, FIOM e UILM chiedono: l'apertura di tavoli di confronto sui settori e sulle filiere in difficoltà per definire i piani di sviluppo ma anche l'incremento e il confronto sugli investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree di crisi per garantire l'occupazione; tra le richieste dei sindacati anche quella di valorizzare e sostenere il reddito da lavoro.

Non solo. FIM; FIOM e UILM chiedono un impegno comune al confronto e all'uso delle risorse del PNRR per lo sviluppo del settore metalmeccanico oltre che la riforma degli ammortizzatori sociali, con strumenti adeguati alla transizione ecologica e digitale;
E ancora l'incentivazione di contratti di espansione e di solidarietà, per ridurre l'orario di lavoro e favorire l'occupazione giovanile; un piano di formazione sulle nuove competenze, la riqualificazione e la valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori e del sistema universitario e di intervenire per aumentare la dimensione d'impresa, superare le gare al massimo ribasso negli appalti e stabilizzare il lavoro precario.

Le problematiche

“Ormai da oltre una decina di anni viviamo una fase di forte crisi della politica industriale del nostro Paese. Questa fase si è trascinata a lungo, con centinaia di situazioni di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico con il quale Fim, Fiom e Uilm si sono sempre confrontate per trovare le migliori soluzioni” spiega Enrico Vacca, Segretario Generale Fim CISL Monza Brianza Lecco. “Oggi il problema viene reso più drammatico e urgente dal fatto che nei prossimi anni i settori strategici dell’industria metalmeccanica saranno coinvolti in sfide complesse che riguardano la transizione digitale, la transizione energetica, il passaggio dall’auto endotermica all’auto elettrica”.

Il riferimento è al settore della siderurgia, dell’elettrodomestico, dell’automotive e dell’installazione di impianti.

In Brianza preoccupa il settore dell'automotive

“Per quanto riguarda il nostro territorio di competenza, quello delle provincie di Monza e Lecco, ci preoccupa in particolare il settore dell’automotive” continua Vacca. “Pur non essendo presenti produttori diretti di autoveicoli, una parte consistente della componentistica viene prodotta da aziende del nostro territorio (77 su Lecco e 195 su Monza Brianza) per un totale di circa 3.000 addetti (1570 su Lecco e 1595 su Monza Brianza)”.

“È chiaro che se la transizione dal motore endotermico al motore elettrico non verrà affrontata con la dovuta attenzione il risultato, soprattutto per l’occupazione, potrebbe avere risultati drammatici” spiega il Segretario dei metalmeccanici della CISL. “Questo è un rischio che i Sindacati di categoria evidenziano da molto tempo. La scadenza del 2035 sembra lontana ma in realtà 12 anni sono pochissimi. È assolutamente necessario che fin d’ora il nostro sistema industriale e il Ministero che se ne occupa direttamente comincino a mettere in campo provvedimenti straordinari che possano aiutare la transizione, da un lato attraverso la formazione, elemento fondamentale per il reskilling dei lavoratori, e dall’altro con un’attenzione particolare al sistema di ammortizzatori sociali che rischia di non essere adeguato rispetto alle condizioni che dovremmo affrontare”.

La Cgil: "Servono politiche industriali e finanziamenti pubblici e privati"

“Questo è uno sciopero che rivendica la necessità di rimettere al centro il lavoro dell’industria metalmeccanica – afferma Pietro Occhiuto Segretario Generale della Fiom Cgil Brianza – e che parla tanto del sistema produttivo brianzolo e delle sue eccellenze”.“La stragrande maggioranza delle industrie metalmeccaniche brianzole – prosegue Pietro Occhiuto - sono parte di settori produttivi strategici del Paese, si va dalla microelettronica, al settore dell’automotive e dell’elettrodomestico, e per valorizzare questo patrimonio chiediamo che ci siano politiche industriali e finanziamenti pubblici e privati. Abbiamo necessità che si aprano tavoli di confronto reali per definire piani di sviluppo dei vari settori”.

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