Besana: avvelenato dai funghi, oggi l'ultimo saluto a Davide Vismara
La cerimonia avrà inizio alle 14,15, nella chiesa di Villa Raverio. La moglie Paola è ancora ricoverata all'ospedale di Desio. E' in prognosi riservata
Saranno celebrati questo pomeriggio i funerali di Davide Vismara, il 79enne deceduto lunedì mattina a causa di un avvelenamento da funghi. La cerimonia avrà inizio alle 14,15, nella chiesa parrocchiale di Villa Raverio. La moglie Paola, un anno più giovane, è ancora ricoverata all'ospedale di Desio. E' in prognosi riservata e le sue condizioni permangono critiche.
Il calvario iniziato venerdì
Il loro calvario era iniziato venerdì. La sera prima, nella loro casa di via don Zonca a Villa, i coniugi avevano cenato con i funghi raccolti davanti all'ospedale di Carate. Tra questi si nascondeva con tutta probabilità un "Amanita falloide", tra i più pericolosi esistenti in natura per l’elevata tossicità. Capaci di trarre in inganno anche un esperto come il pensionato besanese perché simili nelle fattezze ai prataioli.
Venerdì mattina i primi sintomi gastroenterici divenuti con il passare delle ore sempre più forti. Tanto da spingerli a rivolgersi al Pronto soccorso caratese. I medici che avevano escluso da subito un episodio virale per l’assenza di febbre. Una volta ricevuti gli esiti degli esami del sangue, davanti ai valori fuori dalla norma, avevano subito capito che si trattava di un caso di avvelenamento. Confermato poi dalle analisi effettuate al centro specializzato antiveleni.
Il trasferimento in due strutture diverse
Davide e Paola Vismara erano stati trasferiti d’urgenza in due diverse strutture: la donna a Desio, il marito al Policlinico di Milano, dove è morto lunedì mattina dopo tre giorni di agonia.
«Vivevano in simbiosi, erano una coppia bellissima e inseparabile», assicura chi ben li conosceva.
Fatale l’intossicazione da funghi che ha riportato alla memoria quanto accaduto al brioschese Francesco Donchi. Nell’ottobre del 2010 il pensionato ingerì dei chiodini raccolti nel giardino di casa. Tra quelli commestibili si nascondeva anche in quel caso una amanita falloide che ne provocò il decesso dopo undici giorni di ricovero.