Basta profughi per la cura del verde. La Cgil: "La scelta della Regione, un atto grave"

Basta profughi per la cura del verde. La Cgil: "La scelta della Regione, un atto grave"
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Basta profughi per la cura del verde. La Cgil: "La scelta della Regione, un atto grave".

Basta profughi per la cura del verde. La Cgil: "La scelta della Regione, un atto grave"

Dopo il via libera dal Pirellone alla mozione presentata dalla Lega su manutenzione del verde, decoro urbano e utilizzo dei richiedenti arrivano i primi commenti da parte della Cgil e del Movimento 5 Stelle. Il documento, lo ricordiamo, è stato presentato da Federica Epis e sottoscritto da sette colleghi di partito (tra loro il capogruppo Roberto Anelli e il vicecapogruppo Andrea Monti) con la richiesta di privilegiare i Comuni che facciano ricorso a disoccupati italiani e che che vengano tutelate le forme di professionalità del settore florovivaistico.

La Cgil Lombardia commenta così questa decisione:

“La maggioranza del consiglio regionale ancora una volta si impone sulle scelte degli enti locali e lo fa strumentalmente con la scelta di non favorire i processi di inserimento e integrazione di persone che provengono da contesti di persecuzione, di violenza, dopo pericolosi viaggi per arrivare in Italia. Altro che falsi profughi!!!

Le attività di utilità sociale svolte dai richiedenti asilo non sostituiscono il lavoro normalmente svolto: si tratta attività di affiancamento ai lavoratori impegnati in tali attività, tese all'apprendimento di esperienze e professionalità spendibili in futuro.

La scelta della Regione non ci sorprende visto che il Decreto Salvini ha modificato sostanzialmente le norme precedentemente in vigore che consentivano ai richiedenti la protezione internazionali di frequentare i corsi di formazione professionale.
Discriminare i richiedenti asilo e le persone in difficoltà per curare il verde pubblico utilizzando strumentalmente il tema delle competenze, è un atto grave.

Da una parte si rivendica autonomia, dall’altra questa maggioranza regionale continua nella sua opera di centralizzazione delle scelte, soprattutto quando si tratta di imporre scelte politiche discriminatorie”.

 

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