Malumori in Aula

Dopo la condanna del Tribunale, il Comune pagherà l'architetto

Al centro, la mancata realizzazione del Museo alla Memoria in piazza Trento e Trieste a Monza

Dopo la condanna del Tribunale, il Comune pagherà l'architetto
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Via libera del Consiglio Comunale di Monza - ma con qualche brontolio proveniente da entrambi gli schieramenti - al pagamento dell’indennizzo dovuto, secondo quanto stabilito da una sentenza del Tribunale, all’architetto Domenico Delfini, il progettista che all’inizio degli anni Duemila vinse il concorso internazionale indetto dall’allora sindaco di centrosinistra Michele Faglia per il rifacimento del centro storico.

Via libera al pagamento

Quindicimila euro compresi interessi (a fronte dei 120mila che aveva chiesto Delfini) che il palazzo di piazza Trento e Trieste deve versare all’architetto toscano per l’"indebito arricchimento dell’ente" in merito al progetto del mai realizzato Museo alla Memoria dei Caduti. Una sentenza datata fine ottobre, ma approdata in Consiglio Comunale solo lunedì, dopo il parere favorevole dei revisori dei conti.

La discussione in Aula

Dopo la breve illustrazione dell’oggetto da parte dell’assessore ai lavori pubblici Marco Lamperti, i consiglieri tanto di maggioranza, quanto di minoranza hanno espresso le proprie rimostranze rispetto a una vicenda che, come ha osservato l’esponente della Lega Simone Villa, "sta perseguitando le amministrazioni degli ultimi 15 anni".

La perplessità dei Consiglieri

Da parte sua il consigliere Stefano Galli (Fratelli d’Italia) ha fatto notare come il debito - frutto di una sentenza di fine ottobre - avrebbe dovuto essere portato in Aula ben prima. Critico anche l’intervento del consigliere di Forza Italia Massimiliano Longo che, guardando al passato, ha puntato il dito contro l’intervento in sé, dicendosi "rammaricato per il taglio degli alberi avvenuto nel momento in cui il progetto aveva preso il via".

Critica anche la maggioranza

Nemmeno i consiglieri di maggioranza hanno risparmiato stoccate. Michele Erba (Pd), dopo un duro attacco nei confronti dell’architetto (poco apprezzato dal destinatario che ha annunciato probabili provvedimenti), ha stroncato senza riserve il progetto. "Che tutto ciò sia da monito per evitare che si ripetano errori", ha suggerito.

Il capogruppo dem Angelo Imperatori ha infine tenuto a mettere i puntini sulle «i» rispedendo al mittente le accuse mosse nei confronti dell’ex sindaco Faglia: "E’ vero che il progetto è partito quando amministrava lui, ma è anche vero che l’idea del Museo della memoria, oggetto della sentenza del Tribunale, risale al 2009 quando alla guida della città c’era tutt’altra Amministrazione".

La vicenda

Con l’ok da parte del Consiglio comunale al pagamento dell’indennizzo si è dunque messa la parola fine ad almeno una delle vicende giudiziarie nate intorno al maxi progetto di riqualifica del centro storico. In particolare i 14mila euro (che diventano 15mila con interessi) da erogare all’architetto Delfini sono legati alla progettazione preliminare del Museo alla Memoria dei Caduti (mai realizzato) che avrebbe dovuto sorgere all’interno del Monumento di piazza Trento e Trieste.

Il progetto del Museo della Memoria

Il progetto preliminare dell’area espositiva era stato approvato con delibera di Giunta nel 2010 e inserito nel Piano triennale delle opere pubbliche 2009-‘11, con tanto di stanziamento a bilancio per un importo di 1 milione 300mila euro per la realizzazione dell’opera.

Il braccio di ferro

A giugno 2015 il progettista aveva emesso e trasmesso al Comune la fattura elettronica con la quale aveva reclamato il pagamento di 120.103,37 euro "a titolo di compenso per le prestazioni professionali espletate, senza peraltro ricevere alcuna contestazione a riguardo". Intanto il tempo passava e il progetto continuava a essere previsto dalle Amministrazioni che si sono succedute.

La decisione del Tribunale

Solo che l’architetto non si è mai visto corrispondere la somma richiesta e così ha preso il via un braccio di ferro giudiziario con il Comune che ha respinto le pretese avversarie definendo l’azione "inammissibile".

Il giudice ha però dato ragione al progettista, sottolineando come "sia incontestabile che l’Amministrazione si sia avvantaggiata dalla prestazione resa dall’architetto, o per lo meno lo sarà, visto che l’ente ha predisposto atti di previsione e programmatici in vista di una futura realizzazione del progetto".

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