Verso il voto

Elezioni Regionali, l'intervista al candidato Pierfrancesco Majorino "Con me si potrà attuare il vero cambiamento"

Faccia a faccia con il candidato del Centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle

Elezioni Regionali, l'intervista al candidato Pierfrancesco Majorino "Con me si potrà attuare il vero cambiamento"
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intervista di Sergio Nicastro 

L’incrocio delle agende non è stato, francamente, facile, ma per chi sta facendo il giro in lungo e largo della Lombardia è assolutamente comprensibile. E anche l’ultimo «ostacolo» (lo spostamento dalla redazione di Rho di Settegiorni all’auditorium rhodense dove era in programma un dibattito elettorale) è facilmente superabile. Una volta seduti uno di fronte all’altro a rompere il ghiaccio è lo stesso candidato governatore del Centrosinistra con una di quelle domande che denotano la voglia di abbattere le barriere: «Possiamo darci del tu?». E dal «tu» parte la nostra intervista con Pierfrancesco Majorino, 49 anni, dal 2019 parlamentare europeo, ma con alle spalle esperienze amministrative (dal 2011 al 2019 è stato assessore del Comune di Milano) e una generale passione per la politica nata ben prima di quando, nel 2004, divenne segretario milanese degli allora Ds, ma risalente al periodo scolastico. Il passaggio a governatore della più importante Regione d’Italia non è né semplice né scontato, Majorino lo sa, ma anche per questo ha «solo» cercato di moltiplicare gli sforzi.

Majorino, nelle ultime settimane i sondaggi hanno fornito gli scenari più disparati circa le prospettive di vittoria. Crede nei sondaggi?
«Io credo a una cosa e cioè che due mesi fa nessuno avrebbe immaginato che noi fossimo in partita. Diciamoci la verità, la domanda allora sembrava chi arriva secondo tra me e Letizia Moratti. Oggi, ce lo confermano i sondaggi, ma soprattutto la sensazione che emerge dal contatto con la gente, è evidente che è sfida a due tra me e Fontana. Letizia Moratti non ha oggettivamente alcuna possibilità di farcela e io sento un buon clima crescente. Fino all’ultimo lotteremo per farcela, sapendo, e non lo scopriamo oggi, che è difficilissima, però la partita è aperta e io mi sento in campo».

Qualcuno, considerata la sua posizione, potrebbe dire “ma chi gliel’ha fatto fare...”
«Beh, la voglia di cambiamento in questa Regione. Ero ben consapevole della montagna che avremmo dovuto scalare e anzi, diciamoci la verità, quando ho accettato il clima era ben diverso. Oggi c’è una coalizione in campo decisa, determinata, desiderosa di fare bene e io ci sono con convinzione perché penso che Regione Lombardia meriti un cambiamento nettissimo: sulla sanità, sui trasporti, sul sostegno alle imprese».

Un sindaco brianzolo, candidato per la sua lista, mi ha detto che “la bellezza del messaggio di Majorino è di non aver creato la solita civica, ma un tentativo di civismo per offrire agli elettori di Centrosinistra delusi dai partiti un possibile punto di riferimento”. Era l’obiettivo che si era posto?
«Io credo che sia proprio la fotografia dell’operazione politica che abbiamo fatto, consapevoli che oggi i partiti assolutamente non bastino. C’è bisogno di mettere in campo una squadra che nasce da percorsi civici e di portarla al governo della Lombardia. Ci tengo a dire che non è tanto un’operazione elettorale, ma l’idea di governo regionale che abbiamo in mente. Io penso che la Regione debba stare fuori dal palazzo nel rapporto con le comunità locali. Questo è il vero punto: la Regione si è rinchiusa nel Palazzo con un utilizzo del potere assolutamente autoreferenziale da parte della Destra e io penso, invece, che ci sono tante energie diffuse nella società e che per affrontare al meglio i tanti problemi esistenti è bene averle a bordo con grande determinazione».

Dopo le precedenti interviste con Letizia Moratti e con il presidente Fontana, è cresciuta in me la confusione sullo stato della sanità lombarda: siamo ancora un punto di riferimento nazionale, con tantissimi non lombardi che vengono qui per curarsi, o una realtà composita in cui accanto alle eccellenze ci sono anche diversi problemi?
«Lo stato della sanità lombarda è ad esempio quella sala strapiena di ieri (sabato, ndr), a Menaggio con una comunità di cittadini anche di Destra indignati con Regione Lombardia per come è intervenuta a sostegno del proprio ospedale. Oppure sono le liste d’attesa che fanno sì che le persone debbano pagare per vedersi curare, una cosa inaccettabile nel Paese del Servizio sanitario nazionale. Questo vuol dire che non ci sono ospedali eccellenti o grandi professionisti? Assolutamente no. Ci sono ospedali eccellenti, pubblici e privati che vanno solo ringraziati, e grandi professionisti, anche nella sanità privata che grazie al cielo fanno del grande lavoro. E’ mancata una politica pubblica eccellente e questo è un prezzo che pagano le persone e questo è stato determinato dal fatto che Letizia Moratti e Fontana non si siano occupati veramente del problema delle liste d’attesa o della carenza dei medici di base».

Altro tema attualissimo è quello dei trasporti e anche in questo caso l’impressione è che la Lombardia viaggi a due velocità. Cosa ne pensa? E cosa ne pensa della proposta di Moratti di fare una gara per l’affidamento della gestione di Trenord?
«Penso che Trenord vada ribaltata nella sua gestione e vada rafforzata come azienda. Se partiamo dalla gara partiamo dalla coda, e metterla a gara oggi rischia di favorire un processo di privatizzazione di cui francamente non ne sentirei il bisogno. Alla gara si può arrivare, ma prima rafforziamo l’azienda, ribaltiamone la gestione dal momento che è stata amministrata malissimo e la politica deve assumersene la responsabilità e non scaricarle. La Destra in questi anni cosa ha fatto mentre il trasporto pubblico diventava così poco dignitoso per i pendolari? Niente. Ci vogliono una politica diversa con Rfi e gli investimenti. Ci sono risorse europee e il Pnrr che, però, la Regione non sta usando per potenziare il trasporto pubblico».

Secondo lei quale è l’errore più grave degli ultimi anni di governo?
«La totale assenza di una politica volta a reperire più risorse europee a sostenere il lavoro e le imprese e il negazionismo sulla questione ambientale. Questi sono i due fronti. Il negazionismo sul fronte climatico, il fatto che dici che non c’è il problema si riflette nel mancato sostegno al trasporto pubblico e alle politiche sulle energie rinnovabili. Purtroppo gli esempi negativi sono molti. Anche il fatto che non si sia intervenuti su Aler quando c’erano 15mila case vuote di proprietà regionale. Detto tutto questo, la mia è una sfida per il futuro. Io non sono qui a dare i voti a Fontana, ma a cambiare le cose per il futuro della Lombardia e ci tengo molto. E’ una sfida costruttiva. La critica che faccio, la denuncia che faccio non è il fine della politica, è la fotografia. Ma io voglio cambiare le cose».

Completi questa frase: «La Lombardia è...»
«La Lombardia che ho in mente è giusta e in movimento. E’ una Regione che deve tornare ad andare alla velocità che merita e deve essere più giusta sul piano delle politiche per le persone».

Perché Fontana l’ha definita un estremista?
«Perché ha paura di perdere e mi mette addosso questa etichetta. E quindi cerca in questo modo di mobilitare il suo elettorato, ma è un escamotage dialettico che lascia il tempo che trova. Tra l’altro gli ricordo che i secessionisti sono a casa sua, non a casa mia. Io sono uno che ha fatto per otto anni l’assessore ai Servizi sociali, mi sono occupato di servizi per le persone con disabilità: su quello sono estremo nella critica alla Regione. Mi sono occupato di disabili e anziani non autosufficienti e la Regione non ci ha mai aiutato».

Quanto c’è bisogno di cambiare in Lombardia?
«Tantissimo. Lo dice la gente che è in lista d’attesa in sanità, o i treni di Trenord indegni. Tuttavia, si deve essere anche molto speranzosi, l’intensità della mia critica è anche di chi porta la speranza per una Regione, intesa come Istituzione e come terra, che ha tutti gli strumenti e le energie per poter cambiare bene»

Bisogna votare Majorino perché?
«Perché con me si cambia e perché io riavvicino l’Istituzione regionale alle persone».

«La Lecco-Bergamo è prioritaria, ma la Regione ha messo briciole. Se sarò eletto presidente non farò la tratta D di Pedemontana»

Una delle questioni più dibattute affrontate con il candidato governatore Piefrancesco Majorino riguarda le infrastrutture e, in particolare, tre opere sulle quali si è innescato un dibattito politico e sociale a dir poco veemente: la Lecco- Bergamo, voluta da quasi tutti ma dal futuro non ancora delineato, la Pedemontana, in particolare la tratta D contro la quale il fronte degli oppositori cresce sempre di più col passare del tempo e la Bergamo-Treviglio.

Sulla Lecco-Bergamo è in atto una accesa discussione. Arriveranno i soldi per completarla e quando?
«La Lecco-Bergamo è uno dei nodi importanti della comunicazione a livello lombardo. E’ necessario insistere con Anas e Ministero perché venga finanziato il lotto bergamasco, oggi dominato da code continue e traffico pesante. Sarà uno dei banchi di prova per dimostrare quanto il Ministro Salvini è capace di passare dalle parole (tante) ai fatti (pochi). La Lecco-Bergamo è una infrastruttura fondamentale per il collegamento tra i due territori. Chi si muove in macchina da Lecco necessariamente si muove su quella strada, traffico pesante in primis e idem da Bergamo. Comunque Regione Lombardia avrebbe un ruolo fondamentale per questa opera, ma ad oggi purtroppo ha messo solo briciole, 9 milioni su 119 segno dello scarso interesse per le infrastrutture fondamentali. Banalmente la Provincia di Lecco ne mette 22 di milioni per l'opera...»

Non si può non parlare di Pedemontana: nel Vimercatese è in corso una rivolta (trasversale) sulla Tratta D, ma l'impressione è che la mobilitazione possa servire a poco a fronte di un progetto calato dall'alto. Come è la situazione?
«La Tratta D è ancora tutta da definire e sarà fondamentale in questo senso la volontà politica del committente, cioè la Regione Lombardia. Io in qualità di futuro presidente ho già detto chiaramente che per me quella tratta non si deve fare. E anche il resto dell'opera andrà ripensata: nasce vecchia e oggi è totalmente superata».

Per la realizzazione dell’autostrada Treviglio-Bergamo la Regione ha stanziato 130 milioni, e al momento è aperta la gara d'appalto. Che prospettive ci sono?
«Voglio essere chiaro. Gli amministratori comunali bergamaschi del Centrosinistra coinvolti dall'autostrada Bergamo-Treviglio hanno già espresso la loro contrarietà all'opera chiedendo a Regione di utilizzare i 130 milioni di euro pubblici per l'adeguamento della viabilità esistente. E’ quello che faremo. Subito»

La questione della Villa Reale di Monza

Quale potrebbe e dovrebbe essere il futuro della Villa Reale di Monza per poterne sfruttare tutto il suo enorme potenziale?
«La Villa Reale e tutto il complesso del Parco di Monza rappresentano un bene composito, complicato, ma proprio per questo un rapporto virtuoso tra enti locali risulta più che in altri contesti fondamentale. La lunga vicenda del Masterplan, oltre a una fase partecipativa completa, deve includere un'apertura sul futuro: occorre infatti lanciare subito una riflessione sulla Fase 3 dell'Accordo di Programma, sulle progettualità e sulle fonti di finanziamento che dovranno integrare le risorse già messe in campo. L'obiettivo è certamente il progressivo recupero e la valorizzazione di tutti i beni che sono inclusi nel perimetro del Parco».

Linea Como-Lecco

E' concreta la possibilità dell'elettrificazione della tratta Como-Lecco?
«L'elettrificazione della tratta Como-Lecco è inclusa nel Pnrr. È già stato finanziato l'intervento per circa 80 milioni e si attende il progetto definitivo per metterlo a gara. Compiti in carico al gestore della rete RFI, quindi FS. E’ necessario estendere l’intervento di elettrificazione anche della tratta che da Molteno va fino a Monza, visto che una parte della tratta interessa anche comuni in cui passa il Besanino (linea S7). Questo intervento assieme alla Como-Lecco sarebbe ovviamente un importante risultato per il superamento dei treni a diesel. E’ necessario però porsi l’obiettivo al 2026. Oggi sulla linea non ci sono treni per intere ore nei giorni feriali e non è previsto servizio la domenica. In agosto e per le festività il servizio, già ai minimi termini, viene pure ridotto. E’ un servizio chiaramente insufficiente per un territorio che ha bisogno di alternative per sfuggire al traffico stradale tra i maggiori centri delle province di Como e Lecco e chiede da anni un collegamento rapido dalla Brianza verso il Canton Ticino, dove in tanti lavorano. L’elettrificazione è un risultato concreto. Occorre rendere concreto che lì passino i treni da prendere. L’obiettivo deve essere un treno ogni ora nelle fasce più tranquille e un treno ogni 30 minuti negli orari di punta».

«E’ possibile eliminare la barriera di Agrate della Tangenziale Est»

C'è la possibilità o meno di eliminare la barriera della Tangenziale Est di Agrate-Carugate?
«Si. È necessario ripensare completamente l'asse della Tangenziale Est, anche come conseguenza della messa in discussione di Pedemontana, opera che anch'essa sarà necessario rivedere innanzitutto eliminando la tratta D Breve, come chiedono i sindaci del territorio. Poi bisognerà realizzare i collegamenti mancanti tra la Est e la A4. In questo nuovo assetto è naturale che quel casello non abbia più senso di esistere».

Guida al voto del 12 e 13 febbraio

Intanto di seguito proponiamo una piccola ma esaustiva guida al voto per le prossime elezioni regionali:

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