Gori verso la Regione 100 tappe per ascoltare i territori. Ecco il VIDEO

"Non prendo in considerazione la sconfitta, il gap è assolutamente colmabile".

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Gori verso la Regione 100 tappe per ascoltare i territori. Il candidato per il centrosinistra si presenta.

Politico e imprenditore di successo

Ascoltare i territori. E’ questo l’obiettivo di Giorgio Gori, 57 anni bergamasco, sposato con Cristina Parodi e padre di tre figli, Benedetta, Alessandro e Angelica, primo cittadino di Bergamo e candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia. Un passato eccellente in tv, direttore di Canale 5 fino al 2001 e poi produttore di successo in Magnolia. Nel 2011 l’inizio di una nuova sfida, quella politica. Grande comunicatore intende costruire un dialogo con le popolazioni e affrontare i problemi concreti dei singoli territori.

Intervista

Martedì scorso ha iniziato il suo viaggio in Lombardia dall’Alta Valtellina. Cosa rappresenta il progetto «Gori 100 tappe»?
«La Valdidentro è stata la prima tappa di un percorso di ascolto dei territori. Più di cento eventi, venticinque dei quali organizzati in luoghi dove nelle ultime elezioni il centrosinistra è rimasto qualche passo indietro. Incontrare le persone e recuperare il consenso al di fuori dei grandi centri urbani è prioritario. Non si tratta di una scelta politica legata al Pd, ma di un percorso di ascolto e valorizzazione del locale».
Con questo obiettivo sono nati oltre 250 Comitati spontanei con ben 2.000 volontari disseminati in tutta la Regione. Si aspettava una risposta simile in pochi mesi dalla sua candidatura?
«Assolutamente no, si tratta di persone che hanno trovato nei Comitati un luogo di aggregazione e la possibilità di darsi da fare. Sono stupito della grande risposta e confido che ognuno di loro possa essere un vettore di convincimento. Oggi i Comitati vivono sulla rete con una piattaforma per la condivisione contenuti, ma saranno fondamentali anche nell’attività divulgativa. La carta vincente? Il semplice passaparola e la trasparenza».
Lei ha detto che questa Regione non ha strategia: come giudica l’operato dell’attuale governatore?
«Possiamo definirla una strategia di “galleggiamento”, a eccezione della riforma sulla sanità non ricordo cosa abbia fatto la Regione in questi anni. Tanti bandi e conferenze stampa, ma nulla di incisivo. Intanto la macchina regionale ha perso efficienza: imprese, associazioni e Comuni lamentano una grande difficoltà a dialogare con la Regione e lamentano grandi impedimenti burocratici. Dobbiamo ricordare che la Lombardia ha straordinarie potenzialità a partire proprio dai suoi imprenditori che sono strepitosi. Purtroppo oggi non cresce e non genera ricchezza così come dovrebbe. Emilia Romagna e Veneto ci stanno davanti, perché la Regione non ha colto il suo ruolo e non siamo cresciuti in modo omogeneo».
Lei cosa suggerisce?
«Di ascoltare i territori. Vediamo sempre i valori medi, invece esistono fasce di popolazione in evidente crisi e territori del sud della regione in difficoltà quanto le aree alpine».
La Riforma della Sanità: bocciata o promossa?
«La Riforma è sostanzialmente condivisibile e la qualità del servizio è buona. Soprattutto l’idea di deospitalizzare la sanità lombarda. La sua realizzazione è pessima. Confusa, affrettata, è stata in grado di mettere in grande difficoltà la rete di Medicina generale, un servizio basilare per i territori».
Accanto ai Comitati, la sua candidatura si avvarrà di due liste civiche: la lista Gori e “Autonomia e Territori”...
«Quando ho detto che serve maggiore autonomia dalla Regione, penso a dar voce a quei bisogni per smontare il centralismo regionale, che è come quello statale. Quando si chiede autonomia allo Stato bisogna essere coerenti e darla anche agli enti locali. Ogni territorio ha le sue specificità e i suoi bisogni noi siamo pronti ad ascoltarli».
La sinistra di “Liberi e Uguali”, con leader nazionale Pietro Grasso, pare voglia candidare Onorio Rosati. E’ ancora possibile una collaborazione?
«Per quanto riguarda la sinistra il discorso non è chiuso. Parlerò con Grasso. Il sistema elettorale non consente accordi del dopo. Qui o si vince o si perde. Tutti. Abbiamo idee comuni e il programma lo si costruisce insieme».
I sondaggi danno favorito Maroni. Cosa ne pensa?
«Non prendo in considerazione la sconfitta, il gap è assolutamente colmabile e possiamo farlo direttamente sui territori».
In corsa ci sarà anche il pentastellato Dario Violi. E’ un avversario pericoloso?
«Mi sembra un bravo ragazzo, una persona per bene non in linea con il populismo dei 5 Stelle. Poi ci mette impegno quindi lo salvo».

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