Seveso

"Minoranza zittita o silenziata", i consiglieri scrivono al Prefetto

La lettera è firmata dai consiglieri Giorgio Garofalo e Gianluigi Malerba secondo i quali, durante la seduta del Consiglio comunale del 16 aprile scorso a Seveso, sarebbe mancata "l’effettiva possibilità per i consiglieri di minoranza di partecipare, di proporre, di dibattere" sul tema del 25 aprile.

"Minoranza zittita o silenziata", i consiglieri scrivono al Prefetto
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Una lettera al Prefetto per chiedere un incontro a seguito di quanto accaduto durante il Consiglio comunale di martedì 16 aprile a Seveso. E' quella che hanno scritto i consiglieri di minoranza Giorgio Garofalo e Gianluigi Malerba secondo i quali durante la seduta sarebbe mancata "l’effettiva possibilità per i consiglieri di minoranza di partecipare, di proporre, di dibattere" su un tema "importante e di urgente attualità" come quello del 25 aprile.

"Minoranza zittita o silenziata", i consiglieri scrivono al Prefetto

Nella lettera al Prefetto Patrizia Palmisani i due consiglieri chiedono, in sede di un possibile incontro, di poter "approfondire l’accaduto e trovare una soluzione":

"Ci rivolgiamo a Lei per la tutela dei nostri diritti di consiglieri comunali che vorrebbero partecipare. In consiglio comunale l’unico strumento che abbiamo è la parola, se questa ci viene tolta non ci rimane niente e ci chiediamo se abbia ancora senso partecipare alle sedute".

Ma cosa è accaduto durante il Consiglio Comunale?

Secondo quanto riportato nella lettera idnirizzata al Prefetto nel corso delle seduta "in diverse occasioni, la minoranza è stata zittita o silenziata. Tutto ciò per impedire ai consiglieri di minoranza di discutere di un tema importante e di urgente attualità (la celebrazione del 25 aprile) e, più in generale, in relazione ad argomentazioni evidentemente non gradite alla maggioranza e, per questo motivo, a loro avviso degne di essere censurate".

I consiglieri Garofalo e Malerba spiegano poi nel dettaglio i momenti più "critici", durante i quali sarebbe stato loro impedito di parlare:

"Dopo una comunicazione della sindaca, al consigliere di minoranza Giorgio Garofalo è impedito di parlare fino a quando – dopo alcuni minuti –, lo stesso si richiama all’articolo 65 comma 3 del regolamento del consiglio comunale che, sulle comunicazioni, afferma che “può intervenire, per associarsi o dissentire, un Consigliere per ciascun Gruppo, per non più di cinque minuti”. Una volta presa la parola però, il presidente del consiglio lo interrompe nuovamente e il consigliere può concludere il suo intervento solo a fatica (tema: urbanistica)".

E ancora:

"Dopo l’appello dei presenti, il consigliere di minoranza Gianluigi Malerba chiede la parola per una comunicazione sul 25 aprile e il presidente del consiglio si rivolge a lui dicendo “che c’è? Cosa deve fare?” e non gli dà la parola. A quel punto, fuori microfono il consigliere Malerba chiede nuovamente la parola e il presidente gliela nega non rispettando una prassi consolidata. Seguono proteste da parte dei consiglieri Garofalo e Malerba e, successivamente, urla e insulti da parte di alcuni componenti della maggioranza: nella confusione si distinguono in maniera inequivocabile da parte dell’assessore _omissis_ urla come “fascista!”, “sei un giullare” e “scrivi al prefetto” nei confronti di Garofalo e “le solite …ate di sinistra” da parte di un altro componente di maggioranza nei confronti del consigliere Malerba".

Alcuni cittadini abbandonano l'aula

A quel punto, spiegano i due consiglieri di minoranza, "alcuni cittadini presenti in consiglio abbandonano l’aula in segno di protesta" e "successivamente, altri interventi dei consiglieri Garofalo e Malerba sono resi difficoltosi dagli interventi fuori microfono di consiglieri di maggioranza". Ad esempio:

"In occasione di una dichiarazione di voto, il presidente del consiglio toglie la parola al consigliere Garofalo perché non riteneva valida l’argomentazione a supporto della dichiarazione stessa - si legge nella lettera al Prefetto. A seguito delle proteste del consigliere, il presidente afferma “Lei è tutta la sera che viola il regolamento… non faccia il bambino… lei sta facendo del vittimismo ridicolo… si sta ricoprendo di ridicolo facendo del vittimismo”. A quel punto Garofalo si appella al segretario comunale, ma purtroppo anche il segretario non è stato di supporto".

"Per comprendere appieno la gravità della scelta del presidente di togliere la parola ai consiglieri di minoranza (spegnendo il microfono) - sottolineano Garofalo e Malerba nella lettera - è utile ricordare che, dopo la pandemia, il consiglio è seguito dai cittadini soprattutto via streaming e che spegnendo il microfono non solo non c’è alcuna traccia dell’audio, ma anche il video esclude automaticamente il consigliere dallo schermo proponendo un primo piano al presidente del consiglio perché è l’unico con il microfono rimasto accesso: l’effetto, come evidente, è la completa esclusione del consigliere di minoranza e la conseguente censura: il cittadino da casa può ascoltare esclusivamente la replica del presidente".

"Infine - rimarcano i consiglieri -  sullo stesso punto, il consigliere Garofalo al momento del voto nominale prende la parola per affermare: “Vorrei fosse messo a verbale che non parteciperò al voto perché non mi è stato concesso di fare la dichiarazione di voto”, senza riuscire peraltro a esprimere il concetto perché il presidente decide di spegnere il microfono dopo le prime parole. Tanto che il segretario, mentre il consigliere Garofalo esce dall’aula, afferma “quindi non ha votato: assente”, senza prendere nota delle motivazioni che il consigliere aveva chiesto di mettere agli atti".

"Ci rivolgiamo a Lei per la tutela dei nostri diritti di consiglieri comunali"

Una situazione tesa dunque che ha portato i due consiglieri di minoranza a rivolgersi direttamente al Prefetto:

"Riteniamo che questa relazione metta chiaramente in evidenza le modalità con le quali si è scelto di gestire il consiglio comunale del 16 aprile 2024, di fatto annullando la possibilità di partecipazione da parte della minoranza. Il presidente, lontano dall’assumere il ruolo di garante dei consiglieri comunali, ha limitato lo spazio di intervento delle minoranze e reso difficoltoso il dibattito. Nello specifico, in merito al tema del 25 aprile che ci è stato impedito di affrontare, avremmo voluto chiedere alla sindaca le motivazioni che hanno spinto l’amministrazione comunale a stravolgere il programma delle celebrazioni del 25 aprile 2024, ponendoci in maniera propositiva nel tentativo di unire la comunità in una data molto importante.

Ci rivolgiamo a Lei per la tutela dei nostri diritti di consiglieri comunali che vorrebbero partecipare. In consiglio comunale l’unico strumento che abbiamo è la parola, se questa ci viene tolta non ci rimane niente e ci chiediamo se abbia ancora senso partecipare alle sedute. Per scongiurare questa condizione, crediamo sia necessario ristabilire l’effettiva possibilità per i consiglieri di minoranza di partecipare, di proporre, di dibattere. Per questa serie di motivi, ci preme comunicarle la nostra più ampia disponibilità all’incontro per approfondire l’accaduto e trovare soluzione".

La questione del 25 aprile

A chiarire i dettagli della questione del 25 aprile in queste ore ci ha pensato anche la sezione locale dell'Anpi di Seveso secondo la quale il programma della manifestazione sul territorio sarebbe stato modificato "in senso riduttivo", annullando il tradizionale corteo cittadino ed "escludendo Anpi dagli interventi durante la cerimonia".

"Dopo un incontro preliminare avuto con l’Amministrazione comunale di Seveso l’11 aprile - si legge nella nota di Anpi -  in vista delle celebrazioni della Festa della Liberazione e con la successiva conferma alla ricezione del programma istituzionale inviato a tutte le Associazioni del territorio, riportiamo con rammarico la volontà dell’Amministrazione sevesina di modificare in senso riduttivo il rituale, sia annullando il sinora tradizionale corteo cittadino sia escludendo l’ANPI dagli interventi durante la cerimonia istituzionale. L’Amministrazione non ha confermato lo spazio di parola dedicato alla nostra rappresentanza per il discorso commemorativo. L’Anpi Provinciale, coinvolta dalla nostra sezione, ha provveduto ad allertare la Prefettura dello stravolgimento del programma istituzionale. ANPI sarà comunque in piazza con o senza il favore dell’Amministrazione" - fanno sapere dalla sezione cittadina.

Anpi prosegue rimarcando: " Ci sono stati in passato altri tentativi di censurare la nostra presenza in piazza che non sono andati a buon fine, grazie anche alla risposta pronta delle cittadine e dei cittadini che ben comprendono il valore non solo simbolico della Storia della nostra associazione e il messaggio Antifascista che diffondiamo. Forse si temono i contenuti legati alla Memoria e alla valorizzazione del ruolo che ebbe la lotta Partigiana nello sconfiggere il nazifascismo, forse si teme la nostra attività nel combattere il negazionismo e il revisionismo storico, nell’educare le future generazioni al valore della Libertà, della Democrazia e della Pace, il nostro agire per un mondo dove la guerra sia bandita, il nostro impegno nel difendere e applicare la Costituzione nata dalla Resistenza.
Ecco perché quest’anno è più che mai importante essere tutte e tutti insieme in piazza per ribadire con fermezza che il 25 aprile non è festa, non è celebrazione, non è rituale senza ANPI".

L'evento dell'Anpi

La sezione locale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia conclude invitando tutti i cittadini all’iniziativa organizzata per domenica 21 aprile.

"Alle ore 9,30 presso il centro polifunzionale di via Redipuglia ascolteremo la testimonianza dei familiari del Partigiano sevesino Luigi Bizzozzero e insieme ricostruiremo un pezzo della storia della nostra comunità".

(in copertina una foto d'archivio di un consiglio comunale a Seveso)

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