Pericolo per la salute

Amianto in Lombardia: Numeri e perchè è importante bonificare

Amianto in Lombardia: Numeri e perchè è importante bonificare
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Numerosi casi di tumori legati alla presenza dell’amianto e 10 milioni di metri cubi di questo materiale ancora da smaltire in Lombardia. Ma esiste un piano che ne prevede la rimozione totale entro il 2032, con misure immediate per monitorare e limitare i danni, e progetti per facilitarne lo smaltimento entro i tempi fissati.

Amianto e pericoli per la salute

L’esposizione all’amianto può provocare una forma di tumore altrimenti piuttosto raro, il mesotelioma maligno, che colpisce le membrane che rivestono gli organi interni. Colpisce, in percentuale, maggiormente gli uomini rispetto alle donne, e insorge dopo alcuni decenni dall’esposizione all’amianto. Secondo quanto riportato dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) il picco di casi di mesotelioma si avrà nel decennio 2020/2030, proprio in relazione al periodo di maggior uso dell’amianto, avvenuto tra gli anni ’70 e ’80 del ‘900, nell’industria (esposizione professionale, e/o passiva per le fibre trasportate dal posto di lavoro in altri luoghi) e nell’edilizia (esposizione ambientale). Il deterioramento dei manufatti in amianto, inoltre, ne determina la scomposizione in fibre sottilissime che si depositano nei polmoni e danno origine ad asbestosi o al tumore polmonare.

Dagli inizi del 2000 si stima che in Lombardia l’amianto sia stata la causa di oltre 7.000 casi di mesotelioma.

Attualmente, più di 4.500 cittadini ed ex lavoratori lombardi a rischio sono sotto sorveglianza sanitaria, con screening e prestazioni mediche ove necessario. Dal 2016 al 2019 sono stati riportati all’AIRC, come previsto per legge, i 1.091 casi di mesoteliomi e tumori polmonari registrati sul territorio; con preciso riferimento all’anamnesi completa del paziente e la possibile relazione della malattia con l’esposizione all’amianto. Dei report dei casi e delle statistiche si occupa il COR (Centro Operativo Regionale).

Dove veniva usato e dove è ancora presente l’amianto

Materiale isolante, ignifugo, fonoassorbente e resistente, venne ampiamente usato per le sue caratteristiche strutturali e per l’economicità, anche se la tossicità e la pericolosità era stata supposta già dal 1935. Conosciuto anche con il nome più tecnico di asbesto, o nella versione commerciale nota di fibrocemento (cemento-amianto) o il brevettato marchio Eternit, l’uso era molto diffuso, in diversi contesti e ambienti.

Sul fondo dei selciati, sui tetti, per le tubature, come isolante di strutture cementizie e pilastri, nelle canne fumarie, ma anche nelle assi da stiro, nei termosifoni, nei forni e altri elettrodomestici molto vecchi...Risalenti cioè a prima del 1994, quando l’ultimo manufatto contenente amianto uscì da una fabbrica per il mercato italiano.

Questa diffusione dell’uso dell’amianto e la sua resistenza ne rendono particolarmente difficile la totale eliminazione e bonifica. Per questo bisogna rivolgersi ad aziende specializzate e iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali: in Lombardia ci sono numerose realtà che si occupano della bonifica amianto a Milano e in tutta la regione.

Leggi e norme per la bonifica, lo smaltimento, la tutela di lavoratori e cittadini

Dal 1992 una direttiva CEE ne proibì l’estrazione e la commercializzazione, parallelamente a decreti che supportavano le aziende obbligate ad interrompere le lavorazioni, nonché misure di bonifica per strutture che lo avevano impiegato e smaltimento dei manufatti che lo contenevano.

Nel 1994, in Italia, la normativa contempla le regole per la rimozione, l’incapsulamento, la sovracopertura, la salute dei lavoratori che si occupano della bonifica. Nel 1999 si procede con un aggiornamento delle normative e, successivamente, si lascia alle Regioni la facoltà di emanare leggi regionali specifiche per definire ulteriori dettagli a riguardo.

La Lombardia, nel 2005 stila il PRAL (Piano Regionale Amianto Lombardia) con la definizione dell’obbligo e delle procedure da seguire per la bonifica del territorio regionale. Nel 2012 istituisce anche delle sanzioni in caso di mancata informazione degli Enti Territoriali della presenza di amianto in strutture edilizie.

Come si sta attivando la regione Lombardia: il piano per lo smaltimento dell’amianto

Al momento, la Lombardia è la seconda regione in Italia per lo smaltimento dell’amianto da luoghi pubblici e abitazioni private, seconda solo al Friuli Venezia Giulia.

Nel 2030, al massimo nel 2032/2033, dovrebbe raggiungere lo scopo della completa rimozione dell’amianto dal territorio regionale, secondo la relazione della Regione fornita all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dall'assessore regionale all'Ambiente Raffaele Cattaneo.

Un passo importante per raggiungere l’obiettivo è la definizione del "Piano Regionale di Azione", mirato ad individuare i siti in cui è ancora presente l’amianto, monitorare l’incidenza epidemiologica di tumori e altre patologie dovute all’amianto, ottimizzare l’eliminazione grazie alle metodologie di raccolta, all’erogazione di fondi per la rimozione (mentre per i rifacimenti il piano economico è ancora in fase di studio), e creando le strutture adatte.

In Lombardia sono presenti 2 discariche adatte allo smaltimento e probabilmente se ne realizzerà un’altra visto che, al momento, la quantità di amianto ancora da eliminare è calcolata in più di 10 milioni di metri cubi.

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