lavoro e sicurezza

Incidenti sul lavoro, una piaga che non si ferma: che cosa si può fare?

Dopo la tragedia di Brandizzo, abbiamo chiesto il parere dell’ingegner Matteo Vanoncini, da anni impegnato nel tema della sicurezza

Incidenti sul lavoro, una piaga che non si ferma: che cosa si può fare?
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Incidenti sul lavoro, la tragedia avvenuta a Brandizzo ha portato alla ribalta nazionale questo argomento. Prima e dopo la terribile scomparsa delle cinque persone nella stazione ferroviaria in provincia di Torino, l’attualità ha raccontato e continua a raccontare di morti e feriti, senza sosta. I sindacati si sono subito fatti sentire, scendendo in piazza ed invocando di nuovo maggiori procedure di sicurezza per i lavoratori, regole più severe e pene più rigide per punire i responsabili. La politica sembra aver recepito la necessità di intervenire e ora le istituzioni sono al lavoro per porre un freno a questa situazione complessa. Di certo c’è che ogni territorio è drammaticamente costellato di incidenti capitati a donne e uomini che si trovano sul loro posto di lavoro.

Incidenti sul lavoro, che cosa si può fare?

“Che cosa si può fare?” è la domanda chiave che ronza in testa a tanti. E non soltanto post Brandizzo, dal momento che l’allarme, sia a livello locale che nazionale, era già stato lanciato da parecchio tempo. Per cercare di fornire delle risposte ci siamo rivolti all’ingegner Matteo Vanoncini dello studio IngMV di Brivio, impegnato da diversi anni nel tema della sicurezza sul lavoro e relativa formazione.

Qual è il problema alla base?

A volte a creare problemi è il mancato rispetto delle procedure di sicurezza, troppo spesso prese alla leggera. Con questo non voglio fare nessun riferimento all’incidente di Brandizzo, ma si tratta di una valutazione che è figlia della mia esperienza in materia. Di conseguenza è importante sottolineare l’importanza di tali regole, da rispettare. Il punto di partenza dovrebbe essere un diverso approccio in materia da parte di tutte le figure dell’azienda, partendo dal datore di lavoro per arrivare al singolo lavoratore. In sostanza la sicurezza non deve essere vista come un insieme di regole e normative da seguire, a volte complicate e difficili, ma come tutela di ogni lavoratore.

Da dove crede sia utile iniziare?

Il primo passo è sicuramente effettuare una corretta analisi dell’azienda, che deve essere studiata nel dettaglio, perché non è possibile fornire soluzioni standard che tutti possono adottare. Al centro delle attività lavorative va messa la sicurezza dei lavoratori con un approccio specifico sulle criticità aziendali e individuare le misure correttive da adottare. Va fatta una fotografia dello stato dell’impresa, della documentazione, delle attrezzature e delle macchine, e capire i rischi aziendali.

Ci spieghi nel concreto come si dovrebbe agire…

Compresa la situazione toccherà poi all’elaborazione di un piano di miglioramento. Con questo intervento sarà fondamentale risolvere le criticità partendo dalle più gravi e urgenti. È necessario predisporre procedure specifiche e sicure per i lavoratori e allo stesso tempo anche semplici da attuare. Creare programmi formativi ad hoc per ogni lavoratore dovrebbe essere una priorità: questi dovranno avere una periodicità idonea, senza guardare soltanto le scadenze dettate dalla normativa.

Perché è importante affidarsi a tecnici qualificati?

Tutte le figure aziendali devono essere coinvolte nella sicurezza, la stessa deve diventare partecipata, non imposta dall’alto. È necessario affidarsi a tecnici qualificati che, conoscendo le norme, possano prendere per mano l’azienda accompagnandola in un percorso di crescita nell’ambito della sicurezza.

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