La moda è la nuova arte sincretica?

La moda è la nuova arte sincretica?
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L’evento Shein X Rock the Runway, organizzato dal celebre portale di e-commerce divenuto, negli anni, una vera e propria fashion house (o meglio, una factory, secondo una concezione fieramente artigianale del lavoro, anche se su scala molto più grande) mostra esattamente dove l’autorappresentazione della moda si sta dirigendo da qualche anno a questa parte. Appare ormai chiaro, infatti, che la semplice passerella non basta più a rappresentare la complessità e la stratificazione che una collezione di moda intende trasmettere.

La vocazione sincretica della moda è sempre esistita, ma nel corso del Ventesimo Secolo si è mossa perlopiù sottotraccia. Negli anni Duemila, invece, complici soprattutto la rivoluzione tecnologica e la diffusione della rete su scala globale, è emersa la necessità di dotare le sfilate di un apparato paratestuale molto più articolato, che giocoforza doveva prendere in prestito lacerti di altre arti. La musica in primis.

Appare dunque inevitabile che un brand come SHEIN, pienamente calato nella realtà del nuovo millennio, abbia intercettato questa necessità e organizzato uno spettacolo che è la quintessenza della multidisciplinarietà per presentare le sue nuove collezioni. Utilizziamo il plurale perché, oltre al brand “ammiraglio”, Shein propone i nuovi modelli di alcuni dei suoi rami principali come MOTS, Luvlette, Sheglam o Shein Curve. Ma come già accennato i motivi di interesse non risiedono soltanto nei contenuti dell’evento. Anzi: è semmai la forma a catturare l’attenzione.

Parliamo infatti di un evento diviso in due parti, la prima online e la seconda in presenza caratterizzata dall’apertura di un pop-up store a Parigi, in occasione della prossima Fashion Week. Il tutto sarà arricchito da performance musicali di artisti come Saweetie, The Chainsmokers, Darren Criss, Thuy, Willie Gomez, Riley Clemmons e Blu De Tiger, oltre a un concorso per giovani talenti e a iniziative a carattere filantropico. Altre performance artistiche faranno da corollario a quello che si preannuncia come un vero e proprio happening aggiornato all’era elettronica e digitale.

Basta questo a decretare la nascita – o meglio, l’affermazione – di una nuova arte sincretica, quasi centotrenta anni dopo la nascita del cinema? Forse no, ma si tratta comunque di un passo significativo per avvicinare il mondo della moda a quello delle altre arti, in un processo di ibridazione reciproca che non può che portare giovamento a tutti gli attori in causa. Soprattutto in un momento storico in cui l’arte – e a ben vedere anche la moda – non è tra le priorità della popolazione mondiale, inclusa quella più benestante.

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