Didattica a distanza: quali sono le conseguenze psicologiche sui ragazzi? La video-intervista all'esperto
A tutte le domande risponde Giuseppe Riva, professore ordinario di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
In Lombardia gli studenti delle scuole superiori proseguiranno con la Dad, Didattica a distanza, almeno sino al 24 gennaio. Ma con la paventata zona rossa l’avvio delle lezioni in presenza potrebbe slittare ancora. Ma quali sono le conseguenze a livello psicologico sugli adolescenti? A questa domanda risponde il professor Giuseppe Riva, direttore del Laboratorio sperimentale di Ricerche tecnologiche applicate alla Psicologia di Auxologico e Professore ordinario di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Didattica a distanza: le conseguenze sui ragazzi
Che impatto hanno l’isolamento e la didattica a distanza sulla vita degli adolescenti?
L’isolamento e la didattica a distanza hanno un impatto significativo sulla vita degli adolescenti. Il momento della scuola e del contatto con i compagni di classe rappresenta una delle esperienze che definisce un adolescente dal punto di vista dell’identità sociale. La didattica a distanza ha tolto il legame con il luogo fisico della classe e questo porta i ragazzi a sentirsi più soli.
Sappiamo benissimo che le relazioni online sono molto diverse da quelle faccia a faccia e questo, alla lunga, può creare un senso di disorientamento e di disagio. Anche la loro efficacia è inferiore, perché non si riesce a creare una relazione tra docente e studente che passi attraverso la comunicazione non verbale e lo stesso vale per la classe, non si riesce a creare con la classe una relazione che supporti l’attività didattica.
Dal punto di vista dell’apprendimento, quali sono i limiti della Dad?
È indubbio che la didattica a distanza è diversa da quella tradizionale in presenza. All’interno del nostro cervello ci sono dei particolare neuroni, cosiddetti neuroni specchio, che si attivano sia quando facciamo un’azione, sia quando vediamo le altre persone fare un’azione.
Questi neuroni sono fondamentali per generare questo senso di connessione automatica, di empatia, che è essenziale per qualunque relazione e in particolare nel mondo della didattica; nella relazione tra studente e docente e tra i diversi studenti, questo aspetto manca del tutto, il rischio è quindi di sperimentare delle lezioni che non riescano a creare un legame.
Un altro tipo di neuroni che vengono messi in discussione nella Dad sono i neuroni gps, che inizialmente si pensava che servissero soltanto per orientarsi nello spazio, in realtà ci si è resi conto che hanno un ruolo fondamentale nella memoriaautobiografica; in pratica noi ricordiamo i luoghi e gli eventi che sono al loro interno, questa dimensione di collegamento tra le esperienze che facciamo e i luoghi dove li
facciamo è fondamentale perché l’esperienza fatta venga in qualche modo integrata nella nostra identità.
Nella Dad i neuroni Gps non vengono attivati. Per questo le esperienze fatte hanno maggiore difficoltà a fissarsi nella memoria autobiografica. Il rischio è quello di passare le giornate ad ascoltare cose che dimenticheremo molto in fretta.
Disagi nei ragazzi per la didattica a distanza, come affrontarli
Quali comportamenti negli adolescenti possono indicare un disagio psicologico?
I comportamenti che ci possono segnalare che siamo davanti a una situazione di disagio sono tipicamente due. Il primo è l’isolamento sociale: molto spesso l’adolescente compie un vero atto di ritiro sociale e si rifiuta di uscire e incontrare gli amici. Il secondo è l’elevato numero di ore passate ad interagire con la tecnologia; davanti a una situazione di difficoltà, di complessità, l’adolescente preferisce chiudersi nella propria individualità piuttosto che uscire nel mondo reale e accettare le sfide della vita quotidiana.
Come possiamo aiutare i nostri figli ad affrontare meglio la didattica a distanza?
Possiamo aiutare i nostri figli ad affrontare la didattica a distanza grazie ad alcuni consigli pratici, il primo è ricordare loro che la didattica a distanza è una didattica formale, questo vuol dire che che si devono preparare come se dovessero andare a scuola.
Fare Dad in pigiama non è un segno di rispetto nei confronti dei compagni e dei docenti. Inoltre bisogna ricordarsi di accendere la telecamera per permettere ai docenti e ai compagni di creare una relazione con noi. Un ultimo elemento importante è avere un luogo stabile in cui fare la formazione a distanza.
Cinque domande per capire se i nostri figli stanno affrontando un disagio psicologico
Dal punto di vista emotivo, riteniamo che nostro figlio sia come prima o sia cambiato?
Un primo segnale che possiamo cogliere è se ci comunica, attraverso la comunicazione non verbale, disagio psicologico, ansia, stress o depressione e tende a limitare le proprie attività
Quanto tempo passa davanti alla tecnologia? Al termine della Dad rimane attaccato ancora a lungo?
Se ci accorgiamo che passa buona parte della giornata davanti alla tecnologia dobbiamo incominciare a proporgli delle attività alternative che lo distolgano da questa relazione quasi simbiotica con la tecnologia.
Ha relazioni sociali? Incontra e frequenta altre persone? Se lo fa, lo fa soltanto online o anche faccia a faccia?
Non avere relazioni faccia a faccia anche è un segnale importante.
Quante attività svolge fuori casa?
Un segnale di depressione è che nostro figlio rimanga seduto sul divano per gran parte della giornata senza fare attività e senza uscire.
Quanta attività svolge in casa? Aiuta nelle attività quotidiane e sistema le cose in casa?
Un altro elemento che può segnalare il senso di depressione o di difficoltà psicologica è che nostro figlio non dia nessuna forma di aiuto, di supporto in casa, è come se fosse assente nelle attività quotidiane.
A chi possiamo rivolgerci in caso di dubbi o per una diagnosi più precisa?
Nel caso di dubbi o di timore che nostro figlio abbia un disagio psicologico il punto di riferimento deve essere un professionista del mondo della psicologia, ci si può rivolgere a uno psicologo per un primo intervento o uno psicoterapeuta, nel caso in cui la situazione sia più complessa, come quella per esempio situazioni di stress o di depressione.
Attraverso una diagnosi accurata è possibile anche pensare a strategie di intervento specifiche, come per esempio:
– la mindfulness: tecnica di rilassamento molto utilizzata che consente di concentrarsi su quello che stiamo facendo e dare un senso alle nostre attività quotidiane;
– psicoterapia: la tecnica più utilizzata è la terapia cognitivo-comportamentale. Quando l’esperienza del Coronavirus sarà terminata i giovani, come gli adulti, dovranno affrontare un ritorno alla quotidianità che passa necessariamente dalla capacità di uscire dalla zona di comfort che in questi momenti ci siamo costruiti per sopravvivere.
Il modo migliore per affrontare il ritorno alla “normalità” è ricominciare a svolgere attività in compagnia di altre persone, tornare a scuola, al lavoro. E’ importante non abbandonare mai del tutto le relazioni e mantenere sempre i contatti.
Covid feel good: un protocollo per combattere il disagio
Per aiutare i più giovani e non solo ad affrontare il disagio psicologico generato dal Coronavirus, il laboratorio del professor Riva ha preparato Covid Feel Good , un protocollo di auto-aiuto, da seguire con un compagno/a, della durata di una settimana e richiede un impegno giornaliero di una ventina di minuti.
Ogni giorno il protocollo associa la fruizione di una esperienza virtuale – Il Giardino Segreto – che simula la visita di un giardino Zen di cui l’utente è l’unico visitatore – ad una serie di compiti che consentono di riflettere sulla propria identità e sulle relazioni interpersonali.
Per sperimentare l’esperienza virtuale basta il proprio smartphone, una connessione ad Internet, l’app di YouTube. Il Laboratorio si concentra sullo studio delle nuove tecnologie e su come queste possano essere applicate con efficacia per migliorare la qualità della valutazione e della riabilitazione psicologica e neuropsicologica. Il Laboratorio si caratterizza per la sua attività pionieristica nella cyberterapia, una disciplina che integra le innovazioni provenienti dalla ricerca sui dispositivi tecnologici alle ricerche sulla psicologia
clinica e sulle neuroscienze.