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Insegnanti di sostegno, anche stavolta si ricomincia daccapo

Ogni anno, scuola e alunni diversi e la continuità didattica è un miraggio

Insegnanti di sostegno, anche stavolta si ricomincia daccapo
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Ogni anno si ricomincia tutto da capo. Nuove scuole per i supplenti (che spesso rappresentano una buona fetta dell’intero corpo docenti) e, di conseguenza, nuovi insegnanti per gli alunni. Con buona pace sia dei legami che si vanno a creare, che di quella continuità didattica di cui tanto si parla e per la quale ben poco si fa. Perché alla fine è l’algoritmo che decide chi va dove e, soprattutto, al posto di chi.

Insegnanti di sostegno

Un discorso che vale per l’insegnamento ordinario, ma che interessa in particolar modo l’ambito del sostegno, settore che risente maggiormente del turn over: a fronte di pochi insegnanti di sostegno specializzati e di ruolo (che dunque hanno la cattedra e da lì non si spostano, a meno che non chiedano loro stessi il trasferimento), c’è un vero e proprio esercito di supplenti nominati di anno in anno, una buona percentuale dei quali, oltretutto, tende poi a lasciare il sostegno non appena ha la possibilità di passare alle cattedre disciplinari. Nell’annuale mobilità del personale docente, sono proprio gli insegnanti di sostegno, dunque, a costituire il gruppo più numeroso.

Si ricomincia tutto da capo

Eppure è proprio nel sostegno che la scuola dovrebbe investire per far sì che alunni e studenti con disabilità possano trovare un punto di riferimento sicuro e costante nel tempo. «Nei fatti però non è così - ha spiegato l’ex sindacalista Enzo Palumbo, per anni impegnato nella Federazione dei Lavoratori della Conoscenza di Monza - E’ da tempo che la richiesta di insegnanti di sostegno aumenta, eppure le soluzioni finora trovate si sono rivelate non soddisfacenti per il servizio, per le famiglie e per gli alunni».

L'algoritmo

Il problema, spiega, «è rappresentato soprattutto dal fatto che i docenti di sostegno specializzati siano molto pochi e, dunque, ogni anno, le scuole, in assenza di personale specializzato, si debbano affidare alle graduatorie e dunque all’algoritmo». Sono diversi i fattori che incidono sulla nomina. «In prima istanza ci sono le preferenze espresse dallo stesso docente o aspirante tale, quando compila la domanda - ha precisato Palumbo - Poi c’è la posizione in graduatoria del singolo candidato che, essendo basata anche sul punteggio, varia di anno in anno» Per cui accade che la cattedra, attribuita l’anno prima a un insegnante, venga assegnata a un altro che ha un punteggio e una posizione più alti nelle Gps (le graduatorie provinciali di supplenza) ripubblicate; oppure, semplicemente, un supplente che precede e che, a differenza dell’anno prima, ha ampliato il ventaglio delle preferenze espresse on line.

I numeri del sostegno

Basandosi sulle ultime graduatorie incrociate pubblicate dal provveditorato e sui docenti di sostegno nominati mercoledì, Enzo Palumbo ha estrapolato alcuni dati indicativi della situazione della provincia. «Nelle scuole dell’infanzia i posti sul sostegno sono circa 221, di cui 132 coperti da supplenti, quindi oltre il 50 per cento», ha osservato. «Nelle elementari, invece, si registrano i risultati di una più ricca formazione, attribuendo alle università numeri alti di insegnanti da specializzare nei corsi Tfa di Sostegno (Tirocinio Formativo Attivo): su 1156 posti circa, solo 312 sono coperti da supplenti».

Proporzione che torna, però, a ribaltarsi alle media, dove su 877 posti di sostegno, sono 520 quelli coperti da supplenti. Anche alle superiori gli insegnanti di sostegno precari sono la maggioranza: su 470 posti, 200 sono coperti da supplenti. «Complessivamente in provincia di Monza e Brianza i posti sul sostegno sono 2.724 e i supplenti nominati fino ad oggi dal provveditorato sono 1.164, ma non è detto che poi tutti si presentino effettivamente all’appello. Capita spesso che vi siano rinunce alla supplenza attribuita; e dunque la scuola, a quel punto, se il Provveditorato non dovesse nominare un nuovo supplente, può attingere alle graduatorie di istituto e, in ultimo, alle mad».

Le scuole di specializzazione

Altra grande stortura nel sistema del sostegno è rappresentata dai corsi di specializzazione organizzati dagli atenei, «che, paradossalmente, sono molto più numerosi al sud che al nord, dove in realtà c’è la gran parte delle esigenze e dei posti di sostegno. La situazione di vera e propria emergenza, che caratterizza la situazione del sostegno, ha indotto il governo ad adottare misure eccezionali di assunzione in ruolo del personale specializzato direttamente dalle Gps, senza concorso». Difficile, dunque, trovare il bandolo della matassa. «Servono scelte coraggiose, il sistema va riformato, anche perché a subirne le conseguenze sono alunni e studenti. E’ questo quello che vogliamo per loro?».

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