Biassono

La nipote di Borsellino tra gli studenti delle medie

La storia del giudice ucciso dalla mafia ha toccato il cuore degli alunni della "Pietro Verri".

La nipote di Borsellino tra gli studenti delle medie
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La nipote del giudice, Paolo Borsellino, tra gli studenti della scuola media "Pietro Verri" di Biassono.

La nipote di Borsellino

Quella di Borsellino è la storia di un uomo, di un magistrato, che amava la vita e che aveva uno spiccato senso del dovere, raccontata agli studenti della scuola media «Pietro Verri» dalla nipote del giudice, Roberta Gatani.

Era il 19 luglio 1992. Dopo aver pranzato con la moglie e i figli, il giudice Paolo Borsellino si recò insieme alla scorta in via D'Amelio a trovare la madre. Qui una Fiat 126, parcheggiata vicino alla casa della madre, sulla quale erano stati messi 100 chili di esplosivo, fu fatta esplodere al passaggio del giudice. Nell'attentato, oltre a Paolo Borsellino, morirono cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu Antonino Vullo, che stava parcheggiando una delle auto e si trovava più lontano dal punto dello scoppio. La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso e avvenne 57 giorni dopo un’altra strage, quella di Capaci, nella quale morì l’amico fraterno e giudice Giovanni Falcone.

La "Casa di Paolo"

Davanti a una platea attenta e commossa, Roberta ha presentato anche il libro che ha dedicato allo zio Paolo e alla «sua» casa, dal titolo «Cinquantasettegiorni», dove ripercorre, in una progressione tambureggiante e drammatica, i 57 giorni in cui il giudice «avrebbe potuto essere salvato, o comunque protetto, ma che al contrario lo videro sempre più isolato e abbandonato a se stesso» anche dai superiori. 57 giorni che si concludono nella maniera più drammatica e con la misteriosa sparizione dell’agenda rossa nella quale Borsellino aveva annotato tutti gli ultimi sviluppi delle sue indagini sull’attentato di Capaci e sulle connessioni tra parti dello Stato e la mafia.

Un libro nel quale però lo zio Paolo non muore perché continua a vivere nel sogno di Salvatore (fratello di Borsellino, ndr), che dal 2015 ha dato avvio al progetto della «Casa di Paolo»: un luogo storico nel centro di Palermo dove insieme a tanti volontari Roberta si occupa di dare un futuro migliore a bambini e ragazzi che altrimenti sarebbero costretti ad abbandonare la scuola precocemente e rischierebbero di cadere nelle grinfie della mafia o della malavita. Tra le pareti di quella che una volta era la farmacia della famiglia Borsellino, gestita dai genitori del giudice, oggi vi è un luogo di cultura dove si celebra la vita, un punto di aggregazione fondamentale in un quartiere difficile come quello della Kalsa: una medicina contro la mafia e una carezza a tutti quei bambini che altrimenti non potrebbero sognare un futuro di legalità.

Il libro "Cinquantasettegiorni"

"Il libro nasce dal desiderio di rimediare a qualcosa di brutto - ha spiegato l’autrice - Ho sentito il bisogno di ricordare che mio zio è vissuto altri 57 giorni dopo la strage di Capaci durante i quali sapeva benissimo che poi sarebbe toccato a lui. “Mi faranno saltare in aria qui” mi diceva con una gelida consapevolezza. Eppure non è stato fatto nulla. Il fratello Salvatore ogni giorno si batte affinché si scopra la verità sulla strage di via D’Amelio, di cui conosciamo solo una piccola parte raccontata dai pentiti di mafia. Così mi sono chiesta: cosa posso fare anch’io? Ricordare quei 57 giorni perché il rischio è che si cancellino le responsabilità di chi avrebbe dovuto salvarlo".

L'incontro a scuola

"Si impara soltanto conoscendo e questo è un pezzo di storia" il commento della dirigente scolastica Mariagnese Trabattoni, intervenuta durante l’incontro. Presenti alla mattinata di venerdì anche due agenti della Polizia stradale di Milano, che da anni salgono in cattedra alla "Verri" per insegnare l’educazione stradale agli studenti, l’assessore all’Istruzione, Ilaria Rivolta, che ha sottolineato l’importanza di questo incontro, voluto dal professor Vincenzo Roberto, e la consigliera comunale Nadia Beretta.

Al termine sono stati donati a Gatani due ritratti di Borsellino: un dipinto in bianco e nero realizzato da un’alunna di terza, Giorgia Tramontana, e uno a colori creato da Stefania Ravasio, docente al liceo scientifico di Desio. A scuola è stata allestita anche la mostra "1, 10, 100 agende rosse, quale democrazia" dedicata alle vittime delle mafie, promossa dall'associazione "Peppino Impastato e Adriana Castelli".

Il servizio completo è pubblicato sul Giornale di Carate in edicola da martedì 27 febbraio 2024.

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