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Niente scuola, mamma protesta ma i prof vogliono il vaccino

Slitta ancora al 25 gennaio il rientro in presenza, ma l'insofferenza verso la Dad di studenti e genitori aumenta

Niente scuola, mamma protesta ma i prof vogliono il vaccino
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Nemmeno ieri è stata la volta buona. Il rientro in classe delle superiori è slittato ancora (almeno non prima del 25 gennaio, sempre che nel frattempo non torniamo ad essere zona rossa). L'esasperazione di studenti e genitori contro la Dad però aumenta. E così sono scattate proteste e lettere al premier.

La protesta di una mamma

Ieri, lunedì 11 gennaio 2020, dopo aver accompagnato i figli più piccoli a scuola e prima di andare al lavoro, una mamma ha raggiunto i cancelli del «Mapelli». Cartello alla mano (e col supporto di un’altra mamma che ha raccolto il suo appello), ha così manifestato contro il mancato riavvio delle lezioni in presenza (sia pur al 50 per cento) delle scuole superiori.
Silvia Epicoco, ricercatrice monzese di 46 anni, madre di quattro figli, non ha dubbi. «La didattica a distanza non sostituisce le lezioni in presenza. Sia pur al 50 per cento, i ragazzi devono tornare al più presto sui banchi. E’ ormai da febbraio che sono a casa, se si fa eccezione per la breve parentesi rappresentata dalla riapertura di settembre. E non ce la fanno davvero più».
Del resto, lo aveva promesso alle sue figlie. «Prima delle vacanze di Natale avevo detto che, se il 7 gennaio non fossero riprese le lezioni in presenza, avrei fatto sentire la mia voce». E così è stato. Molti genitori anche di altri istituti le hanno fatto presente il loro sostegno.

Monza era pronta

«Purtroppo l'aumento dei contagi non ha lasciato scelta a Regione Lombardi. Monza era pronta per il rientro in presenza delle superiori e spiace che i nostri giovani siano sempre i più penalizzati. Avevamo fatto un lavoro straordinario durante le festività per garantire il rientro in presenza dal 7 gennaio, poi si è slittati all’11 e ora al 25», ha spiegato il sindaco Dario Allevi. Ma se alla fine si entrerà in zona rossa il rischio è che nemmeno la data del 25 gennaio sia quella «buona» e che a quel punto in Dad ci finiscano anche seconde e terze medie. «Avevamo lavorato con Prefettura, istituti scolastici e Agenzia del Trasporto per sistemare soprattutto le fermate dei mezzi pubblici più frequentate per evitare quei problemi di affollamento che a settembre avevano creato disagi con il rientro scolastico in presenza delle superiori - ha rimarcato Allevi - Sicuramente è un lavoro già pronto che tornerà utile quando finalmente si potrà attuare il ritorno in classe».

Anche i prof si fanno sentire

Intanto anche i professori si sono fatti sentire, per chiedere però di essere vaccinati al più presto. Una raccolta firme per far sì che il vaccino contro il Covid venga al più presto somministrato al personale scolastico, infatti, è partita dal liceo Zucchi. «Perché se davvero il ritorno della didattica in presenza (al 50 per cento) per le scuole superiori è una priorità per il Paese, questa deve avvenire in condizioni di massima sicurezza», scrivono i docenti.
La petizione, lanciata da un gruppo di docenti del liceo classico e musicale «Zucchi» sulla piattaforma Change.org, ha già raccolto il sostegno di quasi 3mila persone (si trova qui). Nonché l’appoggio del dirigente scolastico Rosalia Natalizi Baldi.
I promotori dell’iniziativa, ovvero i professori Gabriele Galeotto, Pietro Cappelletto, Francesco Ciro Illiano, Antonio Marino con altri 61 docenti e membri del personale Ata dell’istituto di piazza Trento e Trieste, hanno anche allegato una missiva indirizzata ai Ministri dell’Istruzione e della Salute, Lucia Azzolina e Roberto Speranza, nonché al Commissario straordinario Domenico Arcuri, nella quale mettono nero su bianco perplessità, motivazioni e richieste.
«Siamo sorpresi del fatto che, nella valutazione dei rischi connessi al contatto con il pubblico, non sia stata considerata a elevato rischio un’altra categoria - si legge - Si tratta di una categoria per la quale è obbligatorio indossare la mascherina ffp1 (la ffp2 o la ffp3, quelle più indicate in questi casi, sarebbero a carico del lavoratore stesso) e restare nello stesso ambiente o in altri ambienti analoghi per 4-6 ore al giorno con almeno 15 altre persone (che potrebbero diventare anche 25 o addirittura 27). Ovviamente ci riferiamo ai lavoratori della scuola (dirigenti, docenti, personale Ata); il cui ambiente di lavoro è una qualsiasi aula scolastica».
Il problema, sottolineano, è che i docenti saranno vaccinati non prima di aprile, più verosimilmente a giugno, forse a fine luglio, insomma quando l’anno scolastico sarà terminato.

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