Dad o lezioni in presenza?

Scuola Lombardia, dopo la decisione del Tar sul rientro degli studenti in aula la Regione valuta il reclamo

Ieri la decisione del Tribunale amministrativo regionale dopo il ricorso del Comitato "A Scuola!"

Scuola Lombardia, dopo la decisione del Tar sul rientro degli studenti in aula la Regione valuta il reclamo
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Scuola Lombardia, dopo la decisione del Tar sul rientro degli studenti in aula la Regione valuta il reclamo. Ieri la decisione del Tribunale amministrativo regionale dopo il ricorso del Comitato "A Scuola!"

Scuola Lombardia, la reazione della Regione alla decisione del Tar sul rientro a scuola degli studenti

“Prendiamo atto della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale e ci riserviamo, dopo aver valutato nel dettaglio le motivazioni dello stesso, di proporre reclamo poiché i riferimenti normativi che hanno orientato il Giudice del Tribunale, non tengono conto della possibilità delle Regioni di adottare misure più restrittive di quelle previste dai vari Dpcm”.

Lo comunica in una nota Regione Lombardia, dopo aver appreso della decisione del Tar della Lombardia sulla sospensione dell’efficacia dell’ordinanza che prevede la didattica a distanza al 100% per le scuole superiori.

Il Pd, per bocca del capogruppo regionale Fabio Pizzul, chiede invece l’immediato ritorno in sicurezza:

“Il Tar ha dato ragione ai Comitati, ora la scuola in Lombardia deve riaprire con tutte le condizioni di sicurezza e noi chiederemo alla giunta regionale che questo accada al più presto, con una mozione che sarà discussa martedì. Scuole e trasporti si erano già preparati per il 7 gennaio. Ma alla riapertura delle Aule la Regione dovrà mettere in campo un serio e capillare screening per vigilare sulla eventuale nascita di focolai. Scuola e sicurezza devono andare di pari passo.”

Il ricorso del Comitato "A scuola!"

La notizia della decisione del Tribunale amministrativo regionale era arrivata nella serata di ieri, mercoledì 13 gennaio dopo che il Comitato “A scuola!” aveva depositato lunedì 11, il ricorso chiedendo la sospensione dell’ordinanza emessa dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana l’8 gennaio.

Secondo il ricorso “con il decreto regionale Fontana avrebbe esorbitato dalle proprie competenze violando l’art. 4 del decreto legge n. 1 del 5 gennaio 2021 (norma di rango primario), che prevedeva la progressiva ripresa dell’attività scolastica in presenza per gli alunni delle secondarie di secondo grado. L’ordinanza non è sufficientemente motivata: afferma per esempio di voler evitare assembramenti quando nelle zone arancioni, condizione in cui attualmente si trova la Lombardia, sono aperti i negozi e c’è libertà di circolazione, ovviamente anche per i ragazzi. L’ordinanza, inoltre, ignora il lavoro dei tavoli prefettizi che avevano elaborato un piano per lo scaglionamento degli orari della città e la ripresa della didattica in presenza e non considera altre possibilità esistenti in relazione alle scuole, come l’introduzione dei cosiddetti ‘tamponi rapidi’ (ritenuti idonei anche secondo la circolare del Ministero della Salute doc. 6) e l’incremento del contact tracing, misure che potrebbero essere non difficilmente implementate. In sostanza, il pericolo che l’ordinanza vuole fronteggiare non è legato alla didattica in presenza in sé e per sé considerata, ma al rischio di assembramenti correlati agli spostamenti degli studenti; emerge così l’irragionevolezza della misura disposta, che, a fronte di un rischio solo ipotetico di formazione di assembramenti, anziché intervenire su siffatto ipotizzato fenomeno, vieta radicalmente la didattica in presenza per le scuole di secondo grado, didattica che l’ordinanza neppure indica come causa in sé di un possibile contagio.

Nell'attesa di vedere domani quante scuole effettivamente torneranno a popolarsi resta anche l'incognita del nuovo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità. Se la Lombardia, come possibile, sarà dichiarata zona rossa, a quel punto le scuole superiori dovranno applicare la Didattica a distanza.

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