Lentate sul Seveso

La forza di un padre, il riscatto di un figlio: Giovanni e Davide ambasciatori del baskin

Dal 2018 il 65enne e il 31enne di Cantù fanno parte dell’associazione Sport4All

La forza di un padre, il riscatto di un figlio: Giovanni e Davide ambasciatori del baskin
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Hanno gli stessi occhi, azzurri e limpidi, vispi e luminosi. E lo stesso sorriso, quello di chi ha saputo affrontare un ostacolo che sembrava insormontabile trasformandolo in un’opportunità. Sono un esempio di resilienza Giovanni Ronchetti, 65 anni, e Davide, 31. Papà e figlio, residenti a Cantù, fanno parte dell’associazione lentatese Sport4All, attiva dal 2018 per promuovere il baskin, ovvero il basket inclusivo, che consente a disabili e normodotati di giocare insieme, nella stessa squadra, ognuno in base alle proprie capacità. Ronchetti senior è il tesoriere e uno dei fondatori del sodalizio, insieme a Luca Porta (presidente), Francesco Pezzi (vicepresidente) e Pier Nicola Denegri (consigliere). Un progetto nato dall’idea di fondo di rendere la pallacanestro accessibile a tutti, un desiderio che in Ronchetti è diventato forte e impellente, perché legato a un’esperienza personale che ha cambiato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia.

La forza di un padre, il riscatto di un figlio: Giovanni e Davide ambasciatori del baskin

Il 4 febbraio 2009, infatti, il figlio Davide, all’epoca 16enne, grande appassionato di basket e in forza al settore giovanile del Cantù, è rimasto completamente paralizzato a causa di un’ischemia che l’ha colpito dopo un allenamento.

«Avevo appena finito di giocare quando ho sentito un dolore fortissimo al collo - racconta ripercorrendo quei momenti che hanno stravolto la sua esistenza, con una naturalezza e semplicità, prive di qualunque forma di vittimismo, che lasciano senza parole - Sono subito stati allertati i soccorsi, ma non c’è stato niente da fare: non riuscivo a muovere più nulla dal collo in giù».

Conseguenze pesantissime, ma Davide è riuscito a trovare il lato positivo, si è concentrato su quello che gli era rimasto e non su quello che gli era stato sottratto:

«Per fortuna non ho avuto ripercussioni a livello cerebrale. E questo mi ha consentito di continuare a studiare, di diplomarmi al liceo Fermi di Cantù e poi di laurearmi in Informatica all’università Bicocca di Milano». «E’ come se mi fossi laureato anch’io, perché lo accompagnavo a ogni lezione - interviene il papà con un sorriso, rivolgendo al figlio uno sguardo complice - D’altra parte era complicato per lui, in carrozzina, andare in stazione e prendere il treno, ci sarebbero ancora tante barriere architettoniche da abbattere...».

Da un anno e mezzo Davide lavora alla Omega Pharma di Cantù, che è diventata una delle ditte sostenitrici della Sport4All: «Mi trovo benissimo, sono davvero a mio agio e faccio quello per cui ho studiato: l’assistente informatico».

Se dal punto di vista scolastico, «grazie anche al grande supporto dei miei professori», il ragazzo non ha avuto problemi, da quello sportivo non è stato subito semplice: «Dopo l’ischemia ho dovuto fare tanta riabilitazione e potevo praticare solo il nuoto - spiega - Mi mancava tantissimo il basket, la mia grande passione, ma sapevo che sarebbe stato impossibile tornare a giocare. A poco a poco sono riuscito a tornare a muovere solo la gamba destra e un po’ le braccia, ma non ho recuperato una completa manualità».

L'incontro con Luca Porta

Ma il destino ha voluto che sulla sua strada incontrasse Luca Porta:

«Nel 2017 era un giocatore di pallacanestro e faceva parte dell’allora Basket Groane. Un giorno ero andato a vedere una partita in cui giocava un mio amico e Luca era nella squadra avversaria. Mi ha notato sugli spalti, poi abbiamo parlato e mi ha spiegato dell’esistenza del Basket Groane, invitandomi a provare il baskin. Non sapevo nemmeno che ci fosse questa disciplina, ma mi ha incuriosito e così mi sono messo in gioco. Da allora non mi sono più fermato e da due anni, dopo l’apposito corso, sono anche allenatore».

Una grande emozione

Per lui è stato emozionante poter riprendere in mano la palla da basket, tornare a farla rimbalzare, fare di nuovo canestro. E anche il padre, che all’inizio lo accompagnava alle prove «solo per curiosità», è rimasto colpito dal baskin e dal concetto di integrazione su cui si basa:

«Un’ inclusione vera, reale - rimarca Giovanni Ronchetti - Perché le squadre non sono composte solo da disabili, ma anche da normodotati, e quello che conta è ciò che ognuno può dare, tanto o poco che sia. Ogni giocatore è importante e viene valorizzato». Ed è bandita ogni forma di assistenzialismo o pietismo: «I disabili non sono dei “poveretti”. Sono dei giocatori a tutti gli effetti e devono cercare di dare il massimo».

Proprio per trasmettere con maggior forza questo messaggio e rendere ancora più incisiva l’idea di integrazione, nel 2018 Porta, Ronchetti, Pezzi e Denegri hanno fondato la Sport4All: «Abbiamo voluto staccarci dal Basket Groane per concentrarci solo sul baskin e sviluppare la nostra squadra - conferma - Nel giro di pochi anni siamo cresciuti molto, siamo partiti in meno di trenta e attualmente siamo più di 60. E grazie agli sponsor e ai sostenitori riusciamo a portare avanti bene la nostra attività, organizzando tornei e iniziative».

Ogni mercoledì l'open day

E le porte sono sempre aperte per tutti coloro che vogliono provare:

«Noi non facciamo un open day all’anno, l’open day è tutti i mercoledì dalle 18.30 in poi alla palestra di via Superga, a Lentate. Solo venendo sul posto si può constatare il clima amichevole che si respira - conclude - I ragazzi sono contenti, sorridenti, oltre a fare sport imparano a relazionarsi con persone che hanno altre problematiche e questo è fondamentale dal punto di vista psicologico e per la socializzazione. Come dice il nome della nostra associazione, il baskin è uno sport unico, perché è davvero per tutti».

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