Cesano Maderno

Quando il limite è un confine da superare: Giulia campionessa italiana di nuoto paralimpico

Per la 31enne giornalista di Molinello due ori e un bronzo a Fabriano ai Campionati assoluti in vasca corta

Quando il limite è un confine da superare: Giulia campionessa italiana di nuoto paralimpico
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Quando si racconta, la parola «sfida» e la frase «Mi sono detta: “Proviamo, vediamo che succede”» tornano più volte. Perché per Giulia Riva, 31 anni, casa a Molinello, la disabilità non è un ostacolo.

Quando il limite è un confine da superare: Giulia campionessa italiana di nuoto paralimpico

E’ un confine, da superare con grinta e determinazione «per arrivare dove non arrivo con le gambe». Sempre più in là, bracciata dopo bracciata: «Sono testarda, a tratti rompipalle e tendenzialmente sorridente», si descrive con irresistibile schiettezza e autoironia. Ai Campionati italiani assoluti di nuoto paralimpico in vasca corta, a fine novembre a Fabriano (Ancona), la cesanese ha conquistato due titoli nazionali e un bronzo dietro alle campionesse mondiali paralimpiche Monica Boggioni e Giulia Ghiretti: i due ori sono arrivati nei 50 stile libero categoria S5 (in 1.02.81) e nei 100 rana categoria SB4 (in 3.25.03), e il bronzo nei 100 stile libero S5 in 2.16.32. «Se un anno fa mi avessero detto che sarei diventata campionessa italiana di vasca corta sarei scoppiata a ridere - racconta - E’ proprio vero che non è mai troppo tardi e che finché non ti butti non potrai mai sapere dove puoi arrivare».

Non sono le prime medaglie

Le tre medaglie di Fabriano non sono le prime. Seguono i due argenti ai Campionati italiani assoluti invernali di marzo a Lignano Sabbiadoro, nei 50 e nei 100 stile libero (S5). Non male per una che si definisce «una neofita»: «Ho sempre nuotato, da quando ero piccola - precisa - Avrò avuto sei anni la prima volta che sono entrata in vasca a Desio. Sono stati i miei genitori a spingermi a fare qualcosa di divertente che al tempo stesso mi permettesse di usare tutto il corpo. L’acqua è il mio elemento e nuotare mi rende felice: riesco a muovermi liberamente senza dovermi appoggiare alla stampella o affidarmi a una carrozzina. Ma l’ho sempre fatto per me: mai, fino a un anno fa, avrei pensato di poter gareggiare». E’ stata una delle istruttrici della piscina comunale di via Po a proporglielo: «Sai che sei bravina? Hai mai pensato di fare gare?». «Io, mi ricordo bene, sono scoppiata a ridere. L’idea di aggiungere gli allenamenti alla mia vita già piena di impegni mi sembrava una follia. Poi però quella proposta mi è rimasta dentro, come un tarlo. E alla fine mi sono detta: “Voglio provare”».

Le prime gare

A ottobre 2021 il primo allenamento con l’associazione sportiva Silvia Tremolada di Monza («Mi è piaciuto tantissimo, talmente tanto che oggi faccio tre allenamenti a settimana con la squadra e uno da sola a Cesano»), poi le prime gare e i primi successi.
Come il bronzo nei 1500 metri in mare (S1-S6) il 18 settembre a Stintino (Sassari), al Campionato italiano in acque libere di nuoto paralimpico, «una bellissima sfida, perché non sai cosa ti puoi trovare davanti e già arrivare al traguardo è una vittoria». «L’acqua per me è liberatoria sia dal punto di vista fisico che mentale: le gambe non rispondono alla forza di gravità e il cellulare resta nello spogliatoio. In vasca sei tu con il tuo corpo, ed è bellissimo».

La passione per il giornalismo

Diplomata al Liceo classico Majorana di Desio, laureata in Filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele, allieva della scuola di giornalismo Walter Tobagi, Giulia Riva è un’appassionata giornalista che cura un portale legato alla facoltà di Scienze sociali e politiche dell’Università Statale di Milano («La sfida è rendere accessibili i contenuti a chi non ha una formazione di quel tipo») e conduce il giornale radio notturno di Radio Popolare. Le Paralimpiadi? «Beh, le Olimpiadi sono il sogno di qualunque sportivo. Mai dire mai, ma per il momento penso a migliorare il mio personale. Quello che è certo è che continuerò a nuotare finché mi continuerò a divertire». Bracciata dopo bracciata, i grandi occhi scuri puntati al prossimo confine da superare. In testa il motto: «Puoi anche arrivare secondo ma non sarai mai secondario»

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