Preghiera antiabortista all'ospedale di Monza, medico e attivisti vengono alle mani
Il sit-in di protesta organizzato al San Gerardo dall'associazione dell'infermiere di Carate Giorgio Celsi ha scatenato la reazione di un giovane medico: ora le denunce incrociate.
Parapiglia, spintoni e due persone ferite davanti all'ospedale di Monza: è successo venerdì mattina durante la manifestazione antiabortista organizzata dall'associazione Ora et Labora in difesa della Vita.
Momenti di tensione a Monza
Protagonisti dell'episodio un medico specializzando dell'ospedale di Monza e il presidente dell'organizzazione pro-life, Giorgio Celsi nel corso del tradizionale sit-in quindicinale che un gruppo di volontari guidati dall'infermiere della Clinica Zucchi di Carate Brianza ha organizzato venerdì 29 gennaio fuori dal San Gerardo.
Momenti di vera tensione, seguiti allo scontro verbale che è nato dalla protesta di un giovane dottore specializzando in Neurologia alla vista dei cartelli e dei manifesti dei sette volontari che mostravano striscioni con scritto "Mamma, perché mi fai questo" e "Aborto uguale omicidio", esibendo bambolotti di plastica dentro a una culla con sopra una croce.
Davanti all'ospedale sono intervenuti i carabinieri
Alle parole del medico del San Gerardo, i manifestanti hanno circondato lo specializzando. A detta del medico i sette lo hanno affrontato a muso duro, poi il Celsi lo avrebbe aggredito fisicamente, placcandolo e mettendogli le mani in faccia: cadendo a terra il presidente dell'associazione si sarebbe ferito al dito, insultando poi con epiteti omofobi il dottore. Gli unici a intervenire per liberare il medico dalla presa del Celsi sono stati due stranieri che gravitano abitualmente all'ingresso del San Gerardo.
Il presidente dell'associazione antiabortista Giorgio Celsi, casa a Villa Raverio di Besana e infermiere a Carate, al contrario ha riferito di essere stato barbaramente aggredito mentre stava manifestando in difesa della vita di fronte a un ospedale pubblico. Celsi ha poi sporto denuncia ai Carabinieri, mentre al medico è stato dato appuntamento in Caserma per fare altrettanto.
Sara Reho, esponente del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, ha condiviso un post sulla sua pagina Facebook la fotografia del dito insanguinato dell'infermiere di Carate Brianza esprimendo solidarietà al presidente dell'associazione che, da diversi anni, si batte contro la pratica dell'aborto in Brianza e non solo (leggi qui).