Brianza che non molla

Valassina bloccata dal corteo funebre

La nuova protesta dei ristoratori. Stavolta con gli organizzatori di eventi e le palestre sono diretti a Milano

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"La Valassina è ancora bloccata, come lo siamo noi". La Brianza che non molla stamattina, mercoledì 3 febbraio 2021, ha messo in atto una nuova protesta. Stavolta oltre ai ristoratori hanno aderito anche palestre, piscine, attività dedite agli eventi e altre categorie messe in ginocchio dalla pandemia.

500 auto bloccano la Valassina

Sono nuovamente diretti a Milano come già avevano fatto due settimane fa. E lo stanno facendo con centinaia di auto (stavolta gli organizzatori dicono di essere arrivati a 50o) che a passo d'uomo e suonando il clacson stanno sfilando a lutto diretti in Regione. Il fatto che la Lombardia sia diventata zona gialla per la categoria non è sufficiente.  E così hanno deciso di bloccare la Valassina, come metafora del blocco cui le loro attività sono costrette da mesi. Sono segnalati infatti diversi chilometri di coda.

Le motivazioni della protesta

«Saremo 500 perché con noi ci saranno anche palestre e organizzatori di eventi che anche loro non lavorano da molto - ha spiegato il ristoratore monzese Aldo Rotunno che ha fondato il movimento “La Brianza che non molla!” (si può seguire anche su Facebook) - Il giallo non basta. Non capiamo come mai se i clienti possono entrare a pranzo non possano entrare la sera. Così a lungo andare non sarà comunque sostenibile. Per questo abbiamo deciso di recarci nuovamente in Regione per far valere le nostre istanze e chiedere delucidazioni».

Un corteo funebre

I ristoratori hanno organizzato  un funerale, simbolico, che rappresenta la morte delle loro imprese. E lo hanno fatto creando anche un manifesto funebre per i “Ristoranti italiani” mancati all’affetto dei loro cari. “A darne il triste annuncio, imprenditori, cuochi, camerieri, lavapiatti, baristi, fornitori, musicisti, clienti e amici”. “Molti di noi sono in difficoltà, tantissimi non riapriranno mai più, il tutto comporterà perdita di posti di  lavoro con una conseguente crescita della disoccupazione. La situazione è arrivata ad un punto veramente cruciale: siamo in questa situazione da marzo, così non possiamo e non vogliamo andare avanti – spiegano – Siamo esausti da questa situazione di apri e chiudi settimanale, di zona gialla, arancione e rossa! Le nostre attività hanno bisogno di pianificazione e programmazione, non possiamo permetterci di aprire in modo saltuario".

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