L'ultima tela del maestro: addio al celebre pittore Marco Carnà
Nativo di Carnate, ha lavorato con i più grandi artisti del suo tempo: il suo nome e le sue opere sono conosciute in tutta la Brianza e hanno varcato i confini del nostro Paese
L'ultima tela del maestro: addio al celebre pittore Marco Carnà. Originario di Carnate, si è spento questa mattina, martedì 10 agosto, all'età di 91 anni lasciando un enorme vuoto nel mondo dell'arte e nella comunità locale, dove il segno del suo passaggio resterà per sempre indelebile.
L'ultima tela del maestro: addio al celebre pittore Marco Carnà
Marco Carnà nasce a Passirano il 15 dicembre del 1929. Durante il periodo della guerra frequenta la scuola professionale a Vimercate e per breve tempo a Seregno. Avrebbe la possibilità di fermarsi in collegio, ma il padre è preoccupato per i bombardamenti, così il giovane artista è costretto ad interrompere la frequenza scolastica. Seppur giovanissimo, partecipa ai lavori di decorazione della chiesa di Carnate. Negli anni a venire ha anche la possibilità di studiare molto come autodidatta, grazie alla fornita e preziosissima biblioteca di uno sfollato milanese che aveva trovato rifugio a Carnate. La letteratura, la filosofia, in particolare l’idealismo tedesco e il romanticismo, oltre a saggi di vario tipo, occupano la fantasia e i pensieri del Carnà.
Gli esordi e il successo
Si iscrive quindi ai corsi della scuola di Disegno del Castello, a Milano, ma viene ammesso subito al corso finale e questo lo dissuade dal prendere parte alle lezioni. Si iscrive allora alla Scuola Libera del Nudo di Brera e la frequenta per alcuni anni. Successivamente, non trovando più stimoli nella consuetudine formale, abbandona gli studi accademici. Nel 1950 compie la grande scelta: vivere di pittura e per la pittura. In questo periodo è largamente attratto dalla pittura dell’Ottocento e del Novecento francesi, prima di aderire alla corrente non meglio definita del “neo-naturalismo” lombardo. Nel 1958 esce allo scoperto con la prima mostra alla “Galleria Montenapoleone” di Milano, dove nel frattempo affitta uno studio in via Confalonieri e, poco dopo, in via Ciovassino.
L'anno successivo, arriva la seconda importante svolta. All’XI Premio Lissone si affermavano il tachisme e l’informel. Il Carnà, sempre attratto dal nuovo, decide di aderire alla seconda corrente. Intanto un viaggio a Parigi gli apre nuovi orizzonti. Aveva girato tanto anche in Italia, a caccia di primitivi e rinascimentali. Per tutta la vita Paolo Uccello e Piero della Francesca saranno i suoi “maestri”. Le sue opere destano enorme interesse nei collezionisti più attenti: lui vende tutto, ma la sua anima irta come un sentiero di montagna, non è contenta. Il successo è arrivato e con esso la noia, la banalità di una vita che rischia di diventare quasi normale.
Il ritorno a Carnate
Nel 1963 la decisione di ricominciare da capo. Testimone del suo tempo, Carnà è affascinato dalle raffinerie, dalle fabbriche operose. E’ il periodo dell’esperienza della Bauhaus e l'artista entra, con altri artisti noti di Milano, nel quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni. Gli studi dei pittori sono posti al piano terra di uno stabile e alcuni di essi hanno l’abitazione al piano superiore. Carnà tuttavia si stanca per primo di questa vita artistica comunitaria e all'inizio del 1967 se ne va, facendo ritorno nella sua Passirano. Qui inizia una serie di nuove opere: illustra la Divina Commedia dantesca, i Canti di Lautreamont, le anime morte di Gogol, i racconti di E.A. Poe, il Barone di Munchausen di Raspe e un corposo Evangeliario. Alcuni collezionisti hanno continuato ad apprezzare, anche dopo la fuga del 1967, la sua pittura e la sua scultura. E’ proprio in questi anni che Carnà sperimenta vari materiali e si dedica con maggiore assiduità alla scultura.
La chiesa, la sua seconda casa
Nel 1980, su invito della Parrocchia carnatese, dipinge undici tele su temi biblici per la Chiesa “Alla Stazione”. Nella Chiesa Parrocchiale di Carnate, continuando l’approfondimento delle tematiche bibliche, progetta ed esegue i cartoni per otto grandi vetrate. Tre anni dopo, su commissione della comunità di Passirano, viene eseguito un grande mosaico, raffigurante un’antica immagine devozionale della “Madonna del Riscieu”, il cui cartone è firmato ovviamente Marco Carnà. Inoltre per la raccolta fondi al fine di restaurare la bella chiesa del Santi Cosma e Damiano di Concorezzo, Carnà offre duecentocinquanta disegni di vario formato e duecentocinquanta serigrafie con diversi soggetti ispirati all’Evangeliario. Nella primavera del '90 viene allestita una notevole esposizione delle opere giovanili a Villa Fornari Banfi e molti che non conoscevano il pittore della porta accanto, restano stupiti. Fino al 2000 si occupa inoltre di decorare la chiesa del S. Cuore di Triante su commissione dell'allora parroco don Felice Radice, già coadiutore di Carnate negli anni passati e grande amico del Carnà. Negli stessi anni la Congregazione Famiglia del Sacro Cuore di Gesù in Sulbiate affida a Carnà l’incarico di dipingere una sintesi visiva della Vita di Madre laura Baraggia: l’opera, olio su tavola, è collocata nella Casa Madre sulbiatese.
Gli ultimi anni
Ancora una volta è la Chiesa ad invitare e a far lavorare Carnà. Da 600 anni i vetri anonimi di due trifore della grande, splendida facciata del Duomo di Monza, attendevano la luce fulgente delle vetrate. Così, su invito dell’Arciprete Monsignor. Dino Gariboldi, ci pensa Carnà a dar vita a due temi evangelici con un florilegio coloristico che ben si innesta nei molteplici, antiche stilemi dell’edificio sacro. Nel 2007, su invito del Governo Bielorusso, del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Minsk, e della Galleria Pliuškin, con la partecipazione e l’ausilio dell’Ambasciata Italiana, Carnà è arditamente presente nella capitale bielorussa con il ciclo dantesco dell’Inferno in occasione della presentazione della prima traduzione in lingua bielorussa della Divina Commedia di Dante. Negli ultimi anni, nonostante l'incedere dell'età, Carnà continua a fare l’artista, il pittore, lo scultore, il disegnatore, l’illustratore e l’incisore all'interno del suo laboratorio, ma al di fuori degli accademismi di oggi e di ieri. Fino a questa mattina, quando il suo cuore ardente di passione ha cessato di battere.