Zakia Seddiki, vedova dell’ambasciatore Attanasio, ricorda in un video il "suo Luca"
"Ci ha lasciato tanto, ci guarda da lassù e sarà sempre presente nei nostri cuori".
"Ci voleva il sangue di Luca per far conoscere al mondo questa realtà". A sette mesi dall’attentato in Congo in cui fu ucciso il marito - l’ambasciatore Luca Attanasio - Zakia Seddiki ha deciso di parlare del suo Luca. Ha affidato le sue toccanti parole a un video pubblicato nei giorni scorsi per un’iniziativa dell’Ottobre missionario. Il diplomatico limbiatese è stato ucciso il 22 febbraio in un agguato insieme al carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. Per il delitto ci sono stati degli arresti ma mandanti e movente restano ancora ignoti.
Zakia Seddiki, vedova dell’ambasciatore Attanasio, ricorda in un video il "suo Luca"
"Luca era semplicemente Luca, la persona speciale per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Era molto spontaneo e attento, sapeva ascoltare gli altri, era molto sensibile".
Zakia sorride mentre racconta come si sono conosciuti: "La nostra storia è iniziata l’11 febbraio 2011 in Marocco, lui era arrivato da tre mesi per fare il console generale e ci siamo conosciuti tramite un amico in comune". Un grande amore e la decisione di continuare la vita insieme. Zakia lo ha seguito a Roma, in Nigeria e poi in Congo. Dalla loro storia d’amore sono nate tre bimbe: "Purtroppo il padre non c’è più ma ci sarà nel nostro cuore" ha ricordato Zakia, che proprio in Congo ha fondato l’associazione Mama Sofia, che aiuta i bambini e le donne che vivono in strada.
La decisione di trasferirsi in Congo per Zakia non è stata affatto semplice. "All’inizio ho detto “no”, abbiamo discusso e ho dovuto riflettere a lungo, ho pensato che non dovevo essere egoista - - ha ammesso - ma poi abbiamo deciso di andare, per noi la famiglia è importante, siamo sempre stati insieme e abbiamo fatto le cose insieme".
"Il giorno dell'agguato dovevamo essere insieme"
Il giorno dell’agguato sul convoglio Onu partito da Goma doveva esserci anche lei: "Dovevamo andare insieme ma mia mamma non poteva stare con le bimbe così lui è andato da solo. Andare come famiglia dai missionari era per Luca un esempio ed eravamo d’accordo su questo punto". Il giorno prima dell’agguato infatti, Attanasio si era fermato a Bakavu per far visita ai saveriani.
Luca era un padre molto amorevole delle sue figlie. "Non riusciva a dire no, era più fratello che padre, le faceva giocare, le ascoltava, condivideva con loro le sue passioni, era presente" ha notato Zakia.
Indelebile il suo esempio: "Ci ha lasciato tanto, ci guarda da lassù e sarò sempre presente nei nostri cuori. Ha lasciato un esempio di un ambasciatore diverso. E’ stato testimone di pace e di diplomazia che non finisce dietro la scrivania. Amava il suo lavoro e rappresentava le istituzioni come una missione".
L’omicidio dell’ambasciatore ha catapultato i riflettori su una zona dimenticata del mondo: "Luca si arrabbiava con le notizie di violenza, c’erano tanti appelli per la pace in quelle zone, ma nessuno faceva niente. E’ una voce che doveva arrivare e penso che ci voleva Luca, speriamo che ci saranno soluzioni per la pace in questa parte del mondo, lo dico con il cuore" è l’accorato appello della vedova Attanasio.
Amava stare tra la gente ma era prudente
L’ambasciatore, benché amasse stare tra la gente, era molto prudente. "Sapeva che alcune zone sono pericolose ma è stato sempre attento, c’era un lavoro di mesi per organizzare le visite. E’ riuscito ad arrivare da tanti missionari" ha puntualizzato Zakia, che infine, ripensando a quel tragico 22 febbraio la sua voce si interrompe, senza riuscire ad andare avanti.