Doneda, l'ex sindaco Rosalba Colombo assolta dall'accusa di danno erariale
Invece l'ex primo cittadino di Forza Italia Marco Rocchini e l'ex dirigente del Comune di Arcore Massimiliano Lippi sono stati condannati a risarcire 200mila euro a testa al Comune di Arcore
Nuovo colpo di scena nell'intricata vicenda "Doneda", riguardante la mancata realizzazione dell'impianto di betonaggio ad Arcore, in località Cascina Formica, a Bernate.
Oggi pomeriggio, lunedì 30 maggio 2022, dopo mesi di attesa è arrivata la sentenza della Corte dei Conti, sezione Giurisdizionale della Lombardia, che ha assolto l'ex sindaco del Partito democratico Rosalba Colombo dall'accusa di danno erariale per la vicenda Doneda, mentre ha condannato l'ex primo cittadino di Forza Italia Marco Rocchini e l'ex funzionario comunale Massimiliano Lippi (all'epoca dei fatti dirigente del servizio tecnico urbanistica e del servizio sviluppo del terrtorio ad Arcore, ora funzionario nel Comune di Vimercate) a rifondere 400 mila euro alle casse del Comune di Arcore. La quota è ripartita nella misura del 50% ciascuno. L'udienza, ricordiamo, si era tenuta nel dicembre del 2021, mentre la decisione è stata depositata nelle ultime ore.
Le richieste avanzate da M5Stelle e "Fratelli Doneda"
La richiesta di risarcimento danni nei confronti di Colombo, Rocchini e Lippi venne avanzata dal Movimento 5 Stelle e dalla stessa «Fratelli Doneda». La richiesta avanzata da questi ultimi alla Corte dei Conti riguardava la sussistenza, o meno, di un danno erariale a seguito dell’esborso, da parte del Comune di Arcore, di oltre 600mila euro pagati all’azienda Doneda di Brembate, guidata da Luca Doneda, come risarcimento danni per il diniego a realizzare l’impianto a Bernate.
Il mancato introito per Doneda
Ma vi è di più: la magistratura contabile, durante la fase istruttoria, aveva contestato ai tre, in prima battuta, anche il mancato introito, per le casse comunali, di 596mila euro che sarebbero stati versati da Doneda al Comune sotto forma di oneri di urbanizzazione nel caso si fosse realizzato il bitumificio. Per questi motivi, nell’autunno 2020 la magistratura contabile aveva emesso quelli che, nel gergo tecnico, si chiamano "inviti a dedurre" indirizzati all’attuale sindaco Rosalba Colombo, all’ex primo cittadino Marco Rocchini e all’ex funzionario comunale Massimiliano Lippi.
I tre avevano presentato le proprie memorie difensive in merito ai capi di accusa che il procuratore della Corte dei Conti aveva contestato loro. Tesi che, pero, evidentemente non avevano convinto il magistrato che, aveva così deciso di rinviarli a giudizio per danno erariale.
La vicenda
Una vicenda lunga e complessa, iniziata nel 2011, sul finire della legislatura di centrodestra guidata da Rocchini, dove era successo di tutto: dal primo ok ottenuto da Doneda fino alla vittoria elettorale del centrosinistra nel 2011 che portò al diniego alla costruzione dell’impianto di riciclo dell’asfalto fresato. Poi ricorsi e contro ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, la costituzione di un comitato cittadino per contrastare la costruzione dell’impianto di betonaggio e il fallimento del colosso bergamasco del cemento.
Il licenziamento dell'avvocato del Comune
Per non parlare del clamoroso licenziamento in tronco dell’avvocato del Comune, Elisabetta Mariotti, che si dimenticò di presentare una memoria difensiva in una fase del tribolato iter e «perché ci ha palesemente mentito» esclamò il sindaco Colombo all'epoca dei fatti. E poi ancora: sul finire della legislatura, nel 2011, la Giunta Rocchini decise di non portare in Consiglio la variante al Piano regolatore che avrebbe permesso la costruzione del bitumificio, lasciando la patata bollente a chi sarebbe arrivato dopo: Rosalba Colombo, che fermò subito il progetto.
Nel 2013 Tar e Consiglio di Stato diedero ragione a Doneda
Nel 2013 prima il Tar e poi il Consiglio di Stato diedero ragione a Doneda: "ha diritto a costruire il bitumificio", dissero. Però nel febbraio del 2014 il Consiglio comunale deliberò per la cancellazione del progetto, confermando la destinazione agricola del terreno. A seguito di questa decisione Doneda presentò un nuovo ricorso al Tar, che perse. La questione, allora, ritornò sul tavolo del Consiglio di Stato che nel novembre del 2015 nominò un perito per stabilire i danni subiti dall’azienda a seguito del "no" del Comune. Danni che, secondo il colosso bergamasco del cemento, ammontavano a 1 milione e 600mila euro. Il Consiglio di Stato aveva ridotto l’importo a 600mila euro, che equivalgono ai costi sostenuti per l’acquisto dell’area e di progettazione.
La sentenza
La sentenza arrivata oggi, lunga più di una quarantina di pagine, nel riprendere in maniera minuziosa tutta la vincenda, evidenzia che "Colombo deve pertanto essere assolta, avendo esercitato liberamente la sua discrezionalità politica senza aver posto in essere condotte immotivate, contraddittorie ed incoerenti, a differenza di Lippi e Rocchini". Invece in riferimento a questi ultimi due, sempre nella sentenza si legge che " nella fase di avvio del Suap e poi nel corso della Vas e della conferenza di servizi, il Comune (attraverso Lippi e Rocchini) si è sempre dImostrato favorevole ed ha propugnato l'accoglImento della variante urbanstica senza sollevare riserve od ostacoli di sorta, anzi adoperandosi attivamente per superare eventuali problematiche. Durante tutto l'iter procedimentale e ancora al momento della proposta finale della Conferenza dei servizi Lippi e Rocchini non si sono mai posti nè hanno mai messo sul tavolo come oggetto di discussione quegli argomenti e questioni che in seguito hanno invece indotto il Consiglio comunale a respingere la proposta di variante urbanistica richiesta dalla Doneda". Voto contrario avvenuto proprio sul finire della legislatura targata Rocchini.
L'ex sindaco Colombo parlerà domattina, martedì
Al momento l'ex sindaco di centrosinistra Rosalba Colombo ha confermato la sua assoluzione ma non ha voluto aggiungere particolari e commenti a caldo. Parlerà ufficialmente domani mattina, martedì 31 maggio, alle ore 11, nella conferenza stampa convocata da lei ad Arcore nella sede del Partito democratico.