Il partigiano Franco Crippa, morto a Gusen a 17 anni
Varedo renderà gli renderà omaggio nel 2024 posando la Pietra d'inciampo
Il partigiano Franco Crippa, morto a Gusen a 17 anni. Varedo renderà gli renderà omaggio nel 2024 posando la Pietra d'inciampo
Il partigiano Franco Crippa
"Un ragazzo sveglio, vivace, intraprendente". Franco Crippa non aveva neanche 17 anni quando si unì alla 23esima Brigata Mazzini, dimostrando da subito grande coraggio nelle sue azioni e un temperamento indomito. Sarà dedicata proprio a questo giovane partigiano la prima Pietra d’inciampo a Varedo che verrà posata nel 2024.
Le Pietre d'inciampo a Varedo
Dall’anno scorso il Comune ha aderito al Comitato di Monza e Brianza e in futuro renderà omaggio ai cinque varedesi che non tornarono dai campi di sterminio. Tra loro appunto, il giovanissimo Franco Crippa, nato a Varedo il 28 ottobre 1927, morto nel lager di Gusen il 23 aprile 1945, a quanto risulta da alcune testimonianze raccolte dagli storici, gettandosi contro la rete elettrificata che delimitava il campo.
La sua storia e i ricordi dei famigliari
Per ricordare la storia di questo coraggioso partigiano, la lista civica SìAmo Varedo insieme a Pd e Psi, ha organizzato un incontro che ha visto la presenza anche di alcuni famigliari di Franco, che hanno condiviso ricordi e aneddoti dell’audace partigiano e del periodo della guerra. Nella sua introduzione alla serata, il consigliere comunale Mauro Zaina ha inquadrato il periodo storico:
"Nel 1944 la popolazione di Varedo era di circa 4mila abitanti. Nella Bassa Brianza le installazioni militari più importanti si trovavano a Varedo, le batterie contraeree e il grande deposito d’armi della Flak, contraerea tedesca, alla Valera. Il comando locale tedesco è in Villa Bagatti. Alla Sacma si lavorava esclusivamente per i tedeschi".
Si unì alla Brigata Mazzini
Franco era figlio unico e abitava con la mamma Stella Novati in una casa di corte nei pressi di vicolo al Viale 2. Suo padre Costante era morto quando lui aveva solo pochi mesi. Il giovane svolgeva l'attività di falegname prima di unirsi alla 23esima Brigata Mazzini di cui fu comandante fino al marzo del 1945 Armando Guagnetti, detto Nino. Una formazione che arrivò a comprendere 228 persone. Tra i primi compiti ci fu quello di accompagnare in Svizzera i fuggiaschi.
Parteciperò a diverse azioni partigiane
Come emerso dal verbale di arresto letto da Zaina, nel corso del 1944 Crippa partecipò a diverse operazioni di sabotaggio ai danni dei nazifascisti. Lui e altri compagni varedesi rubarono moschetti, munizioni e altro materiale bellico. Nel gruppo però c’era un infiltrato che ha subito avvisato il presidio delle Ss di stanza a Mombello e partirono gli arresti. Di Crippa presero in ostaggio la mamma e lui si consegnò. I partigiani furono fatti salire su un camion ma lui, benché legato riuscì a saltare giù dal camion all’altezza di viale Bagatti e fece rientro a casa. Quando i nazifascisti se ne accorsero mandarono una squadra a cercarlo.
L'arresto nel 1944
Le sue cugine Giovanna e Piera Crippa, a quel tempo bambine, hanno raccontato il giorno dell’arresto:
"Era Natale del 1944, sono andati a casa della mamma e le hanno chiesto dove si trovasse il figlio, lei ha detto che non lo sapeva. Nel frattempo una persona è andata ad avvisarlo visto che lui era nell’osteria che c’era nel cortile vicino casa. Sembrava se ne fossero andati, invece avevano mangiato la foglia e sono tornati indietro, così lo hanno preso".
Da San Vittore a Gusen, dove morì
Inizialmente incarcerato a Monza, il 4 gennaio 1945 Franco fu trasferito insieme ai compagni a San Vittore a Milano e consegnati alla polizia segreta militare per attività sovversive. Il 16 gennaio arrivò a Bolzano con un autobus e 1 febbraio fu internato a Mauthausen e registrato con la matricola 126160. Franco Crippa è morto il 23 aprile 1945 a Gusen non ancora diciottenne: da quanto tramandato dagli storici gettandosi contro la recinzione elettrificata. Pochissimi giorni dopo, il 5 maggio, il campo è stato liberato dagli americani.
Il commosso ricordo dei suoi cari
"Non abbiamo mai saputo il modo in cui è morto, ci piacerebbe sapere da quali testimonianze si è appresa questa circostanza - ha raccontato il cugino di secondo grado, nato il 1946 e che si chiama Franco proprio in memoria del parente partigiano - la sua mamma ha sempre sperato che tornasse, nel 1968 era girata voce che fosse vivo in Germania ma purtroppo non era così".
Restano il ricordo commosso, carico di affetto e gratitudine per quel giovane che ha dato la vita per la libertà di tutti.
"A lui come ad altri purtroppo è andata male, Franco ha pagato con la vita la nostra libertà - ha considerato il cugino - purtroppo stiamo perdendo il contatto con questa realtà, c’è da inorridire a pensare a quello che hanno subito i partigiani. I giovani di oggi non sanno quanto è costata cara la democrazia, non conoscono la tragedia di questi ragazzi e se si raccontano loro delle falsità sulla storia non si capisce il sacrificio di chi ha dato la vita per amor di patria".
Infine il monito di Zaina: "Persone come Franco ci hanno dato l’Italia di oggi, speriamo di riuscire mantenerla tale".