Case al posto dell’ex oratorio?
La vendita riguarda la «stecca» del «Femminile» di via Abate d’Adda che attualmente ospita la sede della Caritas
Un pezzo di storia della città di Arcore, che affonda addirittura le sue radici metà del 1800, dove sono cresciute nella fede migliaia di ragazze arcoresi, potrebbe presto trasformarsi in una nuova zona residenziale della città.
Case al posto dell’ex oratorio?
La trattativa tra la parrocchia di Sant’Eustorgio e un operatore privato sarebbe in stato avanzato e la vendita della «stecca», un’ala dell’ex oratorio femminile che oggi accoglie il magazzino vivevi della Caritas (per intenderci quella che corre parallela a via Filzi) dovrebbe essere perfezionata entro l’autunno, al massimo per la fine dell’anno. Al suo posto verrebbero costruiti appartamenti.
La notizia della possibile vendita di parte del centro parrocchiale non è di certo un fulmine a ciel sereno. Già da parecchi mesi, infatti, il responsabile della comunità pastorale don Giandomenico Colombo, insieme agli altri sacerdoti arcoresi e ai membri del consiglio pastorale, sta portando avanti una attenta e approfondita riflessione su tutte le strutture di proprietà della comunità pastorale. Quasi inutile sottolineare che il calo drastico di fedeli che frequentano i vari centri parrocchiali, accompagnato a quello delle offerte porta molte realtà parrocchiali a dover fare i conti con i bilanci da far quadrare e con le strutture da riqualificare. In questo caso la vendita di un’ala dell’oratorio femminile servirebbe per ristrutturare la casa delle suore della Famiglia del Sacro Cuore (che si trova sempre all’interno del centro parrocchiale e accanto alla chiesa dismessa dell’Immacolata) e per far fronte alle altre necessità economiche della comunità. Rimane da capire dove troverà collocazione l’attuale sede della Caritas cittadina. Non è escluso che possa trovare ubicazione in un locale ad hoc sempre all’interno dell’oratorio di via Abate d’Adda oppure in un altro centro parrocchiale.
Le criticità
Tante, dicevamo, le criticità sulle quali il Consiglio pastorale sta lavorando per prendere delle decisioni al fine di stendere un ordine di priorità di intervento.
"La cura degli immobili può sembrare un argomento secondario ma è strettamente intrecciato alla vita pastorale di una comunità - Aveva sottolineato il parroco qualche mese fa sul settimanale parrocchiale “Le Querce di Mamre” - Non vi è praticamente alcuna struttura parrocchiale che non abbia significative infiltrazioni, per le quali bisognerebbe intervenire in maniera urgente".
Un dato di fatto che era emerso dalla relazione redatta da tre tecnici incaricati dalle tre parrocchie che da diversi mesi, in maniera gratuita, aiutano i sacerdoti nelle questioni organizzative e amministrative.
Le necessità riguardanti le strutture della comunità
Entrando nelle specifiche criticità al «Rosario» vi è la necessità di ristrutturare il tetto della casa parrocchiale e del cortile dell’oratorio. A Bernatre alcuni lavori sono stati effettuati come la sistemazione dell’acustica della palestra. In programma l’aumento della quantità di pannelli fotovoltaici. Necessitano inevitabilmente dei lavori anche le altre chiese periferiche: stiamo parlando della chiesa di Cascina del Bruno, quella di San Vincenzo che si trova nel quartiere Cà Bianca, dove fino a qualche anno fa veniva celebrata la messa della domenica mattina e della chiesa di San Giuseppe che si trova alla frazione La Cà. Quest’ultimo stabile ha una particolarità, infatti viene utilizzato per la celebrazione di due messe (a Natale e Pasqua) da parte della comunità pastorale Santa Maria di Lesmo, ma i muri sono di proprietà della comunità pastorale arcorese. Già in passato i parroci di Arcore e Lesmo cercarono di trovare un accordo con la Curia milanese per trasferire la proprietà dello stabile ma poi non se ne fece nulla. Oltre una ventina di anni fa l’edificio di culto venne ristrutturato grazie alla generosità di un parrocchiano della Cà e della parrocchia di Peregallo ma ora lo stabile necessità di interventi non più rinviabili.
"Il calo delle offerte sicuramente non ci permetterà di affrontare tutti gli interventi previsti - aveva continuato il parroco - Per questo dobbiamo chiederci quali sono le urgenze non più procrastinabili? D’altra parte è importante ragionare in prospettiva: come sarà la situazione delle parrocchie in Arcore tra trent’anni? Quali saranno le urgenze pastorali e quindi di quali strutture avremo bisogno? Questo per evitare il rischio di continuare a tappare dei buchi, senza però guardare al futuro".
L'interesse del Comune sulla chiesa dell'Immacolata
Una trattativa che, sullo sfondo, ha anche il comune come soggetto interessato. Infatti, per stessa ammissione del primo cittadino Maurizio Bono, l’Esecutivo guarda con interesse anche all’attuale chiesa dell’Immacolata, chiusa ormai da anni e in stato di degrado.
«La struttura è molto grande e potrebbe tornare utile alla comunità arcorese - ha sottolineato il sindaco - Per esempio penso ad un auditorium che possa contenere oltre 200 persone. Se quella chiesa non dovesse più essere utile per la comunità pastorale allora potremmo fare un pensiero».
La proposta di Roberto Sala
Trasformiamo un bisogno in opportunità per tutta la città. E’ questo l’appello che l’anima di ImmaginArcore Roberto Sala ha voluto lanciare da un lato al primo cittadino Maurizio Bono e dall’altro alla Chiesa, in particolare al parroco don Giandomenico Colombo.
"Il bisogno è quello della Comunità pastorale di continuare a mantenere le proprie strutture in buono stato, l' opportunità è quella dell'Ammministrazione Comunale di realizzare un intervento che potrà cambiare e dare dignità agli ultimi anni di vita di molti anziani - ha sottolineato Sala - Aggiungendo inoltre qualità ad una città che negli ultimi decenni ne ha perso molta. Personalmente credo che in città non servano altri appartamenti. Certo pecunia non olet, però se la provenienza dei soldi può non interessare più di tanto, quello che essi possono originare resta importante. Per la Chiesa e per il Comune".
"Trasformiamo un bisogno in opportunità"
La proposta di Sala parte da un utilizzo pubblico di quell’area.
"Conosco la complessità, anche economica, legata ad un simile intervento, ma non si può fare una buona amministrazione senza coraggio, altrimenti si rieplicheranno i dieci disastrosi anni precedenti - ha proseguito Sala - Qui metto in campo una delle idee possibili.: utilizzare quell'area per un "Borgo protetto". Realizzare degli alloggi che abbiano la funzione intermedia di assistenza sociale e sanitaria, che permetta di mantenere le persone fragili, ma ancora autosufficienti, in un contesto domestico in grado di garantire stili di vita sociali e pubblici aperti. Niente di originale però opposto all'idea di concentrarsi sugli aspetti medicali del fine vita, come fatto con la largamente contestata casa di riposo accanto al PalaUnimec, dove cemento della struttura incollerebbe al cemento del palazzetto sportivo. L'area del ex oratorio femminile è al centro della città, quindi non emarginerà le persone nella periferia ed è a fianco della prevista Casa della Comunità, che potrà garantire un facile accesso ai servizi medici. Se si operasse un intervento complessivo sulle strutture si potrebbero mantenere la sede della Caritas e persino ricavare spazi per quella "mensa" per i più bisognosi che da sempre è nei dei desideri del mondo del volontariato cattolico. E la chiesetta potrebbe cessare di essere tale e trasformarsi, ad esempio, in auditorium,come pare nei desideri del sindaco".