Maltrattamenti a scuola, confermata la condanna per le due maestre
I giudici milanesi della prima sezione penale hanno avallato la sentenza del Tribunale di Monza.
Confermata in Appello la condanna alle due maestre della scuola dell’infanzia Calastri di Cesano Maderno finite nei guai per reati di maltrattamenti ai piccoli alunni. I giudici milanesi della prima sezione penale ieri, giovedì 9 novembre, hanno avallato la sentenza del Tribunale di Monza che a dicembre 2021 aveva inflitto 1 anno e 10 mesi di reclusione con la pena sospesa (rito abbreviato), con accuse di maltrattamenti, falso in atto pubblico e peculato, a Rosa Tincati, 58 anni, di Desio e Filomena Coletta, 57 anni, di Cormano.
Maltrattamenti a scuola, confermata la condanna
Le due imputate avevano già ricevuto la misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività di insegnante ed educatore per la durata di 9 mesi. Non solo di accuse di maltrattamenti, per i "castighi spropositati" imposti ai bimbi della scuola dell’infanzia tra settembre 2018 e giugno 2019. Venivano contestate anche quelle di peculato, per essersi impossessate delle merende dei piccoli, considerate un bene pubblico, e di falso, per aver addossato sulle famiglie la responsabilità del malessere dei bambini, nelle schede da inviare alla scuola primaria per formare le classi. L’inchiesta era nata da un esposto della dirigenza scolastica (l’Istituto è sempre stato estraneo ai fatti) dopo la segnalazione dei genitori di alcuni piccoli della classe dei Verdi. Le indagini erano state affidate ai Carabinieri della Tenenza di Cesano Maderno.
"La maestra urla sempre"
"Non possiamo ridere, non facciamo niente, la maestra urla sempre, dobbiamo dormire con la testa sul banco dopo pranzo", raccontava per esempio una bambina al padre. Il giudice di primo grado (gup Marco Formentin), aveva riconosciuto che, come sostenuto dalla difesa, ci possa essere stato il cosiddetto "contagio dichiarativo", tra genitori e figli e famiglie tra loro. Dunque potrebbero essere state poste ai piccoli "domande suggestive", ma non per questo il giudice non le riteneva attendibili.
La punizione della "sedia del pensiero"
Il magistrato scrive nella sentenza confermata ieri in appello di bimbi costretti a sottostare alla punizione della sedia del pensiero, uno strumento "privo di qualsiasi connotazione educativa", e trasformato in "metodo afflittivo, volto a marginalizzare i minori". Una "punizione che si è protratta per tempistiche davvero abnormi, caratterizzata dalla totale assenza di accompagnamento e spiegazione da parte delle insegnanti", con i piccoli "lasciati in un isolamento affettivo disumano". Nel provvedimento si parla inoltre di "una reiterata condotta di umiliazione della personalità del minore, additato come il ‘cattivo’ al resto della classe, lasciato a gestire una situazione emotiva difficile, per lui impossibile da comprendere".