Vimercate

Caso Ilaria Salis, il padre: "Processo politico contro mia figlia perché antifascista e straniera"

Roberto Salis è intervenuto in un incontro pubblico raccontando quanto patito dalla figlia in 13 mesi e puntando il dito contro le istituzioni.

Caso Ilaria Salis, il padre: "Processo politico contro mia figlia perché antifascista e straniera"
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"Un processo politico messo in piedi ad arte contro una persona che ha la colpa di essere antifascista e straniera".

Non usa mezzi termini Roberto Salis per definire quello che sta accadendo da 13 mesi a questa parte alla figlia Ilaria Salis, insegnante monzese di 39 anni detenuta dal febbraio dello scorso anno in Ungheria.

Una vicenda che sta tenendo banco da settimane grazie all’impegno del padre che sta facendo di tutto per riportare la figlia in Italia e per tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo.

L'incontro a Vimercate

Papà Roberto è intervenuto ieri, venerdì 15 marzo, in occasione di un incontro pubblico sull’argomento tenutosi nell’auditorium della biblioteca civica di Vimercate, organizzato dal gruppo "Indipendenti di sinistra", rappresentato in Consiglio comunale da Federica Villa.
Ad intervistare Salis, Alfredo Somoza, giornalista di Vimercate esperto di questioni internazionali. Accanto a lui anche Paolo Pobbiati, ex presidente di Amnesty international Italia.

"Chiusa in una cella per giorni senza nemmeno potersi lavare"

Salis ha innanzitutto ripercorso la vicenda della figlia rivelando alcuni particolari.

"Non sapevamo fosse in Ungheria - ha raccontato - Lo abbiamo appreso l’11 febbraio del 2023 quando ci hanno informato del suo arresto con l’accusa di aver partecipato ad un’aggressione ad alcuni neonazisti che stavano tenendo una manifestazione a Budapest. Una manifestazione vergognosa che in Italia e in qualsiasi altro Paese dell’Unione europea non sarebbe nemmeno stata autorizzata. Ilaria è stata arrestata in taxi insieme ad altri due cittadini tedeschi senza alcuna prova della sua partecipazione all’aggressione. E’ stata portata in un posto di polizia dove è stata lasciata a lungo in mutande e reggiseno. Poi è stata chiusa per 8 giorni in una cella con vestiti sporchi, senza potersi lavare, senza prodotti per l’igiene intima e senza assorbenti".

Per lei nemmeno una telefonata a casa, un avvocato.

"Ho visto mia figlia 8 mesi dopo l'arresto"

Roberto Salis ha poi riferito di aver potuto vedere per la prima volta sua figlia soltanto il 12 ottobre dello scorso anno, ben otto mesi dopo l’arresto.

"Arresto basato su una serie di presunte prove a cui non abbiamo praticamente mai avuto accesso - ha chiarito - E’ stato mostrato solo un video dove si vedono alcune persone incappucciate scappare di corsa dal luogo dell’aggressione ai neonazisti. Conosco bene mia figlia e posso garantire che nessuna delle persone riprese corre come lei, che in passato è stata anche un’atleta di un certo livello".

"Ilaria era terrorizzata, l'ambasciata ha fatto poco"

"In quel colloquio abbiamo trovato un’Ilaria terrorizzata e molto provata - ha proseguito il padre - In quell’occasione siamo riusciti ad avere una sua memoria di 18 pagine che per la prima volta ci ha consentito di sapere cosa aveva patito in questi mesi. L’ho letta in aereo, tornando in Italia e ho capito che stava accadendo una cosa gravissima. Mi è stato chiaro anche quanto poco avesse fatto e stesse facendo l’ambasciata italiana a Budapest".

A novembre, con l’ok di Ilaria, la decisione di papà Salis di rendere pubblica tutta la vicenda attraverso la stampa.

In catene in tribunale

"Il resto è storia recente e nota - ha proseguito Roberto Salis  - La vera svolta è stata quando siamo riusciti a portare le telecamere nell’aula del tribunale. Non era certo la prima volta che Ilaria veniva portata lì incatenata, ma le immagini ci hanno consentito di far capire cosa stesse veramente accadendo. E vi assicuro che le catene non sono nulla rispetto a quello che ha patito e sta patendo in cella. Se io fossi stato nelle suo condizioni, dopo solo due giorni avrei confessato qualsiasi cosa. Perché il vero obiettivo è quello, farle confessare ciò che non ha fatto".

"Mancanza di autorevolezza delle nostre istituzioni"

Roberto Salis ha poi puntato il dito contro le istituzioni e il governo italiano:

"E’ sotto gli occhi di tutti la mancanza di autorevolezza del nostro Governo nei confronti di un altro paese dell’Unione europea che può fare quello che vuole violando i diritti".

"Ilaria bollata come terrorista"

E su questo aspetto ha insistito Paolo Pobbiati.

"Il caso di Ilaria sta avvenendo in un contesto europeo, una situazione molto preoccupante - ha detto - In un Paese dell’Unione europea che non rispetta diritti e convenzioni internazionali. Il Governo italiano non sta facendo quello che dovrebbe. Ho sentito addirittura alcuni nostri politici accostare Ilaria al terrorismo".

L'attesa per l'udienza del 28 marzo

Ora per Ilaria non resta che aspettare la prossima udienza, il 28 marzo, anche se papà Roberto chiarisce:

"E’ impossibile sperare in un processo giusto".

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