L'Arcivescovo Delpini alla veglia per il lavoro al Codebri: preghiera e testimonianze
Il messaggio ai presenti: "Il lavoro genera comunità e diventa luogo di rinascita. Non permettere, Signore, che la nostra società sia un pollaio di competitività o di indifferenza o di precarietà".
Veglia di preghiera sul tema del lavoro al Consorzio Desio Brianza con l'Arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Si è tenuta ieri sera, martedì 21 aprile, nella sede di Desio. Tanti gli interventi di testimoni, esperti, studiosi, che hanno portato le loro esperienze e conoscenze davanti all'Arcivescovo, in vista del 1° maggio. A inizio settimana aveva visitato alcune aziende a Cesano Maderno.
L'Arcivesco Delpini al Consorzio Desio Brianza per parlare di lavoro
La dignità sul lavoro, le difficoltà dello smart working in un mondo sempre più tecnologico, l'inserimento lavorativo dei più deboli: queste e molte altre le tematiche portate all'attenzione dell'Arcivescovo Mario Delpini nel corso della veglia per il lavoro 2024, uno degli appuntamenti previsti durante la visita al Decanato di Desio, avvenuta al Consorzio Desio-Brianza.
"Quello che è importante per noi questa sera, è vedere come i lavoratori si rapportano alla dimensione umana. La comunità genera lavoro, e viceversa il lavoro genera comunità e diventa luogo di rinascita e di speranza. È un tratto essenziale delle nostre società", ha affermato don Nazario Costante, responsabile del servizio per la Pastorale sociale e il lavoro.
Durante l'evento le testimonianze si sono alternate ad alcuni interventi dell'Arcivescovo. Sono state ricordate anche le parole di Papa Francesco sul tema del lavoro. Presenti il sindaco di Desio Simone Gargiulo e l'assessore ai Servizi sociali Fabio Sclapari, insieme all'assessore Simone Carcano di Bovisio Masciago, oltre al Decano di Desio, don Maurizio Tremolada, e al prevosto, don Mauro Barlassina .
Le testimonianze
Il primo testimone chiamato a parlare è stato Victor Ruppini Prado, originario del Brasile e in Italia con la moglie da circa due anni:
"In Brasile sono stato un avvocato per quasi dieci anni, e anche mia moglie ha fatto il mio stesso lavoro - ha affermato Ruppini Prado - Abbiamo fatto giurisprudenza, un percorso di studi lungo e difficile, ma i nostri titoli non sono riconosciuti in Italia. Quando abbiamo scelto di venire qui, abbiamo scelto anche di ricominciare da zero: io lavoro nella vigilanza privata, mentre mia moglie fa la rider".
Ruppini Prado ha continuato sottolineando che precarietà e incertezza sono ormai consueti nelle loro vite, ed è così non solo per i migranti arrivati in Italia, ma anche per molti giovani italiani che vivono situazioni simili e trovano le stesse fatiche, in un mondo del lavoro sempre più complesso.
"Nonostante le nostre difficoltà, noi svolgiamo con correttezza i nostri lavori, e io prego ogni giorno per trovare significato in quello che faccio e quello che arriverà".
Le difficoltà dello smart working
La testimonianza di Ruppini Prado è stata seguita da quella di Federico Broussard, che ha portato la sua esperienza come lavoratore in smart working:
"Questa modalità di lavoro ha molti vantaggi tra cui la flessibilità maggiore, l'aumento della produttività, i bassi costi perché non dobbiamo spostarci fino al luogo di lavoro.
Nonostante questo, ha dei grandi svantaggi, tra cui l’isolamento e la mancanza di interazioni sociali. Non hai quel tipo di contatto umano che avresti potuto avere normalmente prima della pandemia, in cui era facile scambiare due parole con un collega".
La questione fondamentale portata da Broussard è stata proprio quella delle difficoltà che emergono quando il lavoratore è in costante stato di isolamento, senza le normali interazioni che avvengono di persona. Ha proseguito proponendo soluzioni, come le riunioni online, o una modalità ibrida di lavoro, sia in presenza che a distanza.
L'inserimento dei fragili nel mondo del lavoro
L'ultima testimonianza è stata portata da Valentina Tacconi, che ha parlato a nome del Sil, il Servizio Interazione Lavorativa del Consorzio Monza e Brianza, che si occupa dell'inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità e fragilità:
"L’idea su cui è nato il Sil è vedere il lavoro come strumento di inserimento sociale, perché la partecipazione e l’autodeterminazione nelle scelte di vita sono valori essenziali che vogliamo promuovere - ha affermato Tacconi - Spesso la non conoscenza della disabilità e la paura di non essere capaci di accogliere è proprio ciò che crea una barriera all’integrazione. Porsi come obiettivo l’inserimento nel mondo del lavoro risponde a una domanda sociale più grande, di chi chiede a gran voce di fare parte di questa società che ancora non vede il potenziale e la forza di coloro che per le loro difficoltà ne sono ancora esclusi".
La connessione tra lavoro e società
La veglia è proseguita con la parole di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, e di Simona Beretta, docente di Politica economica all'Università Cattolica e direttrice del Centro
di Ateneo per la dottrina sociale della chiesa.
Entrambi i relatori hanno trattato di numerose tematiche, tra cui il difficoltoso inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, la disparità di genere, la profonda connessione tra lavoro e società.
"Il lavoro è un'esperienza del prendersi cura della vita, e continua l'opera creatrice di Dio nel mettere ordine alle cose - ha affermato don Bignami - Importanti anche le parole di Papa Francesco pronunciate nel 2017 nel discorso ai lavoratori all'Ilva di Genova: ha affermato che quando non si lavora, è la democrazia stessa a entrare in crisi, tutto il patto sociale smette di funzionare".
La conclusione di Delpini
Alla fine della serata, l'Arcivescovo ha preso la parola per mettere un punto alle numerose questioni emerse durante l'evento.
"Le problematiche relative al lavoro hanno specifiche declinazioni nella nostra società - ha poi concluso Delpini - Le testimonianze offerte e i testi letti offrono temi e spunti preziosi, ci invitano a non smettere mai di studiare, di confrontarci, di stare attenti a ciò che succede. Vogliamo dichiarare di avere bisogno di tutto e di tutti, ma soprattutto di Lui, della sua parola, della sua grazia. Forse possiamo anche pregare così: non permettere, Signore, che la nostra società sia un pollaio di competitività o di indifferenza o di precarietà".