Giro di usura a Limbiate, pene ridotte di un terzo in Appello
L'indagine era partita dopo un blitz dei Carabinieri nel 2019 che aveva portato al sequestro di soldi e orologi costosi
Giro di usura a Limbiate, pene ridotte di un terzo in Appello. L'indagine era partita dopo un blitz dei Carabinieri nel 2019 che aveva portato al sequestro di soldi e orologi costosi
Pene ridotte
Pene ridotte di un terzo in Appello per la banda di usurai di Limbiate, arrestati nel 2022. In primo grado, a novembre 2023, erano stati due gli imputati che avevano scelto il patteggiamento, con pene da un anno e quattro mesi a quattro anni.
In tre avevano chiesto il rito abbreviato
Tre invece quelli che si erano avvalsi del rito abbreviato, con condanne da 3 anni (nei confronti dell’albanese X.H.) fino a quasi 10 anni per estorsione: cinque anni e otto mesi per M.B., e nove anni e 8 mesi per Cristian Bombaker. Quest’ultimo, il soggetto più in vista dell’inchiesta, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza, si è visto ridurre la condanna a sei anni e mezzo. Ha inoltre lasciato il carcere, e si trova adesso agli arresti domiciliari.
Il blitz del 2019
L’indagine era nata da un blitz antidroga dei Carabinieri effettuato in un’abitazione di via Ariosto, a Limbiate, nel 2019. Quel giorno, i militari si erano presentati con le unità cinofile per cercare sostanze stupefacenti, e invece si erano ritrovati sotto gli occhi un tesoretto in soldi contanti, assegni, Rolex d’oro. Banconote lanciate dalla finestre, in sacchetti appesantiti con delle mele all’interno per velocizzare la caduta.
Sequestrati soldi e orologi costosi
La perquisizione aveva portato alla scoperta di 50mila euro cash, assegni postdatati, oltre a orologi (Rolex, Tag Heur, Janvier) per 30mila euro. Da quel momento gli accertamenti avevano a un giro di usura riferibile alla famiglia Bombaker, di origini libiche, anche se naturalizzata italiana da generazioni. I debitori in difficoltà a pagare i primi prestiti venivano indirizzati ad altri usurai, legati in una specie di consorzio malavitoso.
Dieci vittime identificate
Erano almeno 10 le vittime identificate. C’era il piccolo imprenditore dipendente dalla cocaina caduto in disgrazia dopo la separazione dalla moglie. Il giovane di 22 anni costretto a sborsare 100mila euro, a fronte di un debito iniziale di droga da 15mila. O il 58enne di Bollate minacciato assieme alla consorte dagli strozzini. Impressionanti le minacce (spesso sfociate in vere e proprie aggressioni fisiche) intercettate dagli inquirenti.
Le minacce
«Lascia il bambino a casa perché se no ti prendo a schiaffi anche davanti a lui", dicevano gli strozzini alle vittime. E ancora «Se non paghi, ti cucino quella faccia da porco».