Il caso

La questione dell'apicoltore multato al mercato di Desio finisce in Consiglio Provinciale

Marco Borella è stato sanzionato per affissione non autorizzata. Dovrà pagare 430 euro

La questione dell'apicoltore multato al mercato di Desio finisce in Consiglio Provinciale
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E' stata portata all'attenzione del Consiglio Provinciale di Monza e Brianza la vicenda che ha coinvolto un apicoltore comasco, Marco Borella, che al mercato di Desio ha esposto, al suo banchetto del miele, uno striscione con scritto “stop bombing Gaza, stop al genocidio” ed è stato multato.

Apicoltore multato per affissione non autorizzata

Una vicenda emersa nelle ultime ore in Brianza: l'apicoltore, che da un po' di tempo espone lo striscione sul suo banchetto, ha ricevuto la visita al mercato da parte dei Carabinieri di Desio che gli hanno prima chiesto di rimuoverlo e, davanti al suo rifiuto, gli hanno fatto la multa per "affissione non autorizzata". Dovrà pagare 430 euro.

Multa dunque che non ha nulla a che vedere con il contenuto dello striscione e con la "presunta propaganda politica non autorizzata" di cui molto si è sentito parlare nelle ultime ore. 

Il cartello, come confermato dai Carabinieri, è stato esposto senza i dovuti permessi e quindi è scattata l'infrazione e la sanzione.

La questione dell'apicolotore multato al mercato di Desio finisce in Consiglio Provinciale

Intanto, come detto, la questione è stata affrontata in Consiglio Provinciale nella seduta di ieri, martedì 15 ottobre. In particolare da parte di Brianza Rete Comune e del suo capogruppo Vincenzo di Paolo che ha fatto un lungo intervento di taglio politico:

"vicende come questa mettono in discussione la libertà di espressione, il desiderio di pace non è un crimine, siamo ancora liberi di poter dire Stop al genocidio".

"Non voglio in questa sede aprire una diatriba legale su cosa possa essere considerato messaggio politico non autorizzato" ha spiegato il consigliere di Brianza Rete Comune nel suo intervento. "La domanda che ci dobbiamo fare qui, in Consiglio Provinciale, è di natura politica e credo possa trovare un consenso unanime: vogliamo davvero ridurre gli spazi di espressione? Vogliamo davvero impedire alle persone di esprimere il loro pensiero? Vogliamo davvero che un messaggio contro le bombe sia considerato un problema? Un problema da multare?"

"Non possiamo permetterci di arrivare a questo livello - ha ribadito Di Paolo - perché vicende come queste mettono in discussione la libertà di espressione. Le bombe non ci appartengono. La guerra non ci appartiene. Il desiderio di pace non è un crimine. Possiamo essere ancora liberi di dire: stop al genocidio, stop ai bombardamenti su Gaza. Siamo solidali verso chi lo dice, verso chi ha esposto questo manifesto al mercato, e siamo ancora più solidali verso chi, in ogni parte del mondo, in questo momento sotto le bombe ci muore, e non ha la possibilità di discutere di cavilli burocratici, del rispetto o presunto mancato rispetto di una norma che disciplina la propaganda politica. Un privilegio, il nostro: la pace e la libertà, che faremmo bene a difendere insieme con forza."

"Difficile qui, oggi, pensare di poter riassumere la complessità di questioni come quelle che riguardano il conflitto in Israele e Palestina. Possiamo però dire – anzi, non possiamo omettere di dire – quello a cui continuiamo ad assistere in questi giorni con una brutalità e una ferocia che si fanno sempre più gravi. C’è una devastazione, una sopraffazione quotidiana, che colpisce il popolo palestinese e continua a fare vittime innocenti. Le vicende di questi ultimi giorni che riguardano il territorio libanese e i bombardamenti sulle forze dell'ONU aggravano ulteriormente la situazione."

"Cosa può esserci di più drammatico della guerra, cosa può esserci di più drammatico della morte" si è chiesto Di Paolo.
"Tra le tante testimonianze raccolte in questi duri mesi, mi hanno colpito le parole di una giovane donna palestinese, che vorrei riportarvi in tutta la loro desolazione: 'Non meritiamo di morire migliaia di volte prima di morire'. Ecco, forse più drammatica della morte, c’è l’angoscia di sentirsi morire migliaia di volte ogni giorno. Di fronte a tutto questo, possiamo continuare a scegliere di girarci dall’altra parte e guardare altrove. O possiamo provare a reagire, a lanciare un messaggio, una testimonianza. Come ha fatto l'apicoltore a Desio a cui va la nostra solidarietà."

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