La Brianza al centro di due progetti archeologici in Sudamerica
Sul tavolo delle istituzioni di Italia, Cile e Bolivia le scoperte dell’esploratore ottocentesco di Biassono, Gaetano Osculati, rilanciate la scorsa estate dal suo concittadino Alberto Caspani
La Brianza di Gaetano Osculati al centro di due progetti archeologici in Sudamerica rilanciati da Alberto Caspani, giornalista e ricercatore di Biassono.
Due progetti archeologici
Dal Lambro alle Ande, la ricerca archeologica raccoglie il testimone dell’esploratore brianzolo Gaetano Osculati. Dopo la recente spedizione in Sudamerica del conterraneo Alberto Caspani, in cerca di conferme sull’origine delle mummie scoperte nel 1836 dall’illustre giramondo di Biassono in Cile, a dicembre sono stati predisposti due progetti di valorizzazione culturale per il bando 2025 del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (in chiusura il 16 gennaio).
Mummie, tanatologia e arte rupestre
Il primo progetto coinvolge un team scientifico-tanatologico legato al Museo Paolo Gorini di Lodi attraverso il suo curatore Alberto Carli, professore associato di Letteratura Italiana presso l’Università del Molise, unitamente alle colleghe Sandra Guglielmi (antropologa) e Antonella Minelli (archeologa), oltre allo stesso Caspani. Il giornalista di Biassono ha poi avviato in seconda battuta una collaborazione con la Siarb, la Società di Ricerca di Arte Rupestre della Bolivia, insieme alla quale è stato sottoposto all’Ambasciata d’Italia a La Paz un ulteriore progetto per promuovere il contributo italiano alla conoscenza di alcune grotte fondamentali per gli studi sull’origine della civiltà in Sudamerica.
Alle origini del grande diluvio?
"Onde garantire un’impostazione di ricerca più omogenea - dichiara Alberto Caspani, già curatore dell’opera su Gaetano Osculati “Viaggio in Amazzonia” (Luni Editrice, 2018) - i due progetti seguono percorsi di finanziamento distinti, ma concorrono entrambi allo stesso obiettivo: le mummie rinvenute da Osculati ad Arica, il principale sito di sepoltura dell’antica cultura Chinchorro in Cile (Patrimonio Unesco), rappresentano una sfida per l’archeologia. Oggi possono tornare a parlarci dei tre grandi diluvi verificatisi fra 14mila e 5.500 anni fa, così come delle trasformazioni climatiche della Terra, ma anche delle avanguardistiche ricerche scientifiche della Lombardia dell’Ottocento. In quest’ottica, il confronto fra le tecniche di conservazione dei corpi dall’antichissima epoca Chinchorro e le ‘pietrificazioni’ contemporanee porta in luce, anche nell’operato di Osculati, le profonde trasformazioni del rapporto umano con la morte”.
Migrazioni incerte
Sebbene le mummie scoperte dall’esploratore brianzolo possano essere ricondotte agli ultimi esemplari di una tradizione funeraria perpetuatasi in Cile per ben 8mila anni prima di Cristo, la complessità delle tecniche ideate spinge ad allargare i confini della ricerca. Oggi risulta infatti ascrivibile ad almeno due contesti completamente diversi: o di derivazione pacifico-asiatica, oppure andina. Alla luce delle ultime ricerche, l’ipotesi di un’origine autoctona della cultura Chinchorro appare cioè meno probabile rispetto a un eventuale sviluppo migratorio, aprendo nuove domande sull’evoluzione dell’uomo.
Gaetano Osculati incontra il siciliano "Juan" Miserendino
Se da una parte lo studio delle pitture rupestri fra le vette boliviane di Las Peñas e il dipartimento amazzonico di Santa Cruz offre indizi preziosi per risalire a epoche pre-glaciali rilanciando le discusse datazioni archeoastronomiche di Arthur Posnasky a Tiwanaku, dall’altra si rivela altrettanto illuminante il patrimonio di conoscenze sull’anatomia dei corpi sviluppato dal Museo Paolo Gorini di Lodi, pronto a creare un ponte culturale col Museo di San Miguel de Azapa, l’Università di Tarapacà e l’Istituto Italiano di Cultura di Santiago. Il progetto in Bolivia, inoltre, risulta conforme alle possibilità di finanziamento della Fondazione del Banco di Sicilia, dal momento che la più importante grotta del dipartimento di Santa Cruz è legata a un immigrato siciliano che visse a ridosso dei suoi spazi sino al 1931: Giovanni Battista “Juan” Miserendino, personaggio cui il team del professor Matthias Strecker, con cui Caspani collabora, sta già valorizzando attraverso una mostra organizzata sino a marzo ad Altamira, in Spagna, puntando al coinvolgimento di importanti realtà archeologiche della Sicilia. In aggiunta, la principale grotta di Las Peñas ha cominciato a essere promossa turisticamente dal parroco di origine comasca Antonio Zavatarelli e dall’operatore della sua comunità La Cordillera Experience, con i quali il giornalista biassonese ha allacciato contatti durante la spedizione della scorsa estate. A distanza di quasi duecento anni, la vocazione brianzola all’esplorazione pare dunque preservarsi tanto bene quanto le enigmatiche e affascinanti mummie Chinchorro.
Il servizio completo sarà pubblicato anche sul Giornale di Carate in edicola il martedì.