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Copreno piange il ciclista "nato più volte"

Giuseppe Mion aveva 72 anni: nel 2018 era entrato in coma dopo un incidente in bicicletta, poi si era ripreso.

Copreno piange il ciclista "nato più volte"
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Un ciclista come lui sapeva bene che la vita è fatta di tornanti, di punti impervi e di curve a non finire, ma anche di discese, di strade pianeggianti su cui finalmente si può riprendere fiato e la fatica si stempera nella gioia di ammirare il paesaggio circostante. Gli ultimi sette anni di Giuseppe Mion sono stati caratterizzati soprattutto da salite, ma lui le ha sempre affrontate con coraggio, con grinta e con tanto ottimismo, senza lamentarsi.

Addio al ciclista Giuseppe Mion

Domenica mattina, 1 giugno 2025, si è spento, a 72 anni, ritrovando serenità e pace dopo i numerosi ostacoli che ha incontrato lungo il suo percorso a partire dall’11 agosto 2018, quando mentre era in sella alla sua amata bici a Casnate con Bernate, in via Pitagora, era caduto e poi era entrato in coma. Un incidente sul quale la figlia Manuela Mion aveva voluto vederci chiaro, lanciando un appello per trovare testimoni che avessero assistito alla scena.

«Non potevo credere che mio padre, ciclista esperto, avesse fatto tutto da solo, ma alla fine mi sono rassegnata e ho concentrato le mie energie su di lui, standogli vicino», spiega.

L'incidente in bici nel 2018

Perché da quel giorno la vita di Mion è completamente cambiata: quando era arrivato all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia era in coma e lottava tra la vita e la morte. Per due volte aveva rischiato di non farcela e per due volte era stato salvato. Poi l’inizio della riabilitazione a Gravedona e il percorso al Sant’Andrea di Monza per recuperare autonomia in vista del ritorno nella sua casa di Copreno. Che era avvenuto il 19 luglio 2019, 11 mesi e 8 giorni dopo l’incidente.

Il coma, il ritorno a casa e poi la casa di riposo

Era sulla sedia a rotelle, a volte faceva fatica a parlare, ma i suoi occhi brillavano, lasciando trapelare un grande attaccamento alla vita e la gratitudine per esserci ancora. Lui stesso diceva di essere «nato più volte».

«La scorsa estate ha avuto un tracollo ed è stato in ospedale per diversi mesi, entrando e uscendo dal coma - racconta Manuela - Ma poi si è ripreso alla grande, come al solito. Ha dimostrato una forza davvero incredibile». Ultimamente, dato che necessitava di maggiore assistenza, era ospitato nella Rsa San Francesco di Nova Milanese. «Stava bene, ma domenica mattina, improvvisamente, poco dopo essersi svegliato, si è spento - prosegue - E’ stato completamente inaspettato, devo ancora elaborare la cosa. Non mi sembra possibile che mio papà non ci sia più. E’ stato un trauma anche per i miei figli, Loris e Matteo, che adoravano il loro nonno».

"Ci ha insegnato ad amare la vita e a tenere duro"

A rasserenarla è il pensiero che «finalmente, dopo tutto quello che ha passato in questi ultimi anni, può riposare in pace». E a guidarla sarà il grande insegnamento che il papà le ha lasciato, quello di amare la vita sempre, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi condizione. Come ha fatto lui, che è sempre stato attivo, energico, un grande lavoratore (era stato intagliatore e magazziniere), un ciclista appassionato (aveva vinto diverse coppe alle numerose gare a cui aveva partecipato).

Un ciclista appassionato: "Sognava di fare il giro del mondo in bicicletta"

«Aveva sempre la bici in testa e nel cuore - conferma Manuela - Quando andavo a trovarlo in casa di riposo mi diceva “Dai che manca poco a tornare in sella”. Lui pensava che prima o poi sarebbe riuscito a pedalare di nuovo. E il suo sogno era quello di fare il giro del mondo in bicicletta».

Un vero campione di vita, che ha tenuto duro nonostante tutto. E che ora, in Paradiso, può finalmente pedalare in pace, senza più infinite curve, senza più ripide salite.

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