Intervista

"Ma dove sono i giovani arcoresi?"

Nei giorni scorsi il responsabile della comunità pastorale arcorese ha concesso un'intervista alla redazione de Il Giornale di Vimercate e Primamonza.it

"Ma dove sono i giovani arcoresi?"
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La sua scrivania, nella casa parrocchiale che si trova accanto alla chiesa di Sant’Eustorgio, è piena zeppa di documenti e pratiche da sbrigare e archiviare. Il suo cellulare e quello dell’abitazione squilla continuamente tra chi cerca informazioni, chi comunica la dipartita di un proprio caro, chi chide una parola di conforto e chi vuole prenotare una messa in memoria di un defunto. Senza contare chi, vedendo il suo "pulmino" grigio scuro parcheggiato sulla piazza della chiesa (e comprato appositamente per poter accompagnare i ragazzi durante le svariate esperienze che si organizzano durante l’anno), suona il campanello anche solo per un saluto.

La dura vita... da parroco

Dura la vita da parroco, anzi da responsabile della comunità pastorale di Arcore che comprende 3 parrocchie e oltre 17mila abitanti. Lo sa bene don Virginio Vergani, approdato in città lo scorso settembre al posto di don Giandomenico Colombo. Nei giorni scorsi il sacerdote, 60 anni compiuti lo scorso 26 dicembre, ha aperto le porte della casa parrocchiale per un’intervista esclusiva al nostro Giornale e a tutto campo. Tanti i temi trattati: da un bilancio di questi primi nove mesi in città all’imminente taglio delle messe domenicali.

Senza dimenticare il prossimo avvicendamento tra il coadiutore don Gabriele Villa (a settembre il 40enne sacerdote si trasferirà nel Varesotto) e don Matteo Frigerio che prenderà il posto del coadiutore. Ma c’è una domanda profonda alla quale il sacerdote ancora oggi non riesce a dare una risposta: "Ma i giovani arcoresi dove sono? Dove si ritrovano abitualmente? Dove posso incontrarli?".

"Oratorio non solo come luogo fisico ma come stile di vita"

"Il tema riguardante ragazzi e ragazze è sicuramente quello che da un lato mi affascina di più e che, però, dall’altro mi procura più domande interiori - ha continuato il sacerdote - Il giovane deve essere accompagnato quando si parla di adolescenti e vissuto in età post adolescenziale. Oggi le decisioni calate dall’alto hanno poco peso. Piuttosto bisogna pensare a creare relazioni e qui si arriva all’idea dell’oratorio non più come luogo fisico ma come stile. Un cambio epocale. Ciò significa che si può fare oratorio anche in piazza Pertini o sui gradini della chiesa del Rosario dove a volte vedo compagnie o in stazione, per esempio. La vera domanda è: ma i giovani arcoresi dove sono? Io non solo legato ai numeri perchè non sono quelli che fanno la differenza in un comunità ma mi chiedo davvero dove sono fisicamente? Per poterli incontrare bisogna avere un luogo che attualmente fatico a decifrare. Io credo molto in una partenza informale, almeno in un “ciao”. Però mi rendo anche conto che, se da un lato ho una spinta verso gli uomini e le donne del domani, dall’altro devo continuamente ricordare a me stesso che sono parroco e che ho tutta la comunità a cui badare. Per loro ora c’è don Gabriele e tra qualche mese ci sarà don Matteo... ".

Il "ritorno" all'oratorio estivo

Da lunedì 9 giugno don Virginio è stabilmente all’oratorio di Bernate, alla guida di uno dei tre grest cittadini organizzati per le prossime cinque settimane e che vedono iscritti oltre 650 ragazzi che saranno accuditi da un vero e proprio esercito di educatori composto da circa 50 animatori e 15 volontari per ognuno dei tre oratori.

"Il periodo dell’oratorio estivo è il tempo della semina, come dice qualcuno, forse a perdere ma molto importante, direi essenziale - ha proseguito don Virginio - Spero, per il futuro, che il mondo degli adulti possa comprendere sempre più questa importante sfida educativa, insomma possa aiutarci concretamente nell’accompagnare i ragazzi. Tra l’altro anche quest’anno è confermata la tendenza degli ultimi anni dopo il Covid: le iscrizioni dei ragazzi più grandi, quelli delle scuole secondarie sono in crescita. Non è tanto questione di desiderio di partecipazione, forse, quanto, forse, di volontà delle famiglie che si sentono più tranquille con i ragazzi qui all’oratorio, all’aria aperta, piuttosto che saperli in giro o chiusi in casa con cellulari ad annoiarsi".

"Arcore, una realtà che ha molto potenziale ma..."

Durante la chiacchierata non è mancato anche un primo bilancio di questi nove mesi trascorsi ad Arcore.

"Non posso che avere un’idea molto positiva in questi primi mesi trascorsi ad Arcore - ha sottolineato il parroco - Ammetto che stiamo parlando di una realtà che ha molto potenziale ma estremamente frammentata. Purtroppo la frammentazione diminuisce in maniera drammatica la forza delle proposte che si possono attuare. Va bene un’identità localizzata ma dovremo lavorare molto per far calare l’idea della comunità pastorale, cioè del lavorare tutti insieme. Sulla partenza di don Gabriele devo ammettere che ho temuto che non arrivasse nessuno a sostituirlo. Io ho insistito ma non avevo la certezza. Aggiungo anche che il taglio delle messe domenicali, in realtà, non è dettato solo dalla mancanza di sacerdoti ma, piuttosto, dall’esigenza di uniformare l’orario. Non è più concepibile avere quattro messe allo stesso orario, per esempio".

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