Un fremente in Brianza
L'ultima ricerca dello storico triuggese riporta il racconto del librettista, poeta e scrittore italiano Antonio Ghislanzoni.

Un fremente in Brianza: un racconto scritto dallo storico di Triuggio, Angelo Cecchetti, ambientato nella nostra Brianza nel 1861, Canonica Lambro, Ponte Albiate, Besana Brianza e dintorni.
Un fremente in Brianza
Per prima cosa non ci resta che introdurre Antonio Ghislanzoni che ha scritto questo concentrato di elevata brianzolambralità... Occorre presentarlo, per chi eventualmente non lo conoscesse; nasce a Lecco nel 1824 , quindi è palese che ha respirato l’aria brianzola, e muore a Caprino Bergamasco nel 1893. Chi era? Lo si potrebbe definire quasi un poliedrico eclettico: scrittore, poeta, librettista d’opera (famoso per aver scritto il libretto dell’Aida di Giuseppe Verdi), amante della satira, cantante ecc. Entrò in seminario dove, più per volontà del padre che per vocazione, dove a 17 anni verrà espulso in quanto denotava comportamenti irreverenti … divenendo ideologicamente anticlericale. Si iscrisse a medicina dopo il liceo, seguendo le orme del padre medico. Lasciò il percorso universitario da medico per dedicarsi al canto. Come baritono, ottenne ottime recensioni, abbandonando presto la carriera di cantante per dedicarsi alla scrittura. I primi articoli li ha stilati per il Cosmorama Pittorico, collaborò come fondatore al giornale umoristico/satirico L’Uomo di Pietra, scrisse per altra testata satirica Lo Spirito Folletto e molteplici furono i suoi scritti in altri periodici. Naturalmente la sua arte dello scrivere lo porta a comporre diversi libri. Anche dal punto di vista politico non si è fatto mancare nulla, fu costretto a scappare in Svizzera; successivamente fu arrestato dai francesi e condotto in Corsica. Fu compartecipe della neo nata corrente letteraria degli Scapigliati, refrattario ai valori della borghesia. Era doverosa un’introduzione per incorniciare l’artista, che non finiremo mai di ringraziare abbastanza, che con la sua eleganza nello scrivere e con la presenza umoristica ha, nel nostro caso, delineato alcuni tratti della Brianza post unitaria. Il racconto a noi caro, uscì per la prima volta sulla Strenna DELL’UOMO DI PIETRA – 1862 con il titolo: UN FREMENTE IN BRIANZA Schizzi contemporanei di A. GHISLANZONI.
Si narra la storia di un rivoluzionario
Successivamente l’autore inserirà questo racconto in successivi volumi dal titolo RACCONTI POLITICI, cambiandone il titolo che diverrà Un Apostolo in missione. Il racconto narra di un rivoluzionario nonché Presidente della Società della Morte, Teobaldo Brentoni, che vuole o vorrebbe il popolo al centro dell’attenzione della politica unitaria; occorre anche tenere presente che il 17 marzo 1861 si proclama il Regno d’Italia, già si vuole fare, o meglio si scrive, di rivoluzione…, ma dedichiamoci al racconto: La figura del rivoluzionario/apostolo tenta di spronare il popolo alla rivolta. Non ci riuscirà… Con toni umoristici descrive gli eventi coinvolgendo gli abitanti della bassa Brianza.
Il tutto comincia dalla stazione di Milano
Il tutto comincia dalla stazione di Milano ” …Presto! i signori che partono per Monza...” e già comincia la prima manifestazione rivoluzionaria avendo il Brentoni preso un biglietto di terza classe per stare col popolo dove fa inciampare un villano di Seregno. Saliti entrambi sul treno si viene a verificare un impiccio con il canestro del villano che gli lorda il vestiario, rammaricandosi così di aver scelto la terza classe. Si deve recare all’antico albergo della Canonica ”… Canonica è un paesello, un gruppo di quindici o venti case, che sorge in riva del Lambro, sullo stradale che da Monza conduce a Besana…” dove già si è soffermato il 28 settembre 1861 l’impiegato Regio Augusto Regola, che ogni anno con tutta la numerosa famiglia, cerca il più possibile gratis, di trascorrere le vacanze in Brianza. La famiglia Regola con 12 figli viene a essere descritta come uno sciame di cavallette dove la parola d’ordine è divorare, “… Il passaggio della famiglia Regola per molti pacifici abitatori della Brianza è considerato quale una calamità periodica…”; dopo già aver mangiato del latte a Biassonno, si parla anche di vino il torbolino, vino di bassa gradazione alcolica e leggermente dolce e di pane di mistura pane che si faceva utilizzando una serie di ingrediente mescolati (mistura in dialetto) farina di granoturco e frumento per la maggiore. E’ presente anche il terrore del Lambro, appassionato di pesca. Pure il Brentoni, dopo che si è cambiato i vestiti lordati, è giunto all’albergo dove, poco dopo, eleva un brindisi all’Unità d’Italia. Tra i vari bicchieri levati a brindare s’intrecciano momenti d’imbarazzo. Non mancano disquisizioni sull’etimologia dei nomi dei luoghi “… Lambro, che io farei derivare dal latino Lambere, come Seregno da Serenum.... — Come Albiate da Album… Come Besana da Bacinum, Sovigo da Subjectum, Desio da Decius proconsole romano mandato da Tiberio a incivilire la Brianza...” . Il terrore del Lambro ha un nome signor Mollasca che “… consultava l'oste per sapere se nelle roggie del terzo mulino sulla strada di Albiate si peschino ancora delle anguille e delle trote!...”. (Quando nel Lambro c’erano anguille e trote sic!...). Brentoni arringa un discorso concitato “… Ohi sì... io so bene ciò che voi desiderate... o creature fantastiche … La società infino ad ora vi ha tenute schiave, avvilite, conculcate... La religione vi ha incatenate buono o malgrado ad un solo individuo, che divenne il vostro tiranno... Le sante e pure aspirazioni delle anime ardenti furono soffocate, annientate da quell'incubo fatale che si chiama il matrimonio! — Ebbene! noi le distruggeremo queste leggi abborrite! Voi sarete libere! emancipate.... Non più la prostituzione delle nozze! Non più la servitù del matrimonio! Abbasso il matrimonio!...”
La domenica a Ponte Albiate
Non volendo più dormire nell’albergo il Brentoni cerca chi possa accompagnarlo a Ponte Albiate. Un contadino si offre e si incamminano e … “ …Oh, vedi che bella notte stellata!... Che azzurro sereno!... E dire che sotto questa volta sì pura, sotto questo padiglione gemmato, nascono e crescono tanti cretini, tanti animali da capestro!... Oh! ma io non posso... non debbo maledire all'Italia.... E non è forse questa la terra di Dante, di Machiavelli e di Galileo?... Signor no! rispose il contadino, che a bocca aperta avea ascoltate le inspirate parole del fiero patriota. Signor no! Queste terre... sono in parte del conte Taverna, in parte del signor Tinelli... — Al diavolo i cretini! grida il Brentoni, strappando la borsa dalle mani del contadino. Lasciami andare... che troverò da me solo la via! Possibile che in questi paesi non incontri un essere che mi comprenda!...” Questo popolo non dà soddisfazione al Brentoni. Ora viene un capitolo dal titolo” La domenica a Ponte Albiate” - “… Se mai vi prende la buona ispirazione di recarvi nei mesi di estate a villeggiare in qualche paesello della Brianza, io vi consiglio di arrestarvi a Ponte d'Albiate. Giunti colà, cercate prendere alloggio all'albergo del fornaio Giuseppe Galbiati. Avrete una buona camera, biancheria pulita, servizio pronto, tuttochè può formare il confortabile della vita — e per giunta vino squisito e certi intingoletti solleticanti, di cui la signora Felicita moglie dell'albergatore possiede il segreto…” con tanto di punteggio Tripadvisor… Vi è anche la presenza di Malo Amen che arriva in paese con le cartelle per effettuare una tombola e a quel punto il Brentoni “ … Ecco di qual modo si educa il popolo, mormorò Teobaldo... Coi giuochi d'azzardo!... colle lotterie!... E dire, che non si è ancora pensato dal governo a togliere di mezzo questa immoralità legalizzata che si chiama il giuoco del lotto!... Povera Italia!...”. Scopriamo anche che Malo Amen era un contadino di Albiate ed inoltre il Brentoni si accorse “…rimase appunto il nostro apostolo rivoluzionario quando si accorse che buona parte dei giuocatori di tombola avevano contribuito assai meglio di lui alla indipendenza ed alla libertà d'Italia…”
Siamo arrivati all’ultimo capitolo dal titolo “Una festa popolare a Besana”
“… Quella domenica c'era gran festa a Besana. Sul magnifico piazzale, donde l'occhio si stende ai più ridenti paesi della Brianza, una folla immensa di popolo attende l'arrivo delle Guardie Nazionali di Desio e di Camnago. I villeggianti delle terre vicine sono accorsi a godere dello spettacolo … I militi di Besana sono andati incontro ai loro ospiti... Da lontano eccheggiano le trombe.... Le donne sporgono il braccio, agitando i fazzoletti — gli uomini battono le mani — dalla folla escono frequenti viva al Re, a Garibaldi, all'Italia...! Ed ecco le schiere, precedute dalle bande musicali, entrano trionfalmente nella piazza...” Si prosegue nella narrazione fino a quando “… Teobaldo, venendo da Ponte di Albiate a Besana, avea trovato i suoi due colleghi, lo Zammarini e il Quinetti, i quali, sapendo della festa, muovevano per lo stesso cammino. Sì l'uno che l'altro avean passata la notte a Canonica, una notte poetica, dicevan essi … ma appena giunti all'ingresso di Besana, il feroce repubblicano proruppe in una catilinaria (acerba invettiva) di nuovo genere, e dopo aver esaltato le virtù delle donne, e inveito contro gli infami che osano profanarla con indegni attentati, abbandonò i suoi due compagni di viaggio, i quali confusi e storditi si diressero verso la piazza …”. Si fa un cenno alle bande musicali (forse segno premonitore della futura rassegna bandistica/festival di Besana Brianza): “… Nel punto in cui le bande musicali davan principio al concerto…” . Inizia un parapiglia. “… Che è? che non è?... Un attruppamento in sulla piazza... Voci che gridano: morte! Pugni levati... gesti minacciosi.... gente che accorre da ogni parte … i concerti della banda sono cessati... i militi si disperdono in varii gruppi. — Tutti voglion conoscere la causa dell'improvviso disordine ... Noi... pagliacci! noi di... Besana!... Ma perdio!... Datemelo nelle mani quella... carogna! ... Chi è? dov'è?... Bisogna farlo in pezzi! ... — Egli era laggiù che predicava poco fa all'osteria della Sposa bella … No!... dall'osteria è venuto fuori... e si è fermato sull'angolo dell'oratorio, dove io l'ho udito dire ad alta voce che la nostra civica gli fa orrore … Morte! morte! si urla dal centro ... E questo grido si ripete dall'una all'altra estremità della piazza … I contadini di Besana e di Desio, offesi nella loro Guardia Civica, inseguirono e cercarono Teobaldo Brentoni per tutto quel giorno. — Ogni strada, ogni sentiero furon perlustrati da grosse pattuglie ... “.
Il finale?
Il finale non ve lo racconto…, vuole essere uno sprone affinché il vostro esser brianzoli vi induca a cercare e a trovare il libretto, lo si trova anche n biblioteca e allo scopo un ulteriore ringraziamento, oltre che all’autore “il Ghisla”, anche all’Associazione culturale Brianze, attraverso Paolo Pirola e Sara Pozzi, che nell’anno di grazia 2005 hanno pubblicato Un apostolo in missione, un concentrato di squisitezza brianzola o briantea, secondo i gusti, che a parere mio non può mancare nella conoscenza di chi ha nel cuore e nella mente la Brianza. Come l’aggettivo fremente potrebbe significare una certo stato d’impazienza, così voi, quale obbligo morale, a vostra volta abbiate il desiderio fremente nel leggerlo, e, per meglio gustare il racconto, occorre socchiudere gli occhi per cercare di entrare in sintonia del periodo anno 1861; immaginare il silenzio, le strade impolverate, solo gente a piedi e qualche carrozza, nessuna luce elettrica a disturbare il cielo stellato, lo scorrer dell’acqua del Lambro, le trote, il vecchio ponte di Ponte Albiate con la signora Felicita e i suoi intingoletti, i profumi e …
Angelo Cecchetti, "custode temporaneo"