Arcore continua a raccontare le donne e a denunciare la violenza di genere. A conclusione del mese di novembre e della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’amministrazione comunale guidata da Maurizio Bono, ha dato il via alla mostra “Le Donne – 500 fashion Barbie dolls”.
Si tratta di un viaggio attraverso costumi, culture, storie e identità femminili raccontate con l’arte. Il progetto, che guarda anche alla solidarietà (il ricavato delle offerte libere verrà interamente destinato alla Caritas della Comunità pastorale Sant’Apollinare), rappresenta il cuore del progetto culturale «Arcore è Lei – Mese della Donna».
Si tratta di un evento promosso dal Comune in collaborazione con la Comunità Pastorale – Caritas di Arcore e con la direzione artistica di Valentino Damiano Donghi. Sarà proprio il direttore artistico della mostra, nonché collezionista delle splendide bambole, ad accompagnare i visitatori in un lungo viaggio fatto di costumi, mode, tradizioni ed emancipazione.

“Raccontiamo la femminilità”
“L’esposizione è pensata per raccontare la femminilità contemporanea attraverso cinquecento Barbie allestite in abiti, scenografie e ruoli che mostrano quanto siano vaste e sfumate le identità e le storie delle donne oggi – ha sottolineato il sindaco Maurizio Bono – Il tutto in un contesto raffinato come Villa Borromeo che fino al 18 gennaio si trasformerà in uno spazio dedicato alla creatività, alla memoria e alla sensibilizzazione. Vogliamo confermare il nostro impegno contro ogni forma di violenza sulle donne. La ricorrenza del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, diventa così il punto di partenza di una serie articolata di iniziative destinate a coinvolgere l’intera comunità: famiglie, scuole, associazioni, realtà culturali e mondo del lavoro. Un modo per dire con chiarezza “mai più violenza” e, allo stesso tempo, riconoscere e valorizzare il ruolo, la libertà, la forza e i talenti delle donne oggi».

Iniziativa indigesta all’ex sindaco Colombo
Un’iniziativa che, però, ha fatto storcere il naso sia aìall’ex sindaco Rosalba Colombo, sia all’arcorese Carla Giuzzi, responsabile diritti della segreteria provinciale di Sinistra Italiana. A far storcere il naso alla “lady di ferro” del centrosinistra è proprio l’accostamento del progetto culturale con il tema della violenza contro le donne.

“Giuro, sono confusa – ha sottolineato Colombo – Ovviamente non contesto il fine, cioè raccogliere fondi per la Caritas. Però mi sorge una critica che vorrei sottoporre al nostro sindaco: se solidarietà vuole che sia, allora per essere minimamente coerenti con la sua affermazione “Arcore conferma il suo impegno contro ogni forma di violenza sulla donna… “, la raccolta dovrebbe essere fatta a favore di organizzazioni tipo “Mamma Rita” di Monza oppure le diverse realtà di supporto e rifugio sul territorio. In questo modo la mostra darebbe un aiuto concreto a chi tutti i giorni e’ in trincea nella lotta contro la violenza sulle donne”.
Per quanto riguarda la Caritas, Colombo ha sottolineato che «un aiuto concreto si realizza con il bilancio comunale, prevedendo un sostanzioso contributo. Magari tagliando qualche spicciolo alle centinaia di migliaia di euro spesi in due anni per una fantasmagorica fantasy Natalizia e pensando ad un progetto serio, come quello appena inaugurato a Villasanta, di una casa rifugio. Insomma da Bono solo retorica affabulatoria mentre mi piacerebbe sapere cosa ne pensa della mostra il nostro assessore alla Cultura De Marco».
Critiche anche da parte di Sinistra Italiana
“L’annunciata raccolta di fondi per la Caritas è un’azione meritevole, ma il tipo di destinazione nulla ha che fare con il progetto e appare più che altro un modo facile per cercare consensi – ha sottolineato Giuzzi – Soprattutto si vogliono piegare ad ogni costo le Barbie dolls alle finalità di questo progetto, rispetto al quale esse possono solo suggerire un elemento di riflessione su un fenomeno complesso, partito negli anni ’50 e nel quale si rappresentava un’idea di donna diversa rispetto a quella comune di allora: casalinga, moglie e madre. Successivamente il suo aspetto fisico, alta, bionda, occhi azzurri, vita stretta e gambe lunghe ha condizionato generazioni di bambine a seguire il modello di donna stereotipato che veicolava e non è bastato vestirla da scienziata, poliziotta o pilota d’aereo. Un modello di donna che è alla base della violenza di genere in quanto vista solo come “un oggetto” da possedere. La volontà di possesso costituisce uno dei primi fattori da combattere per eliminare la violenza sulla donna”.
Giuzzi ha chiesto a gran voce anche l’organizzazione di progetti di educazione all’affettività e sessuale nelle scuole
Scontro Bono-Colombo
Non si è fatta attendere la replica piccata di Bono al suo predecessore.
“Leggo con sorpresa e un pò di amarezza le critiche mosse in queste ore alla mostra dedicata alle Barbie e interpretata, in modo frettoloso e superficiale, come un’operazione priva di contenuti culturali o lontana dal tema della violenza sulle donne.
La realtà è esattamente opposta – ha sottolineato Bono – Il progetto nasce proprio per stimolare una riflessione pubblica sul percorso culturale che la nostra società ha compiuto — e che deve continuare a compiere — nella rappresentazione dei ruoli femminili e maschili. La storia della Barbie, dagli anni Cinquanta a oggi, è la storia dei cambiamenti del nostro immaginario collettivo: dagli stereotipi rigidi della donna-oggetto a modelli sempre più consapevoli, autonomi e plurali. E allo stesso modo Ken racconta quanto, anche per gli uomini, certi ruoli sociali siano stati a lungo rigidi o irrealistici. Chi davvero conosce il tema della violenza di genere sa bene che nessuna politica di prevenzione può prescindere dalla lotta agli stereotipi, dal superamento della cultura del possesso e dall’educazione ai ruoli paritari. Mi meraviglia dunque che proprio esponenti che si dichiarano attenti a queste dinamiche non colgano il cuore dell’iniziativa: non si tratta di celebrare un giocattolo, ma di usare un simbolo popolare e riconosciuto per aprire una discussione accessibile a tutti, soprattutto ai più giovani, su come i modelli culturali influenzino la percezione dei ruoli e possano, nel lungo periodo, alimentare o contrastare la violenza”.
La raccolta fondi per la Caritas
Quanto alla raccolta fondi destinata alla Caritas Bono ha sottolineato di “non essere alla ricerca di concenso facile: è un gesto di solidarietà verso una realtà che quotidianamente sostiene famiglie fragili, donne sole, vittime di situazioni difficili, con modalità che conosciamo e che sono trasparenti e controllate. È opportuno ricordare che un Comune non può erogare fondi pubblici senza seguire le procedure previste dalla legge. Ciò significa che ogni spesa deve essere motivata, avere una finalità pubblica e essere adeguatamente documentata. Il nostro Comune, come tutti, è tenuto ad applicare il Regolamento per la concessione di contributi e sovvenzioni, che prevede passaggi obbligati: la richiesta da parte dell’associazione, un’istruttoria tecnica, un atto formale di approvazione e la successiva rendicontazione delle attività svolte”.
Non è mancata un’ultima stoccata all’ex primo cittadino: “Anche in questo caso, strano che non sia noto ad un ex Sindaco”.