Giorno del ricordo

A Lentate la commemorazione per le vittime delle foibe: "Non esistono morti di serie A e di serie B"

Cerimonia nell'oratorio di Santo Stefano, dove sono stati allestiti dei pannelli ed è stato proiettato un video sul tema.

A Lentate la commemorazione per le vittime delle foibe: "Non esistono morti di serie A e di serie B"
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"I limiti imposti dalla pandemia non diventino limiti al ricordo". Così ha esordito questa mattina, giovedì 10 febbraio 2022, il sindaco di Lentate Laura Ferrari durante la commemorazione delle vittime delle foibe. Una cerimonia semplice, nella suggestiva cornice dell'oratorio di Santo Stefano, dove sono stati allestiti anche alcuni pannelli a tema per celebrare il Giorno del ricordo.

Giorno del ricordo: "Non esistono morti di serie A e di serie B"

Una cerimonia fortemente voluta dal primo cittadino, nonostante le restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria. Oltre alle autorità civili, militari e religiose, c'erano i rappresentanti dell'Associazione nazionale carabinieri, del Gruppo Alpini e di altre realtà del territorio. "Il 27 gennaio abbiamo posate due pietre d'inciampo nella Giornata della memoria, una ricorrenza verso la quale negli anni la sensibilità è cresciuta sempre più - ha detto il sindaco - Vorrei che lo stesso principio fosse applicato al Giorno del ricordo, che ci riporta al massacro avvenuto nelle foibe e ci fa riflettere su una pagina della nostra storia dimenticata per troppi anni". Ha aggiunto: "Quando si ricordano i morti il colore politico non c'entra e negli anni la sensibilità mia e della Giunta è cambiata su questo aspetto. Abbiamo appena annunciato la pubblicazione del libro sul 25 Aprile a Lentate realizzato dagli studenti, a disposizione già a partire dalla giornata di oggi. Abbiamo accostato quell'evento al Giorno del ricordo proprio perché crediamo che non esistono morti di serie A e di serie B, di Destra o di Sinistra. Questo volume realizzato dai ragazzi è scevro da ogni interpretazione di parte".

Il vicesindaco ha letto un pensiero di Sergio Mattarella

La parola è poi passata al vicesindaco Matteo Turconi, che per invitare a una riflessione ha scelto un pensiero del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, proposto l'anno scorso proprio in occasione del Giorno del ricordo:

Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l'esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell'Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze. I crimini contro l'umanità scatenati in quel conflitto non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista.
Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia.

Il parroco: "Siamo tutti fratelli, facciamo emergere sempre di più la parte di Abele che c'è in noi"

"Credo che sia importante ricordare chi ha perso la vita drammaticamente e riconoscere che tutto il genere umano è figlio di un unico Padre, per cui non dobbiamo alzare la mano contro i nostri fratelli - è intervenuto il parroco, don Marcello Grassi - Ognuno di noi dentro di sé ha una parte di Abele e una di Caino, cerchiamo di far emergere sempre più quella di Abele e di eliminare quella di Caino. Chi sono io per disporre della vita di un'altra persona, per decidere che non merita di esistere? Io non sono giudice, sono fratello, noi siamo tutti fratelli, anche se proveniamo da nazioni e da etnie diverse".

La testimonianza di Umberto Radice

Dopo la proiezione di un video che ha ripercorso la tragedia delle foibe, il dramma di chi è morto nelle viscere della terra e la vicenda della diaspora italiana, il sindaco ha proposto, anche per gli anni futuri, di collaborare "per trovare qualcuno che possa portare una testimonianza di quello che avvenne". Un invito che è stato subito colto dal teologo Umberto Radice, presente alla cerimonia: "Ricordo che un mio cugino di secondo o terzo grado, Ugo Fumagalli, con il quale sono cresciuto a Camnago, non tornò più dopo essere andato in Jugoslavia. Ricordo che la sua mamma si disperava perché non sapeva che fine avesse fatto il figlio. Non si seppe più nulla di lui, penso che sia stato proprio una delle vittime delle foibe".

 

 

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