A Varedo la memoria di Franco Crippa è viva
Questa mattina, venerdì, in piazza Della Pace posata la prima pietra d'inciampo della città
A Varedo la memoria di Franco Crippa è viva. Questa mattina, venerdì, in piazza Della Pace posata la prima pietra d'inciampo della città
Il ricordo di Franco Crippa è vivo
Il ricordo del partigiano Franco Crippa resterà per sempre incastonato nel selciato di un luogo fortemente simbolico per Varedo come piazza Della Pace. In occasione del Giorno della Memoria, questa mattina, venerdì, è stata posata la prima pietra d’inciampo della città, a lui dedicata.
La cerimonia in piazza Della Pace
«Questa piazza Della Pace, intorno a questo albero dove la comunità si ritrova per molte occasioni, spero diventi un luogo dove ogni tanto fermarsi e pensare - ha auspicato il sindaco Filippo Vergani parlando agli studenti delle scuole secondarie presenti alla cerimonia - a voi ragazzi auguro di farvi ispirare da questo ragazzo giovane e pieno di sogni, che ha creduto e lottato per un ideale. Non siate indifferenti alle ingiustizie che vi capiterà di incontrare».
L'incontro con gli studenti
Prima della posa della pietra, gli studenti hanno partecipato a un incontro al teatro Ideal introdotto da Fabio Lopez Nunes, presidente del Comitato pietre d’inciampo di Monza e Brianza, dal sindaco Vergani e dall’assessore alla Cultura Cristina Tau. Preziosa la testimonianza di alcuni cugini del partigiano varedese, Gianna e Piera Crippa, Franco Somaschini, che con grande emozione e orgoglio hanno raccontato la sua storia.
Un ragazzo vivace ed estroverso
Franco Crippa nasce a Varedo il 28 ottobre 1927, perde il padre Costante a soli 10 mesi e viene cresciuto da una mamma coraggiosa, Stella Novati. Vivace ed estroverso, a scuola non sopporta la disciplina, tanto che ad appena 6 anni scappa dal collegio di Desio dove la mamma lo aveva iscritto e torna a Varedo, nella loro casa di corte di vicolo al Viale 2.
Si è unito alla brigata Mazzini
Nella bottega dello zio Edoardo impara il mestiere di falegname, ma c’è la guerra e un nemico da combattere: Franco non si tira indietro. E’ un ragazzo forte, ribelle, con un profondo senso di giustizia: nel 1944 si unisce come partigiano alla Brigata Mazzini, con molto coraggio partecipa a varie azioni di sabotaggio contro tedeschi e fascisti, come risulta dagli schedari delle Brigate nere presenti in Brianza.
L'arresto e la deportazione
Arrestato due volte - la prima è riuscito a scappare - viene portato prima in carcere a Monza, dove resta una settimana, viene poi a Bolzano e infine deportato a Mauthausen. A fine gennaio del 1945 il trasferimento al sottocampo di Gusen dove muore il 23 aprile 1945, per le terribili conseguenze della vita nel lager dove era stato internato come prigioniero politico. Sul suo abito aveva infatti impresso un triangolo rosso e sulla sua pelle il numero 126160. Solo 12 giorni dopo il campo sarebbe stato liberato dagli americani.
Il messaggio ai giovani
«Per noi parenti questa pietra d’inciampo è stata una grande emozione che ci ha riuniti per ricordare gli avvenimenti che hanno segnato la sua vita. Siamo orgogliosi di lui - ha detto Somaschini - a voi ragazzi rivolgo una preghiera: ciò che siamo oggi è la conseguenza di avvenimenti del passato: conoscerli, studiarli e trarne delle valutazioni vi aiuterà ad affrontare le problematiche che incontrerete nella vita. Il sacrificio di Franco e di altre migliaia di cittadini che con il loro valore morale hanno riscattato un periodo infausto della vostra storia: quando andrete per il mondo e vi chiederanno di dove sei, con tutta serenità e orgoglio potrete affermare “Sì sono italiano”».
La mostra allestita in piazza
In piazza Della Pace è stata anche allestita una mostra dedicata al Giorno della Memoria che sarà poi trasferita nelle scuole varedesi.