Al Consorzio Desio Brianza un nuovo laboratorio digitale inclusivo
Sono 29 le postazioni, il presidente: "Siamo riusciti a darvi le migliori possibilità, adesso tocca a voi coglierle".
Sono 29 le nuove postazioni del laboratorio digitale dello Sfa (Servizio di Formazione Autonomia) di Desio, all’interno del Consorzio Desio-Brianza, appena rinnovato e inaugurato. Presenti il sindaco Simone Gargiulo e l’assessore alle politiche sociali Fabio Sclapari.
Al Consorzio Desio Brianza 29 nuove postazioni al laboratorio dello Sfa
I responsabili e le educatrici dello Sfa e del Codebri, a partire da Paola Tulelli, insieme al direttore del Consorzio Alfonso Galbusera e al presidente Giuseppe Lissoni, e i ragazzi hanno parte alla cerimonia organizzata per il taglio del nastro. Iragazzi, uno a uno, hanno voluto ringraziare le autorità. "Tutto quello che riusciamo a fare sono sempre le cose migliori che possiamo", ha dichiarato il sindaco Simone Gargiulo, rivolgendosi direttamente agli studenti, a cui ha fatto eco anche il presidente Lissoni: "Siamo riusciti a darvi le migliori possibilità, adesso tocca a voi coglierle al meglio".
Realizzato grazie a un contributo regionale
L’opportunità della ristrutturazione è nata da un bando della Regione; una delle linee di finanziamento prevedeva proprio la possibilità di finanziare progetti per le strutture socio-educative.
"Il Comune di Desio ha deciso di proporre il nostro Sfa per il bando – ha spiegato il direttore Galbusera – e i 30mila euro ricevuti ci hanno permesso di ristrutturare quest’aula".
Tutto il lavoro ha coperto circa dieci mesi. Nel vecchio laboratorio c'erano molti computer inutilizzabili e che non permettevano di svolgere il lavoro delle tutor al meglio.
Una postazione anche per ipovedenti
La nuova aula è dotata anche di una postazione speciale con un touchscreen per chi ha problemi di manualità e con un mouse capace di ingrandire le immagini e perciò adatto agli ipovedenti.
"Avevamo fino all’anno scorso un ragazzo ipovedente che era davvero bravo con il computer, ma non avevamo una struttura per lui – ha spiegato l’insegnante Sabrina Marchetti – Adesso lui non è più nostro studente, ma se ricapiterà un altro studente con una necessità simile potremo dargli una struttura veramente inclusiva".