Aldo Bergna è tornato a casa: "Esempio di coraggio e sacrificio"
Questa mattina, mercoledì 12 febbraio, posata la pietra d'inciampo a Varedo in sua memoria

Aldo Bergna è tornato a casa: "Esempio di coraggio e sacrificio". Questa mattina, mercoledì 12 febbraio, posata la pietra d'inciampo a Varedo in sua memoria
Posata la pietra d'inciampo
Ottant’anni dopo la tragica morte che spezzò le loro giovani vite nel lager di Gusen, due amici e partigiani di Varedo si sono idealmente ricongiunti, per continuare ad ispirare la comunità con il loro coraggio e sacrificio. Questa mattina, mercoledì 12 febbraio, in piazza della Pace è stata posata la pietra d’inciampo in memoria di Aldo Bergna accanto a quella che l’anno scorsa fu dedicata a Franco Crippa.
La cerimonia con gli studenti
La cerimonia, condotta dall'assessore alla Cultura Cristina Tau, è iniziata con un incontro al teatro Ideal con i discendenti di Bergna, per ricordare la figura del partigiano ucciso a soli 19 anni. Presenti anche le autorità locali e gli studenti di terza delle scuole secondarie varedesi, Agnesi e Aldo Moro.
"Adottate questa pietra"
«Aldo finì in quel girone dantesco senza avere colpa alcuna se non l’anelito di libertà - ha ricordato Fabio Lopez Nunes, presidente del Comitato pietre d’inciampo di Monza e Brianza - Diciamo grazie a ragazzi, uomini e donne come lui, gente comune che lottò per il riscatto del Paese. Adottate questa pietra e ricordate che il mondo ha tanti colori vivaci e ognuno di noi deve avere la capacità di vedere tutte le sfumature».
Chi era Aldo Bergna
Aldo Bergna nacque a Varedo il 22 gennaio 1926. Abitava in via Vittorio Emanuele 15, nel cosiddetto cortile dell’asilo vecchio e lavorava come meccanico alla Snia Viscosa. Il papà si chiamava Celeste ed era un carabiniere, la mamma era Giovanna Colombo, detta Ginetta. Aveva anche due fratelli più grandi.
Le azioni insieme agli altri partigiani


Il 28 maggio 1944 Aldo Bergna si unì alla 23esima brigata Mazzini, di ispirazione repubblicana e compì diverse azioni operative rubando armi ai fascisti, tra queste un mitragliatore da 20 millimetri e 12 moschetti. Furono almeno due gli assalti ai quali partecipò, uno il 10 giugno 1944, con un gruppo di dieci partigiani e il 24 settembre 1944, insieme ad altri dodici compagni. Nella brigata c'era anche il suo amico Franco Crippa.
Il dolore del ricordo
«Aldo Bergna era mio zio - ha raccontato il nipote omonimo, chiamato così proprio in memoria del congiunto partigiano - mio padre era molto restìo nel parlate del fratello, diceva solo che era un bel ragazzo, alto, ben disposto, evidentemente, per lui, raccontare era una ferita aperta. Infatti nel 1965, quando la Provincia conferì la medaglia d’oro a mio zio andai io a ritirarla».
Il nipote conobbe la storia dei giovani partigiani varedesi leggendo il libro di Vincenzo Pappalettera «Tu passerai per il camino», quindi si è recato due volte in visita ai lager di Mauthausen e Gusen, la prima volta del con degli amici, la seconda con la famiglia.
Li chiamavano "I partigiani"
Luisa Bergna, figlia di Umberto, cugino e grande amico di Aldo, ricorda che questi ragazzi erano conosciuti dagli amici e dalle persone che abitavano nel cortile come «I partigiani»:
«Il mio papà mi raccontava che diceva sempre loro di essere prudenti e di pensare bene a quello che facevano perché era molto rischioso. Di Aldo mi ha tramandato il ricordo di un ragazzo con un grande desiderio di libertà».
L'amicizia oltre la morte
Quella tra Aldo e Umberto è stata un’amicizia profonda, che ha travalicato il confine della morte:
«Mio papà ha sempre ricordato Aldo come un fratello, nonostante questo dolore i ricordi sono stati quelli di un’amicizia forte, dei momenti belli: avevano comperato la bicicletta poco tempo dopo che avevano iniziato a lavorare, poi le domeniche passate insieme. Il male non ha l’ultima parola sulle storie delle persone, mio papà ha il ricordo di un amore più grande».
L'arresto
Nel novembre del 1944 iniziarono vari arresti e recuperi di materiale militare trafugato, a seguito di informazioni fornite da un membro delle Ss di Monza che si era infiltrato tra i partigiani. Aldo Bergna fu arrestato tra il 25 e il 27 dicembre 1944 con altri quattro partigiani di Varedo, tra cui l’amico Crippa.
«Della cattura di Aldo, testimoni raccontarono che si era nascosto e dormiva in un cascinale vicino alla casa della famiglia - ha ricostruito Daniela Paolino - Una notte i fascisti si presentarono alla porta dell'abitazione e, non trovandolo, maltrattarono i genitori. Addirittura una camicia nera puntò il mitra contro la madre. Aldo fu avvertito della situazione che si era creata e si consegnò. Alcuni testimoni hanno raccontato che, nel trasferimento al presidio di Limbiate ebbe l'opportunità di scappare ma, anche se incitato da alcuni conoscenti, rinunciò, sempre per evitare ritorsioni contro gli anziani genitori».
La drammatica testimonianza
Dolorosa e drammatica la testimonianza dell’arresto riportata da Giuseppe Somaschini, che al tempo aveva 5 anni e viveva con la nonna Rosa nei locali accanto a casa di Aldo:
«Quella notte fui svegliato da un gran frastuono e urla. Sentivo dei forti colpi, probabilmente erano i calci dei fucili sbattuti contro la porta, parole in italiano “Aprite! Aprite! Muovetevi!” e una donna che si lamentava. Mi ero rannicchiato vicino a mia nonna che teneva l’orecchio vicino al muro confinante dei Bergna e mi imponeva di stare zitto. Poi dei passi pesanti, all’interno dei locali e una voce maschile che urlava “Aldo Bergna, se non esci da dove sei nascosto portiamo via tuo padre Celeste!” Aldo si era nascosto nel fienile sopra la stalla, situata nello stesso cortile, proprio di fronte a casa sua, quindi scese dalla lunga scala a pioli e si lasciò ammanettare. Sul balcone sentivo piangere sua mamma, la signora Ginetta, che lo chiamava “Aldo, Aldo” e il papà Celeste che si disperava, e così il fratello Santino e sua moglie Anna. Nei giorni seguenti si seppe che con altri varedesi era stato imprigionato nel carcere di Monza. Io e anche i suoi parenti non lo rivedemmo mai più».
La deportazione nei lager
Dopo l’arresto Aldo fu trasferito dal presidio di Limbiate al Comando delle Ss di Monza, il 4 gennaio 1945 fu registrato presso il penitenziario di San Vittore e «consegnato dalla Polizia segreta militare per attività sovversive» con matricola 1135. Il 16 gennaio fu trasportato in autobus a Bolzano e poi nel lager di Mauthausen dove arrivò il 4 febbraio, gli fu assegnata la matricola 126045. Fu trasferito al sottocampo di Gusen dove fu assassinato l'11 aprile 1945.
Una morte straziante
«Negli ultimi giorni d'aprile vagava smarrito per il campo; non capiva più neppure gli ordini, secondo il giudizio di un kapò tardava troppo a morire, così il criminale, al cospetto di tutti sul piazzale, imprecando, lo ha annegato premendogli il capo in un bidone d'acqua».
Questa la straziante ricostruzione della sua morte crudele, descritta nel libro di Pappalettera, grazie al racconto di alcuni testimoni:
I discendenti raccontano
I genitori del partigiano varedese non seppero mai dell’atroce morte. Aldo Bergna (il nipote del partigiano) ha riportato un commovente aneddoto di quando era neonato:
«La nonna Ginetta rimase duramente segnata dalla morte del figlio e prima di morire diceva che voleva tenere ancora in braccio il suo Aldo. Dopo poche settimane è morta e ha tenuto in braccio il suo Aldo».
Durante questi mesi di ricerca in vista dell’incontro di questa mattina, la famiglia Bergna ha scoperto alcuni fatti finora non noti. Luisa ha appreso che la data di morte del padre Umberto coincide con quella dell’amico Aldo, l’11 aprile: «Due amici legati con questa data dal filo rosso di un destino che li univa».
Aldo Bergna si è detto dispiaciuto per non aver fatto ricerche negli anni addietro:
«Avrei voluto conoscere più a fondo lo zio Aldo dalle persone che lo hanno conosciuto e che avrebbero potuto raccontarmi di lui».
"Lasciatevi ispirare da questo ragazzo"
Prima di scoprire la pietra d’inciampo in piazza Della Pace, il sindaco Filippo Vergani ha fatto un invito agli studenti presenti:
«A voi ragazzi auguro di lasciarvi ispirare da questo ragazzo giovane e pieno di sogni, che ha creduto e lottato per un ideale, vi auguro di avere sogni ed ideali per i quali lottate. Non siate indifferenti alle ingiustizie piccole o grandi che vi capiterà di incontrare».
Le prossime pietre d'inciampo
Pietre d’inciampo che rappresentano un «simbolo per ricordare una vita alla sua comunità e alla sua famiglia, che spesso non ha una tomba su cui piangere» ha ricordato Vergani. Nei prossimi anni verranno posate in memoria di Cesare Barna, Luigi Triulzi e Natale Silva.